Maastricht: la legittimità della costruzione europea nel dibattito tedesco
Dal trattato di Maastricht in poi, l’Unione europea acquista inevitabilmente prerogative tipiche dello Stato moderno che, sebbene non si sostituiscano all’esercizio delle forme di potere classiche dello Stato sovrano, ne influenzano sicuramente l’andamento, aprendo una fase inedita sia per un’organizzazione internazionale che per la gestione del singolo potere statale.
L'entrata in vigore del Trattato sull'Unione europea ha indubbiamente incontrato diversi ostacoli, dopo la firma a Maastricht di tutti i 12 Stati membri il 7 febbraio 1992; la nota sentenza su Maastricht del 1993 ha il merito di mettere in luce proprio il difficile e controverso raffronto tra le Costituzioni nazionali, ciascuna simbolo dell’unità politica degli Stati moderni e i Trattati che fondano l’Unione europea, contraddistinti al contrario da un carattere particolarmente dinamico ed elastico, rappresentanti di un processo in continua evoluzione.
La sentenza non poteva non avere un’eco internazionale nei principali dibattiti europei, perché analizzando giuridicamente come un trattato influenzi direttamente il testo costituzionale di uno Stato membro, affronta direttamente temi che saranno all’ordine del giorno dopo l’entrata in vigore del trattato di Maastricht: che cosa sia l’Unione europea e come influisca sulla sovranità degli Stati membri, quali siano i suoi limiti e quali possono essere i suoi futuri sviluppi.
Il dibattito tedesco che si instaura intorno alla sentenza, inevitabilmente, coinvolge una dicotomia fondamentale nel modo d'intendere lo Stato e le sue componenti, che ha radici ben più profonde e che trova in Germania un terreno particolarmente fertile: si tratta della dicotomia che contrappone la tradizione olistica, da un lato, secondo cui il popolo nella sua totalità rappresenta un'entità superiore rispetto alla somma degli individui che lo compongono, all'individualismo dall'altro, per il quale l'insieme socio-politico altro non è che la somma ordinata dei singoli che lo costituiscono.
L'interpretazione delle categorie tradizionali dello Stato moderno sovranità – popolo- territorio diventa cruciale in considerazione dei possibili sviluppi dell'Unione europea. Per la Corte questi costituiscono gli elementi fondativi dello Stato moderno e la Costituzione risulta essere l’essenza di questa triade, il simbolo di un’unità che deve essere garantita nel rispetto della tutela dei diritti fondamentali dell’uomo, della separazione dei poteri e della legittimazione democratica. Riferendosi, quindi, ad un approccio olistico dello Stato, la Corte, in difesa di questo ordine costituzionale, pone dei limiti allo sviluppo politico europeo fino a quando le stesse condizioni non possano essere soddisfatte nell’ordinamento europeo.
In antitesi a questa posizione, le critiche maggiori alla sentenza s’incentrano sul presupposto che la Corte interpreta l’Unione politica europea attraverso una concezione tradizionale dello Stato moderno. La crisi dello stato moderno ha evidenziato, già dagli inizi del Novecento, l'esigenza di reinterpretare le forme classiche di potere attraverso la separazione dell'analisi della sovranità e della statualità e soprattutto del distacco del binomio cittadinanza/nazionalità.
L'Unione europea potrebbe rispondere, da questo punto di vista, alla crisi dello Stato nazione, rappresentando una struttura sovranazionale, che ha come suo fine il superamento della pretesa di appartenenza esclusiva avanzata dallo Stato nazionale, pur rispettando il profondo legame che lega i singoli alla loro nazione, per creare una rete di solidi rapporti economici, giuridici, politici e anche personali, che siano in grado di attraversare le frontiere delle appartenenze acquisite.
La peculiarità del contesto tedesco durante gli anni della divisione ha permesso, inoltre, che in Germania molti anni prima che negli altri Paesi europei, concetti quali nazione, popolo e cittadinanza fossero messi già in discussione. Per trent'anni inevitabilmente parlare d'identità e di nazione tedesca era diventato notevolmente problematico, non solo per un passato storico opprimente che rendeva inquietante il pensare ad una Nazione tedesca, ma soprattutto perché i due Stati vivevano due esperienze del dopoguerra diametralmente opposte
Partendo dall'analisi della sentenza su Maastricht della Corte costituzionale tedesca del 1993, questa trattazione ha inquadrato il dibattito creatosi intorno a questo testo giuridico, incentrato sul rapporto tra Stato membro e dimensione europea, per poi analizzare le problematiche sollevate, prima in riferimento al solo contesto tedesco e poi a quello europeo. Entrambi i contesti sono stati teatro del confronto tra due tesi antitetiche sul modo di interpretare attualmente lo Stato e le sue componenti: nel primo caso in relazione al processo di riunificazione di uno Stato diviso, nel secondo in relazione a quello dell'integrazione europea.
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Informazioni tesi
Autore: | Cristina Fato |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2001-02 |
Università: | Università degli Studi di Napoli "L'Orientale" |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze Internazionali e Diplomatiche |
Relatore: | Biagio De Giovanni |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 175 |
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