Natura e Cultura nel linguaggio: Chomsky, Piaget, Tomasello
Come nasce il linguaggio? Semplicemente invadendo le nostre menti e ristrutturando i nostri cervelli come se questi fossero impreparati e impotenti? È davvero tutto frutto dell’internalizzazione di un qualcosa che c’è già là fuori come entità sociale pienamente autonoma?
Non ci sono reperti fossili di linguaggio ad aiutarci a capire come ha funzionato l’evoluzione. Se si guarda, poi, all’ontogenesi, straordinariamente sorprendente è la facilità con cui i bambini apprendono la propria lingua madre.
Nel giro di pochi anni, ogni bambino impara un sistema così complesso e acquisisce una flessibilità tale nell’utilizzarlo che nessun altro essere vivente o calcolatore è in grado di eguagliare.
La riflessione sul linguaggio e le sue origini occupa un’area rilevante e fondamentale nell’ambito delle scienze cognitive, sia in quanto abilità spesso posta a fondamento della distinzione tra l’essere umano e le altre specie, sia perché è un tratto che entra costantemente nelle azioni e nelle relazioni sociali.
Si tratta di un argomento estremamente articolato e complesso, ricco di sfaccettature e quindi ricco di controversie, generate anche da punti di vista molto differenti.
Per comprendere appieno le argomentazioni di questa tesi è necessario soffermarsi almeno sui due assunti di fondo, profondamente intrecciati, che ne sorreggono l’impalcatura. Quello che qui interessa è sostenere una visione sintetica, unitaria e non dualistica, dell’essere umano; per farlo, occorre seguire un doppio percorso di costituzione. L’idea è che la nostra mente non sia il frutto di un percorso direzionato in maniera univoca «dall’esterno verso l’interno» o, viceversa, «dall’interno verso l’esterno»; i fattori esterni, culturali, e i fattori interni, biologici, nell’individuo hanno la stessa importanza, co-evolvono insieme influenzandosi reciprocamente. Lo sfondo teorico da cui questa analisi prende avvio è costituito da due elementi che analizzeremo e che saranno, costantemente, presenti in questo lavoro al fine di mantenere la rotta:la natura e la cultura. Entrambi questi aspetti sono essenziali per la comprensione dell’ipotesi di questo lavoro: il primo in quanto riteniamo che la funzione del linguaggio sia essenzialmente comunicativa, e dunque riteniamo indispensabile lo studio dell’uso di questo: la sua appropriatezza al contesto e tutti i mezzi messi in campo dagli animali, e dagli esseri umani in particolare, nello sforzo di raggiungere l’obbiettivo comunicativo. Questa prospettiva si rende necessaria nel momento in cui si vuole costruire un modello del linguaggio che abbia una plausibilità cognitiva, ovvero che sia in grado di spiegare come funziona il linguaggio, compatibilmente con tutte le nostre conoscenze sul funzionamento della mente e sui meccanismi di percezione, produzione e comprensione del linguaggio.
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Informazioni tesi
Autore: | Claudia Di Stefano |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2011-12 |
Università: | Università degli Studi di Palermo |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Filosofia |
Relatore: | Francesco Lo Piparo |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 58 |
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