Il triangolo della procreazione. La fecondazione eterologa al vaglio della Costituzione
Da sempre l'uomo è in continua sfida con se stesso, alla ricerca di limiti che puntualmente si impone di superare e di dominare. Non gli importa se in tal modo si sostituisce a Dio o a chi per lui, ciò che conta è l'affermazione di sé e della sua volontà, della capacità di controllare la natura, di posporla al suo arbitrio. E' l'amore (o l'ossessione?) per il sapere che lo spinge a navigare per mari sconosciuti alla scoperta di nuove Colonne d'Ercole da superare. Tuttavia, vi è un punto in cui la riflessione non si pone più come una mera eventualità, ma diventa imprescindibile affinché l'Ulisse moderno possa continuare il suo folle volo: quando la genuinità dell'essere viene stravolta è inevitabile per la coscienza porsi della domande e capire la quale sia la reale direzione verso cui si sta procedendo.E' quanto sta accadendo in materia di procreazione: se fino a qualche decennio fa il progetto di un figlio si realizzava e si esauriva nell'ambito della coppia, essendo inimmaginabile la presenza di un'altra persona in un atto così intimo, oggi è possibile "produrre" bambini in provetta, prescindendo dall'unione carnale e utilizzando ovuli e spermatozoi in laboratorio non per fini sperimentali, ma per realizzare il progetto di genitorialità di coloro con i quali la natura è stata poco generosa.La procreazione si spoglia della sua naturalità e indossa una nuova veste, quella della procreazione medicalmente assistita. Si tratta di un importantissima innovazione in campo medico, che ha consentito di porre rimedio a quelle defaillances della natura, che altrimenti si sarebbero imposte all'uomo, senza alcuna possibilità di reazione.Nulla quaestio (o quasi) quando si tratta di rimanere entro l'ambito della coppia, seppur con la mediazione dell'intervento medico. Ma quando la sterilità che affligge un uomo o una donna è tale da impedirgli/le la trasmissione del proprio sé ad un nuovo essere, perché affetto/a da impotentia generandi, diventa inevitabile ricorrere al gamete di un estraneo per poter dare corporeità al sogno di un figlio. Oggi grazie alle biotecnologie, che hanno permesso di separare la sessualità dalla riproduzione, è sufficiente "chiedere in prestito" il gamete di un estraneo, il quale rende disponibili le proprie cellule germinali per consentire a quelle coppie affette da sterilità assoluta di procreare ugualmente, salvaguardando, però, solo per metà il legame biologico con il bambino (quello con il genitore non sterile) e realizzando il partner sterile un legame per così dire sociale, fondato sulla sola assunzione della responsabilità genitoriale.Quid iuris in tale realtà? Ad oggi in Italia si nega una simile possibilità, nonostante nel resto d'Europa la fecondazione eterologa sia una pratica già rodata, oggetto di una specifica disciplina, che tenta di contemperare nel migliore dei modi possibili gli interessi di tutti i soggetti coinvolti: la coppia (o il singolo) richiedente, il donatore o la donatrice, il bambino.Probabilmente il legislatore italiano, con il divieto assoluto di fecondazione eterologa di cui all'articolo 4 comma 3 della Legge 19 febbraio 2004 "Norme in materia di procreazione medicalmente assistita", non se l'è sentita di sacrificare sull'altare della genitorialità l'interesse di un figlio alla conoscenza delle proprie radici, ispirandosi a quel «mito del sangue» che permea il nostro diritto di famiglia. Eppure, questo non ha impedito ad alcune coppie italiane di chiedere che venisse sollevata la questione di legittimità costituzionale del divieto de quo, richiamando non solo quelle disposizioni che attribuiscono alla Repubblica il ruolo di promotrice della famiglia, (artt. 29 e 31 Cost.), ma anche l'articolo 32 della Costituzione, che tutela il fondamentale diritto alla salute, adducendo i ricorrenti la violazione di tale disposizione nel momento in cui non viene loro garantita la possibilità di ricorrere alle tecniche di fecondazione assistita di tipo eterologo, le quali rappresenterebbero l'unica "cura" disponibile per la loro sterilità, oltre che dell'articolo 2, che garantisce e riconosce i diritti inviolabili dell'uomo.In attesa della sentenza della Corte Costituzionale, che si pronuncerà il prossimo 22 maggio,si tenterà in questo lavoro di comprendere quali siano i profili del presunto "diritto al figlio eterologo" e se lo stesso eventualmente non si ponga in contrasto con i diritti di altri soggetti coinvolti dalla dinamica della procreazione artificiale,in primis con il diritto all'identità del bambino nato grazie all'applicazione di tali tecniche.Il compito che il diritto è chiamato a svolgere in questo contesto così "scombinato" dalle biotecnologie è assai arduo.Si tratta di comprendere se e fino a che punto istanze che vanno al di là dei limiti che la natura impone all'uomo possano elevarsi a veri e propri diritti meritevoli di tutela.E allora,esiste il diritto al figlio eterologo?
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Informazioni tesi
Autore: | Anna Maria Marinelli |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi di Bari |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Francesco Gabriele |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 213 |
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