L’involucro avverso: la pelle come luogo privilegiato per la somatizzazione del conflitto psichico
Il presente elaborato ha come oggetto di studio il rapporto tra la mente e l’involucro più esterno che la contiene: la pelle. L’obiettivo è esaminare e descrivere il modo in cui le forme di disagio interiore trovino la loro manifestazione sulla superficie del nostro corpo.
Il legame tra mente e pelle si crea, infatti, sin dalle primissime fasi dello sviluppo embrionale e prosegue la sua corroborazione attraverso gli scambi tattili affettuosi tra la madre ed il bambino, a partire dalle fasi più precoci dello sviluppo evolutivo. In virtù di questo legame, è possibile concepire la pelle come l’involucro del nostro organismo, che assolve la duplice funzione di barriera rispetto agli agenti chimici e fisici e di interfaccia nei processi relazionali e sociali con il mondo esterno.
La volontà di rivolgere uno sguardo particolare ai disturbi psico-dermatologici rispetto al più ampio ventaglio di disturbi appartenenti alla sfera psicosomatica, è dovuta principalmente alla personale, seppur indiretta, familiarità con il mondo della dermatologia. Dall’infanzia, infatti, ho avuto la possibilità di imbattermi in una molteplicità di manuali dermatologici, la cui iconografia spesso e volentieri riportava patologie cutanee che allora mi limitavo a considerare impressionanti e scabrose ma che, allo stesso tempo, suscitavano il mio interesse.
Il percorso di studi in psicologia ha accresciuto in me il desiderio e la curiosità di voler comprendere quali fossero gli stati d’animo ed i fattori psicologici dei pazienti dei quali avevo osservato le immagini da bambina. Inoltre, il presente elaborato vuole rispondere ai seguenti interrogativi: qual è il riconoscimento medico e scientifico che si attribuisce ai fattori psicologici nell’eziologia e nell’esacerbazione di alcune malattie cutanee? In che misura il mondo interiore del paziente viene effettivamente preso in considerazione dal medico?
Nel primo capitolo saranno trattati i principali disturbi dermatologici correlati al disagio psichico a partire dalla classificazione proposta da Koo & Lee (2003). In particolare, si parlerà di come la pelle costituisca una tela sulla quale il nostro Io più profondo manifesti le sue emozioni e del modo in cui le malattie dermatologiche incidano sulla qualità di vita dei pazienti. Saranno descritti i disturbi cutanei sensoriali come il prurito psicogeno e più in particolare la sua forma sine materia, i disturbi psicofisiologici in cui gli eventi emotivi e stressogeni concorrono all’esordio e/o al mantenimento della malattia ed i disturbi in cui la condizione dermatologica produce un forte rebound psicologico in grado di compromettere sensibilmente i rapporti sociali del paziente.
Nel secondo capitolo la pelle è descritta come involucro sofferente, che mostra attraverso segni superficiali i disagi interiori più profondi. Si parlerà del rapporto madre-figlio e della deprivazione tattile durante l’infanzia come elemento incisivo nell’insorgenza delle condotte autolesive di comportamento. Sarà inoltre esaminata un’ultima classe di disturbi, in cui i problemi a carico della pelle insorgono a causa del disturbo mentale preesistente. In proposito, si darà particolare attenzione al Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC) come causa di comportamenti ripetitivi focalizzati sul corpo (Body Focused Repetitive Disorders) quali tricotillomania e il disturbo da escoriazione compulsiva. Infine, rimanendo nell’ambito delle dermatosi artefatte, verrà descritta la differenza tra il disturbo fittizio (o Sindrome di Munchausen) e le patomimie, sottolineando come, ancora una volta, il disturbo mentale abbia un ruolo prioritario nell’espressione della malattia sul corpo e come la pelle costituisca spesso e volentieri il luogo preferenziale per la somatizzazione del conflitto psichico.
Nel terzo ed ultimo capitolo, l’attenzione è posta sul rapporto medico-paziente e sull’importanza della comunicazione empatica per garantire la compliance terapeutica. Saranno descritti i benefici ottenuti dalla convocazione della psicologia nei contesti della salute, che ha permesso il superamento del tradizionale modello biomedico attraverso l’introduzione del modello biopsicosociale di Engel (1977), incentrato su una concezione della malattia come risultato della compartecipazione di fattori biologici, psicologici e sociali. Sarà descritta infine l’importanza della riumanizzazione del rapporto medico-paziente attraverso l’impiego di uno stile espressivo-comunicativo empatico da parte del medico (Ley, 1979), sia dell’attenzione al mondo interiore del malato e di come, l’insieme di questi elementi, debba essere considerato requisito essenziale nell’arte medica.
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Informazioni tesi
Autore: | Marta Sechi |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2019-20 |
Università: | Università degli Studi Niccolò Cusano - Telematica Roma |
Facoltà: | Psicologia |
Corso: | Scienze psicologiche |
Relatore: | Claudia Prestano |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 66 |
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