Integrazione sociale ed inserimento lavorativo del soggetto sordo
L’handicap della sordità non è visibile a prima vista, non lo si distingue come tale dagli altri handicap, tanto da suscitare incredulità, stupore o derisione taluna volte.
Eppure si tratta di un handicap molto grave perché esclude l'individuo che ne è portatore da una società che non vi presta alcuna attenzione.
L'esperienza del non udire i suoni, le parole, le voci e i canti, non solo è già tragica in sè, ma diventa insostenibile per il fatto che la società odierna è strutturata per le persone che odono e parlano bene.
In conseguenza, le rapide comunicazioni verbali e sonore di oggi relegano il non-udente in una nuova emarginazione nella quale il sordo resta solo con la sua menomazione invisibile, non suscitando nemmeno “pietà”, come avviene, talvolta, per altri portatori di handicap.
Lo scopo di questo lavoro è di guardare ai vari handicap, ed analizzare in modo più approfondito l’handicap sensoriale della sordità, sotto i vari aspetti:
- integrazione sociale, non solo avendo una visione contestualizzata all’Italia ma anche ad altri Paesi Europei (Svezia e Germania);
- inserimento lavorativo, anch’esso, non solo avendo una visione contestualizzata all’Italia ma anche ad altri Paesi Europei (Svezia e Germania); ed analizzandolo anche, da un punto di vista sia formativo che legislativo.
A tal proposito non si può dimenticare che, la società richiede a tutti i suoi componenti collaborazione e partecipazione attiva, per una migliore integrazione sociale in cui sono coinvolte anche le persone sorde.
A loro, più che ad altri, l’integrazione costerà sforzi e tentativi ripetuti di “normalizzazione”, portandoli a vivere l'esperienza di handicap, con un'aspettativa di efficienza superiore alle loro abilità, che, potrebbe essere considerata necessaria per conseguire gli obiettivi di una completa integrazione.
Non si tratterebbe, pertanto, di “rifiutare l'handicap” e facilitare l'integrazione delle persone sorde abbassando il livello di aspettativa nei loro confronti, ma significherebbe evitare che queste persone vengano trattate come se fossero inabili o più disabili di quanto effettivamente siano.
Infatti il sordo è un soggetto che deve essere aiutato, riabilitato dove è possibile, accettato nel mondo del lavoro, ma soprattutto deve essere in tutte queste situazioni Soggetto e non Oggetto, solo così sarà protagonista del suo handicap.
Infine, per analizzare l’integrazione del sordo, guardando ad ampio raggio non restringendola solo alla situazione italiana, ho preferito attuare il confronto tra quest’ultima e le situazioni in Svezia ed in Germania.
In Germania si è attuata una vera e propria integrazione sia sociale che lavorativa, tale da far convivere sordi ed udenti con il supporto di tecnologie altamente avanzate. Mentre in Svezia si è costituito un apposito gruppo di consiglieri per l’orientamento al lavoro dei non udenti nell’Ente Nazionale Svedese per il Mercato del Lavoro che, offre lo stesso servizio ai sordi come agli udenti attraverso l'Ufficio di Collocamento e l'Istituto Nazionale per il Mercato del Lavoro.
Alla luce di questo confronto si può descrivere la situazione italiana, che è pressoché disorganizzata in campo sia sociale che lavorativo; infatti nel momento in cui, per esempio, un soggetto sordo voglia frequentare un corso di formazione professionale, regionale, diventa molto difficile, reperire sussidi, strumenti ed interpreti, che dovrebbero essere alla base della preparazione del suddetto.
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Informazioni tesi
Autore: | Annarita Loconsole |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2000-01 |
Università: | Università degli Studi di Bari |
Facoltà: | Scienze della Formazione |
Corso: | Scienze dell'Educazione |
Relatore: | Maria Luigia Urbano |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 176 |
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