Riccardo Cuor di Leone nella Messina del secolo decimosecondo alla luce delle testimonianze cronachistiche di Riccardo di Devizes e Ambrogio
Il 23 Settembre 1190 Riccardo Cuor di Leone faceva tappa a Messina durante il viaggio che lo avrebbe portato a combattere in Terrasanta contro i musulmani di Salah-al-Din. E’ la Terza Crociata. Nella città il sovrano si occupa dell’importante questione della sorella Giovanna; la donna, data in sposa al sovrano normanno Guglielmo II d’Altavilla, detto “il Buono”, è tenuta prigioniera nel castello della Zisa dal conte di Lecce Tancredi, usurpatore del trono di Guglielmo, prematuramente scomparso all’età di trentasei anni (1189) senza eredi maschi. Re Riccardo chiede la restituzione della sorella e della dote matrimoniale da lei portata, dote che Tancredi rifiuta categoricamente di restituire. La situazione, tesa e minacciosa, è aggravata dalla convivenza, nella città peloritana, di due acerrimi nemici, uniti dal voto crociato: il già citato re dei Plantageneti (1157-1199), e il re di Francia Filippo II Augusto (1180-1223), politicamente divisi sull’assetto territoriale da dare ai territori francesi. Riccardo reclama una grossa somma che Guglielmo II aveva promesso, al tempo del matrimonio con Giovanna, al padre di Riccardo, Re Enrico II il Plantageneto (1133-1189), somma la cui resa adesso spetta a Tancredi; il re d’Inghilterra è avido di quel denaro mediante il quale avrebbe potuto sostenere ulteriormente la spedizione. Il clima tra i sovrani è gelido: tra Tancredi, i notabili messinesi e Filippo corrono ottimi rapporti, tanto che il re francese alloggia nel Palazzo Reale e le sue truppe circolano liberamente in città; Riccardo viene invece lasciato fuori dalle mura con le truppe, e lo sbarco delle vettovaglie e provviste per i soldati dalle navi inglesi convince i messinesi che il re d’Inghilterra voglia davvero conquistare la città. I cronisti Riccardo di Devizes e Agostino riportano, con inconsueta dovizia di particolari, le esplosioni d’odio che la “Grifonaille” messinese riserva ai guerrieri inglesi, ritenuti da essi i discendenti di quei normanni che quasi due secoli prima, al seguito degli Altavilla, avevano sottomesso la Sicilia musulmana. Il lavoro di tesi analizza in che misura il lavoro dei cronisti abbia riportato un effettivo dato di fatto o piuttosto abbia offerto al sovrano inglese una giusta e plausibile motivazione per avere avviato un’operazione militare ai danni di una città di Cristo. L’analisi storico – documentaria mira altresì a contestualizzare la produzione cronachistica presa in esame alla luce dei pregiudizi e della mentalità proprie del milieu culturale europeo ed arabo del secolo decimosecondo, calando la vicenda in un luogo storico-geografico, la Sicilia, in cui i grandi blocchi culturali latino da un lato, greco e musulmano dall’altro, attori principali del grande scacchiere medievale nel bacino del Mediterraneo, si trovarono a confrontarsi, con esiti spesso traumatici. Allo stesso tempo viene messo in evidenza come lo scontro di questi blocchi socio-culturali si svolse parallelamente, forse sovrapponendosi, ad un analogo scontro che si consumava nella pompa e nelle restrizioni del mondo politico e cortese. Risultato della tesi sarà la descrizione dell’isola di Trinacria come spazio geografico, politico e culturale soggetto alle mire egemoniche dei più illustri esponenti delle più significative case regnanti dell’Europa Continentale, che cercano di imporre il proprio dominio sull’isola non solo per mezzo del potere delle armi, ma anche attraverso l’impiego, il più delle volte spregiudicato, dei mezzi propri della propaganda culturale dell’epoca.
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Informazioni tesi
Autore: | Francesco Cimino |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2012-13 |
Università: | Università degli Studi di Catania |
Facoltà: | Lettere |
Corso: | Lettere Moderne |
Relatore: | Marco Lino Leonardi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 57 |
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