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INTRODUZIONE
Il presente elaborato ha come oggetto di studio il
rapporto tra la mente e l’involucro più esterno che la contiene:
la pelle. L’obiettivo è esaminare e descrivere il modo in cui le
forme di disagio interiore trovano la loro manifestazione sulla
superficie del nostro corpo.
Il legame tra mente e pelle si crea, infatti, sin dalle
primissime fasi dello sviluppo embrionale e prosegue la sua
corroborazione attraverso gli scambi tattili affettuosi tra la
madre ed il bambino, a partire dalle fasi più precoci dello
sviluppo evolutivo. In virtù di questo legame, è possibile
concepire la pelle come l’involucro del nostro organismo, che
assolve la duplice funzione di barriera rispetto agli agenti
chimici e fisici e di interfaccia nei processi relazionali e sociali
con il mondo esterno (Anzieu; 1985).
La volontà di rivolgere uno sguardo particolare ai
disturbi psico-dermatologici rispetto al più ampio ventaglio di
disturbi appartenenti alla sfera psicosomatica, è dovuta
principalmente alla personale, seppur indiretta, familiarità con
il mondo della dermatologia. Dall’infanzia, infatti, ho avuto la
possibilità di imbattermi in una molteplicità di manuali
dermatologici, la cui iconografia spesso e volentieri riportava
patologie cutanee che allora mi limitavo a considerare
impressionanti e scabrose ma che, allo stesso tempo,
suscitavano il mio interesse.
Il percorso di studi in psicologia ha accresciuto in me il
desiderio e la curiosità di voler comprendere quali fossero gli
stati d’animo ed i fattori psicologici dei pazienti dei quali avevo
osservato le immagini da bambina. Inoltre, il presente
elaborato vuole rispondere ai seguenti interrogativi: qual è il
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riconoscimento medico e scientifico che si attribuisce ai fattori
psicologici nell’eziologia e nell’esacerbazione di alcune
malattie cutanee? In che misura il mondo interiore del
paziente viene effettivamente preso in considerazione dal
medico?
Nel primo capitolo saranno trattati i principali disturbi
dermatologici correlati al disagio psichico a partire dalla
classificazione proposta da Koo & Lee (2003). In particolare,
si parlerà di come la pelle costituisca una tela sulla quale il
nostro Io più profondo manifesta le sue emozioni e del modo
in cui le malattie dermatologiche incidano sulla qualità di vita
dei pazienti. Saranno descritti i disturbi cutanei sensoriali
come il prurito psicogeno e più in particolare la sua forma sine
materia, i disturbi psicofisiologici in cui gli eventi emotivi e
stressogeni concorrono all’esordio e/o al mantenimento della
malattia ed i disturbi in cui la condizione dermatologica
produce un forte rebound psicologico in grado di
compromettere sensibilmente i rapporti sociali del paziente.
Nel secondo capitolo la pelle è descritta come involucro
sofferente, che mostra attraverso segni superficiali i disagi
interiori più profondi. Si parlerà del rapporto madre-figlio e
della deprivazione tattile durante l’infanzia come elemento
incisivo nell’insorgenza delle condotte autolesive di
comportamento. Sarà inoltre esaminata un’ultima classe di
disturbi, in cui i problemi a carico della pelle insorgono a
causa del disturbo mentale. In proposito, si darà particolare
attenzione al Disturbo Ossessivo Compulsivo (DOC) come
causa di comportamenti ripetitivi focalizzati sul corpo (Body
Focused Repetitive Disorders) quali tricotillomania e il disturbo
da escoriazione compulsiva. Infine, rimanendo nell’ambito
delle dermatosi artefatte, verrà descritta la differenza tra il
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disturbo fittizio (o Sindrome di Munchausen) e le patomimie,
sottolineando come, ancora una volta, il disturbo mentale
abbia un ruolo prioritario nell’espressione della malattia sul
corpo e come la pelle costituisca spesso e volentieri il luogo
preferenziale per la somatizzazione del conflitto psichico.
Nel terzo ed ultimo capitolo, l’attenzione è posta sul
rapporto medico-paziente e sull’importanza della
comunicazione empatica per garantire la compliance
terapeutica. Saranno descritti i benefici ottenuti dalla
convocazione della psicologia nei contesti della salute, che ha
permesso il superamento del tradizionale modello biomedico
attraverso l’introduzione del modello biopsicosociale di Engel
(1977), incentrato su una concezione della malattia come
risultato della compartecipazione di fattori biologici, psicologici
e sociali. Sarà descritta infine l’importanza della
riumanizzazione del rapporto medico-paziente attraverso
l’impiego di uno stile espressivo-comunicativo empatico da
parte del medico (Ley, 1979), sia dell’attenzione al mondo
interiore del malato e di come, l’insieme di questi elementi,
debba essere considerato requisito essenziale nell’arte
medica.
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Capitolo I. Una classificazione dei principali disturbi
psicodermatologici
1. 1 La pelle psicologica
L’orientamento di qualsiasi progetto terapeutico nel
paziente dermatologico dovrebbe considerare non soltanto la
malattia in senso biologico, ma anche il disagio psicologico e
sociale che può derivarne o esserne causa.
Le possibilità di definire una terapia efficace potrebbero
difatti aumentare sensibilmente qualora il plateau minimo di
conoscenza di qualunque medico dermatologo riuscisse a
riconoscere l’influenza di fattori emotivi nella genesi, nel
mantenimento e nell’esacerbazione delle malattie cutanee.
Il luminare Emiliano Panconesi
1
, impegnatosi per anni
nelle indagini sui rapporti fra pelle e psiche, affermava che il
clinico dermatologo abbia il dovere di seguire un approccio
psicosomatico che tenga conto delle interessanti coincidenze
tra situazioni emozionali e l’insorgenza o l’aggravamento delle
malattie cutanee.
In effetti il legame tra sistema somatico e psichico
possiede un valore intrinseco ineluttabile a partire dalle
considerazioni circa la loro comune genesi embriologica: pelle
e sistema nervosono originano entrambi dall’ectoderma
2
.
L’insieme di dati fisiologici noti sulla complessità
1
Emiliano Panconesi (1923-2014) viene considerato tra i padri fondatori di
fama internazionale della psicodermatologia; presidente onorario dell’European
Society of Dermatology, ha dedicato la sua carriera allo studio sull’indissolubilità
del rapporto tra corpo e mente, assegnando alla pelle il ruolo di principale psico-
organo esistente.
2
L’ectoderma è il più esterno dei tre principali “foglietti” germinali
dell’embrione insieme al mesoderma ed all’endoderma. Nel corso delle prime
settimane di sviluppo, nella superficie esterna del disco embrionale si forma un
canale longitudinale chiamato tubo neurale, dal quale origineranno il sistema
nervoso centrale ed il rivestimento cutaneo.
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anatomica e funzionale della pelle rivelano come essa
precorra la complessità dell’Io sul piano psichico:
istologicamente articolata in epidermide, derma e ipoderma
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assolve a funzioni biologiche, adattive e difensive quali attività
metaboliche, sensoriali e di termoregolazione del corpo,
suggerendoci con chiarezza le sue corrispettive funzioni
psicologiche tra cui la comunicazione e determinazione dei
confini identitari.
La pelle è l’organo più eloquente di tutti:
completamente esposto all’ambiente esterno, si costituisce
come l’elemento di confine tra l’Io ed il mondo circostante
svolgendo un ruolo di primo piano in ambito relazionale.
Basti pensare a semplici emozioni come paura, disagio
o ansia che si manifestano sulla cute con pallore, rossore o
prurito; in particolare sul piano estetico, una pelle curata e di
bell’aspetto viene spesso associata ad uno stato di buona
salute e si qualifica come un mezzo facilitante per le relazioni
interpersonali. Perfino nella comunicazione sessuale la pelle
rappresenta un simbolo nello scambio relativo a sensazioni
tattili e olfattive, permettendo il compimento soddisfacente
dell’atto sessuale
4
.
Verosimilmente dunque, anche i conflitti o i disagi
interiori possono trovare un’esibizione simbolica a livello
cutaneo attraverso diverse affezioni dermatologiche cutanee
in grado di alterare l’aspetto di una persona, generando negli
altri repulsione e talora timore di contagio e riducendo di molto
3
La pelle caratterizza circa il 20% del peso totale di un uomo adulto, ha uno
spessore di circa mezzo millimetro ed è costituita da tre strati: l'Epidermide che
costituisce lo strato epiteliale più superficiale; il Derma, composto da tessuto
connettivo che rappresenta lo strato intermedio; l’Ipoderma, chiamato anche
pannicolo adiposo, che costituisce lo strato più profondo.
4
E. ORLANDELLI, A. GARCOVICH, M.A. SATTA, Malattie cutanee e psicogenesi,
Società Editrice Universo, Roma, 2002, p 5-6
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la qualità delle relazioni sociali per i soggetti che le
presentano.
Questa complessa rete di connessioni suggestive tra
superficie del corpo e gli aspetti più profondi della psiche
viene indagata e sviluppata da una disciplina eclettica
abbastanza recente, nota come dermatologia psicosomatica o
psicodermatologia. L’excursus storico vede la disciplina
dapprima orientata ad un approccio volto all’individuazione di
aspetti psicopatologici della diade mente-pelle nel rispetto del
modello biomedico,
5
con il quale la considerazione dello stato
di malattia si esauriva come deviazione rispetto alla norma
biologica. Tale approccio venne rivoluzionato con
l’introduzione del modello biopsicosociale a partire dal 1977,
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grazie al quale è stato possibile considerare il risultato della
malattia come prodotto di fattori biologici e psicologici molteplici
quali le configurazioni della personalità, lo stile di vita dei
pazienti e le strategie di coping.
Al fine di chiarire la relazione tra mente e pelle, nel corso degli
anni si sono succedute e sviluppate diverse proposte mirate
alla classificazione dei diversi disturbi dermatologici che
potrebbero essere la manifestazione di un disagio psicologico.
Ad oggi sfortunatamente non vi è un accordo univoco circa la
nosografia dei disturbi, ma tra le più conosciute e
maggiormente impiegate è doveroso riportare la proposta di
Koo & Lee (2003)
7
, articolata come segue:
5
K. FRANÇA, A. CHACON, J. LEDON ET.AL, A Trip Through History, Sett, 2013, doi:
10.1590/abd1806-4841.20132059 (Visitato il 07/05/2020).
6
Il modello biopsicosociale fu proposto per la prima volta da George Libman En-
gel e Jon Romano della Rochester University nel 1977. Contrariamente all'approccio
biomedico, Engel promosse una concezione multidimensionale ed olistica della
salute.
7
K. H. BASAVARAJ, M. A NAVYA, R. RASHMI, Relevance of Psychiatry in Dermatology:
Present Concepts, Sett-2010, doi: 10.4103/0019-5545.70992 (Visitato il 07/05/2020).