Il Friuli Venezia Giulia e l’attuazione della normativa dell’UE in tema di accoglienza ed integrazione dei migranti, alla luce della ripartizione delle competenze tra Stato e Regioni
In questo contesto si è ritenuto interessante indagare come si è comportata la Regione Friuli Venezia Giulia (FVG), nell’esercizio delle proprie competenze e della propria autonomia, nei confronti delle persone migranti presenti, a vario titolo, sul territorio regionale.
Se è vero che le migrazioni esistono da sempre nella storia dell’umanità, per l’attitudine delle popolazioni a spostarsi sul territorio per motivi economici, politici, affettivi, culturali e ambientali, è anche vero che, con l’avvento della globalizzazione, il fenomeno della migrazione internazionale ha assunto delle dimensioni ingenti, rispetto al passato, proprio perché i flussi migratori si sono sviluppati all’interno di un contesto nuovo, quello globalizzato, dove lo spostamento delle persone da un Paese all’altro è stato agevolato da una serie di condizioni che hanno permesso il graduale abbattimento delle barriere, di ordine politico ed economico, alla mobilità delle persone. Sulla base dei dati esistenti sono 244 milioni le persone immigrate nel mondo. Fra queste, però, sono almeno 65 milioni le persone che hanno dovuto abbandonare la patria contro la propria volontà. Queste cifre senza precedenti hanno posto il fenomeno della mobilità delle persone e il tema della governance dell’immigrazione al centro dell’interesse delle istituzioni e dell’attenzione dell’opinione pubblica.
Il contributo che può offrire un’immigrazione regolata è inestimabile, perché è in grado di creare occasioni di sviluppo e di benessere per tutti i Paesi coinvolti, sia che si tratti di Paesi di provenienza sia che si tratti di Paesi di destinazione, dato che ne moltiplica le risorse economiche, sociali e culturali. Viceversa, un’immigrazione irregolare, spesso di origine forzata, può affliggere negativamente sia i Paesi riceventi, che in via cautelativa si sentiranno costretti a limitare gli ingressi, a rafforzare il controllo delle frontiere e a respingere i migranti irregolari, sia i Paesi di provenienza, che non potranno più godere delle rimesse economiche e delle conoscenze apprese all’estero per la crescita e lo sviluppo del proprio potenziale.
Poichè in Europa sono giunte, nel solo 2015, più di 2,4 milioni di persone in cerca di maggior sicurezza e migliori condizioni di vita, il dibattito interno non verte più sulla necessità o meno di regolare la mobilità delle persone in modo coordinato fra Stati membri, perché questa ormai è appurata, bensì sulla determinazione di un livello ottimale di regolazione, che, come tale, renda possibile una gestione efficiente dei flussi migratori, dal punto di vista operativo, e garantisca una tutela effettiva dei diritti umani delle persone immigrate in Europa.
Come si avrà modo di vedere in questa tesi, è previsto che le politiche di immigrazione degli Stati membri convergano tutte all’interno di un’unica cornice giuridica e politica, quella dell’UE, che, a partire dal Trattato di Amsterdam, si è occupata di disciplinare, nel rispetto degli obblighi internazionali e dei diritti umani, tutti gli aspetti legati all’ammissione e al soggiorno dei cittadini degli Stati terzi sul territorio europeo, incluso quello dell’accoglienza delle persone richiedenti asilo.
Gli Stati membri dell’UE sono, inoltre, vincolati al rispetto della Convenzione di Ginevra del 1951 che, avendo istituito un sistema di protezione internazionale per le persone rifugiate, li impegna nella protezione dei richiedenti asilo, vietandone il respingimento. Ma l’accoglienza concreta e l’inclusione sociale dei richiedenti protezione internazionale, assieme all’ammissione dei migranti economici e alla loro integrazione nella società, restano, per ora, materia di decisioni politiche e discrezionali nell’ambito dell’esercizio della sovranità di ciascun Stato membro.
Ne consegue che il panorama normativo in materia di immigrazione è molto ampio e necessita, in via preliminare, di essere ricondotto alla ripartizione delle competenze fra i diversi livelli di governo sui quali è strutturato il sistema di gestione dell’immigrazione in Europa.
I differenti livelli di governo si trovano a dover necessariamente interagire affinché sia possibile integrare compiutamente la disciplina dell’immigrazione in Europa. L’UE condivide la competenza in materia di immigrazione con gli Stati membri, ma si occupa di disciplinare solo il quadro generale delle garanzie sostanziali e procedurali a tutela dei cittadini di Paesi terzi, andando ad armonizzare e a coordinare gli interventi nazionali in materia, mentre la disciplina di dettaglio è rimessa all’attuazione dei legislatori nazionali che conservano un ampio margine di discrezionalità in materia.
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Informazioni tesi
Autore: | Daiana Puller |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2017-18 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Alberta Fabbricotti |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 285 |
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