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Dalla ripartizione alla capitalizzazione: quali insegnamenti per l'Italia dalla riforma previdenziale cilena del 1981?

Da molti anni a questa parte si è aperto, e continua tutt'oggi, un acceso dibattito sui sistemi previdenziali, sulla loro struttura e sulla loro adattabilità al Paese cui si fa riferimento. Le proposte di riforma dei sistemi pensionistici sono certamente questione di interesse delle generazioni in pensione, in quanto esse ricevono dal sistema il reddito necessario al sostenimento e al consumo nel periodo di vecchiaia. Ma le generazioni in pensione non sono di certo le uniche interessate alle riforme dei sistemi pensionistici: le generazioni attive, ovvero i cittadini che esercitano la loro attività lavorativa nel periodo cui ci si riferisce, trovano anch'esse interesse nel sistema previdenziale in quanto ricevono da quest'ultimo, in cambio del pagamento di contributi, promesse per il periodo in cui cesseranno la loro attività lavorativa, lasciando il posto alla "nuova" generazione attiva, ossia la generazione futura del periodo di riferimento della presente analisi, la quale osserva attentamente il comportamento delle istituzioni circa le riforme pensionistiche in quanto su di essa gravano i benefici pensionistici elargiti alle generazioni precedenti dai governi.
La nascita dei sistemi pensionistici risale alla fine dell'Ottocento e va sicuramente ricondotta al cancelliere tedesco Otto von Bismarck (1889), il quale rivolse le prime pensioni agli operai industriali, proteggendo, così, tramite un'assicurazione sociale obbligatoria, i lavoratori più esposti al rischio nell'età della vecchiaia, definendo il cosiddetto "modello bismarckiano": un modello il cui fine è mantenere il tenore di vita dei lavoratori nell'età anziana, grazie ai contributi versati nell'età attiva ed elargendo loro prestazioni collegate al reddito. Questo modello copre i lavoratori, e non tutti i cittadini: è, dunque, di tipo occupazionale, frammentandosi e diversificandosi, nelle successive evoluzioni ed espansioni, a seconda delle diverse categorie di lavoratori assicuratisi. Il modello appena descritto ebbe molto successo sviluppandosi nell'Europa continentale e mediterranea, espandendosi in Austria, Paesi bassi, Francia, Spagna, Italia (in cui, con il d.lgs n.603 del 1919, venne istituita una tutela obbligatoria dell'invalidità e della vecchiaia per i lavoratori dipendenti afferenti al settore privato), Belgio, Grecia e Portogallo. Focalizzando l'attenzione sul caso italiano, si registra che nei primi anni successivi all'intervento legislativo gli assicurati aumentano a 10 milioni, partendo da 650.000.
L'analisi condotta nel seguente elaborato verterà dapprima sul dibattito circa la riforma dei sistemi previdenziali, entrando nel dettaglio dei differenti sistemi pensionistici, mettendo in evidenza le diverse modalità di finanziamento degli stessi sinergicamente ai differenti metodi di computo, in modo tale da evidenziarne i rendimenti, nonché i rischi. In particolare, si individuerà il contesto storico-sociale all'interno del quale è nato il sistema a ripartizione e quali sono state le "cause" della sua nascita, così come si definirà l'origine dei problemi incorsi in seguito alla sua adozione. Seguirà l'analisi dell'evoluzione demografica che ha caratterizzato la popolazione mondiale negli ultimi anni e la conseguente crisi dei sistemi pensionistici, la quale ha trovato nel rapporto della Banca mondiale del 1994 un tentativo di attenuazione.
Successivamente, nella seconda parte, si tratterà in maniera approfondita del sistema pensionistico italiano, delle sue caratteristiche e delle numerose riforme avvenute nel corso della storia, arrivando ad analizzare la situazione attuale e le prospettive future del sistema. Si delineerà, dunque, l'Italia come esempio di sistema a ripartizione, comparandola, nell'ultima parte dell'elaborato, all'esempio per eccellenza di sistema a capitalizzazione, il Cile, facendo risaltare i benefici che tale tipo di sistema ha portato alla popolazione locale e l'esempio che una riforma di così vasta portata ha dato ai Paesi vicini e non solo.

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9 INTRODUZIONE Da molti anni a questa parte si è aperto, e continua tutt’oggi, un acceso dibattito sui sistemi previdenziali, sulla loro struttura e sulla loro adattabilità al Paese cui si fa riferimento. Le proposte di riforma dei sistemi pensionistici sono certamente questione di interesse delle generazioni in pensione, in quanto esse ricevono dal sistema il reddito necessario al sostenimento e al consumo nel periodo di vecchiaia. Ma le generazioni in pensione non sono di certo le uniche interessate alle riforme dei sistemi pensionistici: le generazioni attive, ovvero i cittadini che esercitano la loro attività lavorativa nel periodo cui ci si riferisce, trovano anch’esse interesse nel sistema previdenziale in quanto ricevono da quest’ultimo, in cambio del pagamento di contributi, promesse per il periodo in cui cesseranno la loro attività lavorativa, lasciando il posto alla “nuova” generazione attiva, ossia la generazione futura del periodo di riferimento della presente analisi, la quale osserva attentamente il comportamento delle istituzioni circa le riforme pensionistiche in quanto su di essa gravano i benefici pensionistici elargiti alle generazioni precedenti dai governi. La nascita dei sistemi pensionistici risale alla fine dell’Ottocento e va sicuramente ricondotta al cancelliere tedesco Otto von Bismarck (1889), il quale rivolse le prime pensioni agli operai industriali, proteggendo, così, tramite un’assicurazione sociale obbligatoria, i lavoratori più esposti al rischio nell’età della vecchiaia, definendo il cosiddetto “modello bismarckiano”: un modello il cui fine è mantenere il tenore di vita dei lavoratori nell’età anziana, grazie ai contributi versati nell’età attiva ed elargendo loro prestazioni collegate al reddito. Questo modello copre i lavoratori, e non tutti i cittadini: è, dunque, di tipo occupazionale, frammentandosi e diversificandosi, nelle successive evoluzioni ed espansioni, a seconda delle diverse categorie di lavoratori assicuratisi. Il modello appena descritto ebbe molto successo sviluppandosi nell’Europa continentale e mediterranea, espandendosi in Austria, Paesi bassi,

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Informazioni tesi

  Autore: Giuseppe Salsano
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2020-21
  Università: Università degli studi di Napoli "Parthenope"
  Facoltà: Economia
  Corso: Economia e Commercio
  Relatore: Mariangela Bonasia
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 101

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Parole chiave

capitalizzazione
afp
pensioni
sistema previdenziale
cile
ripartizione
fondo pensione
riforme pensionistiche
contributivo
retributivo

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