La nascita del regime parlamentare in Francia
Per tracciare una storia sul’evoluzione e affermazione del regime parlamentare francese occorrerà partire da lontano e chiarire fin da subito la differenze tra Parlamento e Stati Generali per non incorrere nel facile errore di ritenere il primo dei due come antesignano del Parlamento in senso moderno. Il Parlement non era un’ assemblea rappresentativa come il termine lascerebbe intendere, bensì un’istituzione giudiziaria nata nel medioevo: la sua funzione più importante consisteva nella registrazione delle ordinanze regie che inizialmente avveniva in maniera automatica, senza alcun controllo sul contenuto della legge, solo per soddisfare la finalità di pubblicità della norma. Con la prassi si affermò un controllo preventivo di merito sulle ordinanze regie, per accertare che non fossero in contrasto con la legge. Ciononostante eventuali rimostranze cadevano nel vuoto in quanto al re era consentito di intimare al parlamento di procedere ugualmente alla registrazione tramite la “lit de justice”.
Furono invece gli Stati Generali a svolgere quel ruolo politico-rappresentativo volto a limitare il potere regio, svolgendo funzioni meramente consultive sulle questioni più importanti del regno( imposizioni di nuove tasse; politica estera e dinastica) allo scopo di assicurare alla Corona il maggior consenso su queste scelte. Convocati solo 21 volte in più di 400 anni di storia, a discrezione del re, gli Stati Generali subiscono un duro colpo col rafforzarsi dell’assolutismo regio, tanto che l’ultima convocazione si ebbe nel 1614 per poi riunirsi nel 1789 all’alba della Rivoluzione. E’ proprio in questo frangente che gli Stati Generali, autoproclamatasi Assemblea Nazionale Costituente, si trasformarono in una vera Assemblea Rappresentativa di tutta la Nazione grazie all’acquisizione della consapevolezza da parte dei propri membri di far parte di un consesso nuovo capace di agire in nome e per conto della Nazione e responsabile di fronte ad essa(abolizione del mandato imperativo). La nascita della monarchia costituzionale pura avrà però vita breve. Fu invece la Restaurazione a gettare le basi per la nascita di un regime parlamentare propriamente detto, nonostante la storiografia abbia sempre mostrato scarso interesse per questo periodo storico. Il primo passaggio fu la Charte del 1814, che apriva ad un costituzionalismo moderato, nella forma della carta octroyee, ossia concessa per magnanimità del re, in cui quest’ultimo godeva di una posizione predominante. Ma soprattutto fu il governo Napoleonico dei Cento Giorni, breve parentesi tra la 1° e 2° Restaurazione, a rendersi protagonista di un ulteriore sviluppo del parlamentarismo, per mezzo dell’Atto Addizionale, alla cui stesura partecipò il liberale Costant. L’Atto si dimostrò molto più garantista e avanzato rispetto alla Charte, che aumentava, sull’esempio inglese, i poteri e l’autonomia del Parlamento, le cui sedute furono rese pubbliche per la prima volta; le camere nominavano autonomamente i loro presidenti; fu introdotta la possibilità per i ministri di partecipare ai lavori delle camere e rispondere alle interpellanze parlamentari; la possibilità per il parlamento di allontanare i ministri politicamente colpevoli, gettando il germe della responsabilità politica dei ministri di fronte al parlamento. Questa sterzata democratica di Napoleone fu dovuta all’esigenza strategica di dare credibilità al suo debole governo tramite il consenso della borghesia e delle forze liberali. Con la sconfitta di Waterloo si ebbe la seconda Restaurazione di Luigi XVIII che adeguò la Charte ai principi dell’Atto Addizionale segnando un ulteriore sviluppo del parlamentarismo, anche grazie all’azione della Camera dei Rappresentanti(Chambre Introvable) che nonostante fosse a maggioranza ultras e quindi conservatrice, allo scopo di imporre all’esecutivo il proprio programma politico, contribuì a dare un’interpretazione estensiva della carta rafforzando il ruolo del Parlamento. In particolare fu introdotta l’inchiesta parlamentare, la prassi della responsabilità politica dei ministri, e la prassi secondo cui l’esecutivo non doveva essere espressione solo della volontà del Sovrano ma anche del Parlamento. Si era però ancora lontani dall’affermazione giuridica e quindi obbligatoria di tali principi che avverrà con la Terza Repubblica, a differenza di quanto era avvenuto in Inghilterra già un secolo prima dopo la Grande Rivoluzione del 1688 che aveva trasformato il Sovrano Inglese in un “Re che regna ma che non governa” per usare le parole di Adolphe Thiers. Fu dunque la Terza repubblica a inaugurare finalmente l’affermazione anche giuridica della forma di governo parlamentare con la prescrizione normativa della fiducia parlamentare e della responsabilità politica dei ministri davanti al Parlamento. Inoltre si assisterà alla trasformazione della forma di governo parlamentare di tipo dualista in monista a prevalenza del Parlamento, che diventa motore dell’indirizzo politico.
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Informazioni tesi
Autore: | Alessandro Anselmi |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2012-13 |
Università: | Università degli Studi Guglielmo Marconi |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Scienze della politica |
Relatore: | Mario Ciampi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 113 |
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