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I traumi infantili: la Sindrome di Munchhausen per procura

Il presente lavoro è finalizzato a far emergere una patologia particolare: la Sindrome di Munchhausen per procura.
La sindrome di Munchhausen per procura (“by proxy” per gli autori di lingua anglosassone da cui l’acronimo: MSbP ) è stata individuata nel 1977 dal pediatra britannico Roy Medow, indicando la situazione in cui uno dei due genitori, generalmente la madre, richiede continuamente aiuto ai medici e agli ospedali inventando o creando sintomi fisici nel figlio.
Tale sindrome si configura a tutti gli effetti come un trauma infantile di tipo intrafamiliare. Il trauma infantile, generalmente, si riferisce a qualsiasi esperienza in cui il bambino sperimenta orrore, paura o dolore opprimente accompagnati da un senso di impotenza. La caratteristica fondamentale dell’essere genitore secondo Bowlby è fornire disponibilità e sensibilità. Prendersi cura, dare sostegno e contenimento richiedono delle condizioni di consapevolezza e di flessibilità particolari. Nel momento in cui i genitori vivono condizioni(siano esse di natura affettiva, sociale economica o derivante da una psicopatologia) che ledono la loro capacità genitoriale, nelle componenti fondamentali di cura e di protezione, si possono avere effetti depotenzianti sullo sviluppo cognitivo ed emotivo del bambino.
hLa caratteristica fondamentale della Sindrome di Munchausen per procura è il coinvolgimento di un genitore, di solito la madre, che simula o provoca i sintomi di una malattia nel figlio. Si esplica con un comportamento di ipercura, ossia la cura eccessiva dello stato fisico del bambino, caratterizzata da una persistente e dannosa medicalizzazione, per cui il bambino è sottoposto a continui e inutili accertamenti clinici e cure inopportune.

Ci si aspetta che le madri siano le prime figure a prendersi cura e a proteggere il bambino. In questo contesto la peculiarità è costituita da una figura di madre che si mostra falsamente oblativa, falsamente devota. In presenza dello staff medico si dimostra un’ottima interlocutrice, collaborativa, affettuosa e attenta, ma quando pensa di non essere vista mette in atto un atteggiamento indifferente o distaccato nei confronti del figlio. Infatti ciò che mi ha colpito di queste madri è l’assenza di partecipazione emotiva per le sofferenze del figlio a causa delle numerose procedure a cui è stato sottoposto. La madre che maltratta, non è solo quella che abusa fisicamente del figlio, ma anche colei il cui atteggiamento è carente di empatia, privandolo di elementi relazionali essenziali, quali il contatto fisico, gli sguardi diretti, comunicazione verbale amorevole che diverse ricerche, come ad esempio quelle degli studiosi Harlow e Spitz, considerano fondamentali per lo sviluppo.

La Sindrome di Munchhausen per procura è chiaramente una manifestazione di un sistema familiare patologico. Secondo la terapia sistemica due soggetti con una struttura di personalità poco differenziata (cioè con scarsa capacità di autodeterminazione) quando creano un nucleo familiare la nascita di un figlio rappresenta la possibilità di un importante riconoscimento sociale. La donna sentirà per la prima di avere un ruolo con la funzione di accudimento del figlio, per cui la sua identità inizierà a strutturararsi nell’immagine della madre accudente che esplica al massimo il suo ruolo di madre nei momenti di malattia del figlio.

Il bambino può andare incontro ad uno sviluppo problematico della sua identità. Possiamo segnalare aspetti di disagio o di danno nel bambino come tipici della MSbP:

Paura del futuro: strettamente connessa con la paura di morire.

Problemi di strutturazione del Sé: il bambino si trova nella difficoltà di interpretare correttamente le percezioni che gli provengono dal corpo (malesseri e dolori fisici) o dalla mente (pensieri e comportamenti).

Ipocondrie e fobie: si innescano sulla base delle dinamiche intrapsichiche e relazionali con la madre.

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Introduzione Il presente lavoro ha l’intento di evidenziare le differenti e molteplici esperienze traumatiche che i bambini possono vivere all’interno del loro nucleo familiare: da forme meno evidenti di trascuratezza fisica, educativa ed emotiva al maltrattamento diretto o all’abuso. I genitori, con le loro cure, svolgono un ruolo centrale nella costruzione del benessere emotivo e affettivo dei figli. Si rende chiaro che nel momento in cui i genitori hanno vissuto condizioni che hanno compromesso la loro capacità genitoriale, di cura e protezione, si possono avere effetti significativamente depotenzianti sullo sviluppo cognitivo ed emotivo del bambino. Il mio obiettivo è finalizzato a far emergere una patologia particolare: la Sindrome di Munchausen per Procura. La sindrome di Munchausen per procura (“by proxy” per gli autori di lingua anglosassone da cui l’acronimo: MSbP ), identificata per la prima volta dal professore S.Roy Meadow nel 1977, è un disturbo mentale che affligge genitori o tutori ( per lo più donne madri) e li spinge ad arrecare un danno fisico al figlio/a per farlo credere malato e attirare l’attenzione su di sé. Il genitore viene cosi a godere della stima e dell’affetto delle altre persone perché apparentemente si preoccupa della salute del proprio figlio/a. Il nome deriva dalla Sindrome di Munchausen, nella quale il paziente si fa del male per farsi credere malato e attirare l’attenzione su di sé. La caratteristica di questa sindrome non è la mancata cura verso il minore, ma cura eccessiva definita “ipercura”. La relazione con il figlio diventa una sorta di vincolo delirante e invischiante. Il bambino si trova davanti ad un paradosso affettivo: la persona che lo accudisce è la stessa che, invece, lo maltratta, gli procura malattie e poi lo soffoca con eccessive cure e attenzioni, veicolate da ansia e non sana fiducia. 5

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Informazioni tesi

  Autore: Antonietta Aula
  Tipo: Laurea II ciclo (magistrale o specialistica)
  Anno: 2014-15
  Università: Università degli Studi dell'Aquila
  Facoltà: Psicologia
  Corso: Psicologia della Devianza e Sessuologia
  Relatore: Emanuele Legge
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 162

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Parole chiave

madre-bambino
fattori di rischio
resilienza
trauma infantile
iperprotettività
traumi intrafamiliari
msbp
ipercura
ptds

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