La Neuroscienza delle emozioni: Percorso storico dalle teorie classiche ad oggi
L’elaborato finale darà una panoramica cronologica sull’origine della neuroscienza come ambito di studio del conoscibile, concentrando la trattazione su uno degli argomenti più rilevanti delle neuroscienze: le emozioni. S’introdurrà l’argomento aprendo ai primi studi neuroscientifici della storia, in Grecia, in cui cisi soffermerà soprattutto sul dualismo ragione – emozione. Un successivo passo in avanti nel comprende come, dove e perché fossero generate le emozioni, si ebbe alla fine del XV secolo con Vesalio. I suoi studi sull’anatomia del corpo umano e soprattutto sulla struttura del sistema nervoso e muscolare, hanno permesso una maggior comprensione di quelle aree predisposte al comportamento. Studi anatomici analoghi furono condotti in seguito da Cartesio e Malpighi, i quali si soffermarono su determinate strutture nervose cercando di comprendere a pieno se fossero queste le zone dalle quali fossero generate le emozioni. Nella prima metà dell’Ottocento Charles Bell e Francois Magendie studiarono separatamente l’anatomia dell’espressione e dimostrarono la netta divisione funzionale delle fibre nervose spinali posteriori e anteriori, adibendo la percezione sensoriale alle prime e la generazione delle espressioni e dei comportamenti motori alle seconde. Come loro anche il neurologo Duchenne si concentrò sullo studio anatomico dell’emozione, concentrandosi sulle espressioni facciali; famosi sono i suoi studi di elettrostimolazione facciale per indurre “emozioni fittizie” ai soggetti del test. Di approccio nettamente diverso è Charles Darwin che basa il suo studio delle emozioni secondo una visione evoluzionistica; per Darwin le emozioni e i comportamenti da esse indotti sono elementi essenziali alla sopravvivenza e all’evoluzione. A inizio Novecento troviamo la contrapposizione di due visioni distinte: W. James e C. Lange sono i fautori della teoria periferica del feedback secondo cui non sono le emozioni a generare sensazioni e comportamenti appropriati bensì il contrario, ponendo quindi le emozioni non come causa ma come conseguenza di un’interazione o comportamento precedente; di diverso avviso sono W. Cannon e P. Bard che vedono nella teoria centrare o talamica l’unica via possibile di analisi delle emozioni: secondo tale visione, le emozioni sono generate a livello della neocorteccia ed hanno lo scopo di mantenere l’omeostasi dell’organismo attraverso comportamenti indotti e modificazioni fisiologiche interne. A partire dalla seconda metà del Novecento fino agli inizi degli anni Duemila lo studio neuroscientifico delle emozioni trova una massiccia diffusione in più ambiti, dando cosi la possibilità di analizzare il problema da più prospettive: Lo psicologo americano Skinner è uno dei massimi esponenti, insieme a Pavlov, del comportamentalismo, filone neuroscientifico che basa lo studio delle emozioni sull’analisi dei moduli comportamentali, siano essi innati o indotti; LeDoux si concentra molto sullo studio della paura e della rabbia e dei meccanismi neurologici ad essi collegati; MacLean è il fautore della teoria del cervello tripartito, basata su discriminanti sia funzionali che anatomiche; Plutchik e Schachter si concentrano sullo studio delle emozioni primarie; C.Pert fa studi sulla biochimica delle emozioni; Damasio tenta di riavvicinare ragione ed emozione, descrivendole come inseparabili. Scopo finale è di far capire al lettore come tale argomento sia di rilevanza scientifica nelle neuroscienze.
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Informazioni tesi
Autore: | Livio Pepè Sciarria |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2013-14 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Scienze Biotecnologiche |
Corso: | Scienze biologiche |
Relatore: | Bernardino Fantini |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 79 |
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