Questione di genere: lavoro, maternità e politiche di conciliazione
Scopo di questo lavoro è capire in che modo posizione lavorativa e maternità – intesa come possibilità – si influenzano a vicenda e in che modo sia cambiata negli anni la consapevolezza femminile delle questioni di genere. Dopo aver chiarito alcune definizioni di base, con rimandi ai testi di Chiara Saraceno, Elisabeth Badinter e Pierre Bourdieu, si ripercorrono le statistiche su situazione occupazionale, fecondità, tempi di cura e riepilogano le caratteristiche del welfare italiano. Vengono riportate le principali linee guida dell’Unione Europea e gli obiettivi del trattato di Lisbona, per poi tornare negli ambienti lavorativi in cui le donne si muovono quotidianamente e che hanno come primo punto di riferimento. L'autrice ricostruisce, cioè, il contesto in cui la donna cerca di muovere i passi nel quotidiano lavorativo e familiare: sistema azienda e sistema stato. E, terminata l’analisi quantitativa, torna alle questioni invisibili: cultura, consapevolezza e rassegnazione. Nel cercare di risalire alle origini del concetto di conciliazione, si imbatte nel femminismo, in quel movimento che per primo ha introdotto, con Laura Balbo, il termine “doppia presenza”, che ha sostenuto la genitorialità condivisa, ma di cui, a noi, alla sua generazione, sono arrivati i risultati, ma non probabilmente gli sforzi e il lavoro su di sé. Il femminismo e la femminista, oggi, sono percepite in maniera completamente diversa, e a tratti opposta, da come lo erano in passato. Ed evidentemente qualcosa nel frattempo deve essere accaduto. Occorre guardare alla propria condizione dall’esterno per riuscire a vedere quanto forti siano ancora le aspettative sociali e gli stereotipi che riguardano la suddivisione del lavoro di cura e del mondo produttivo e riproduttivo. La parte qualitativa della ricerca inizia e consiste fondamentalmente in un’intervista esplorativa a Carla Quaglino, che è servita ad allagare le direzioni iniziali e a chiarire i concetti di conciliazione e di lavoro di cura, e, a seguire, a Elisabetta Mesturino, segretario generale Filcams Torino. Con loro e grazie a loro, viene organizzato un focus group con alcune lavoratrici madri e lo si riesce a connotare nei termini con cui è stata condotta l'analisi. Le intervistate sono riuscite non solo a interrogarsi sulle realtà aziendali e le difficoltà di conciliazione con i tempi di vita, ma anche a guardarsi, a mettere a confronto le proprie consapevolezze e, in sostanza, a ripartire da sé. Le madri, inoltre, avrebbero dovuto essere in qualche modo rappresentative di una realtà ritenuta accettabile. All'autrice ha interessato capire qual è la normalità, quel livello oltre il quale mano a mano che ci si sposta peggiorano, sì, le condizioni e le conseguenze, ma che si pone in qualche modo come modello e che, pertanto, come tale deve essere il primo ad essere corretto. Oltre ai contatti torinesi e soprattutto lungo la fase esplorativa, sono presenti anche interviste alla consigliera di parità della provincia di Cuneo e ad altri genitori. Il focus group è posizionato alla fine del percorso, sia in senso cronologico sia in senso logico, di struttura argomentativa, perché necessitava, per essere condotto, di avere ben chiare tutte le questioni di cui quella di genere è insieme risultato e punto di partenza.
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Informazioni tesi
Autore: | Elisa Audino |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2013-14 |
Università: | Università degli Studi di Torino |
Facoltà: | Comunicazione Interculturale |
Corso: | Sociologia |
Relatore: | Antonella Meo |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 175 |
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