Ancora su Verga: il caso di ''Storia di una capinera'' da Romanzo a Sceneggiatura
Il modo di comporre di Giovanni Verga, il suo modo di descrivere, di parlare dei personaggi e di dare loro la voce attraverso un determinato tipo di linguaggio è ciò che caratterizzò tutta la sua produzione, dalle novelle, ai romanzi, ai drammi fino ad arrivare al cinema. L’Analisi che legò Verga a questo mezzo innovativo, per l’epoca, non può prescindere dallo studio del periodo storico, politico e letterario in cui lo scrittore visse e si formò. Giovanni Verga è stato uno dei più grandi narratori dell‘Ottocento poiché, attraverso il suo modo di concepire la narrazione in maniera impersonale, diede origine al romanzo moderno.
L‘attenzione per gli aspetti economici, oltre al successo di pubblico, erano centrali nella mente dell‘autore che, infine, sposò alcune delle tesi del Naturalismo di Zola e contribuì, a partire dalla fine degli anni ‘70 dell‘Ottocento, insieme all‘amico e conterraneo Capuana, alla creazione una categoria storico-letteraria inedita, il Verismo.
Con l‘indiretto libero egli adottava il punto di vista del personaggio, ma in terza persona e senza interrompere il testo con un verbo dichiarativo, fondendo il discorso del personaggio con quello della voce narrante, che è posta allo stesso livello dei protagonisti.
In questa tesi, oltre ad aver compiuto un excursus sulla vita e l‘opera di Giovanni Verga, ci si è ampiamente soffermati sulla nascita del cinema, sui suoi primi anni di sviluppo in Italia, sulla nascita dell‘industria cinematografica e le prime case produttive, anni in cui visse e operò anche Verga come autore di film muti. La sua straordinaria capacità di sperimentare, di compiere continue ricerche nel campo della narrazione, sia essa letteraria, teatrale o filmica, lo portarono a prendere piena consapevolezza della diversità linguistica ed espressiva dei diversi mezzi, e ad adottare, di conseguenza, differenti scelte testuali e tecniche, realizzabili solo sul grande schermo. Data la sua esperienza a teatro, egli cercò di adattare i testi dei suoi drammi teatrali, modificandoli per il cinematografo; Verga, infatti, pur lavorando alle sceneggiature del cinema muto, si dedicò alla stesura di riduzioni ricche di spunti, atti a sfruttare le potenzialità del nuovo mezzo, anche attraverso la cura estrema per lo scenario e le inquadrature. Lo fece anche per Storia di una Capinera, romanzo scritto nel 1869, durante il suo soggiorno a Firenze e reso famoso grazie alla pubblicazione prima su rivista (1870), poi grazie alle edizioni Lampugnani (1871) e Treves (1873). Per scrivere il romanzo egli si documentò molto sul tema della monacazione forzata, molto discusso all‘epoca e si basò anche su un‘esperienza personale. Verga strutturò la narrazione adottando già, seppure in una forma più tradizionale, la tecnica dell‘eclissarsi dell‘autore, che in quanto autore implicito compare solo nella pagina iniziale e che poi lascia spazio alla voce di Maria, la protagonista, che racconta lei stessa in prima persona la scoperta dell‘amore, e la costrizione a rinunciarvi per una volontà sociale che la vuole monaca dentro a un convento. Verga, dato il successo dell‘opera, nel 1894 provò a farne un canovaccio teatrale, ma vi rinunciò dopo tre tentativi anche se, dall‘ultimo di essi, Cenerentola, prese successivamente spunto per la riduzione cinematografica del 1916.
Nei tre testi, romanzo, dramma e sceneggiatura, compaiono molti tratti linguistici comuni, analizzati nei primi paragrafi del quarto capitolo di questa tesi, ma fondamentali appaiono le scelte di Verga per la trasposizione filmica, ovvero l‘eliminazione dei temi legati all‘epidemia di colera e alla malattia della protagonista e il puntare l‘attenzione sull‘idillio tra i due innamorati. Egli poi, decise di chiudere l‘opera non con la morte di Maria ma con la scena della presa dei voti.
Fin dal primo film tratto dalla Capinera, ad opera di Sterni e con Verga ancora in vita, la sceneggiatura del 1916 non fu rispettata; così accadde anche nel successivo film di Righelli del 1945, come si può evincere dall’analisi del testo verghiano posto a confronto con le critiche dei due film, poiché solo quelle sono rimaste come testimonianza della loro esistenza e non le pellicole, andate perdute. Zeffirelli, nel 1994, provò a onorare le volontà dell‘autore siciliano, accostandosi tanto al romanzo quanto alla sceneggiatura sebbene anche nel regista toscano siano presenti rilevanti innovazioni, evidenziate nel sesto paragrafo del quarto capitolo.
Durante gli anni del neorelismo furono riscoperti i suoi capolavori veristi come i Malavoglia, portato sul grande schermo da Luchino Visconti con la Terra trema, girato ad Acitrezza, in quel paese bagnato dal mare, in provincia di Catania, in cui Verga aveva ambientato le vicende della famiglia di pescatori che inaugurò il Ciclo dei Vinti, anche se il progetto non fu mai completato.
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Informazioni tesi
Autore: | Daniela Fleres |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2018-19 |
Università: | Università Telematica "E-Campus" |
Facoltà: | Lettere |
Corso: | Lettere moderne |
Relatore: | Lucia Bertolini |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 170 |
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