Identificazione proiettiva, double bind, schizofrenia
Questo lavoro analizza lo sviluppo e le implicazioni di due concetti chiave per la comprensione della schizofrenia: l’identificazione proiettiva, concetto di matrice psicanalitica, formulato da Melanie Klein nel 1946 e il double bind di derivazione sistemica, formulato da Gregory Bateson e dai suoi collaboratori nel 1956. Oltre alla teoria della schizofrenia, si presenta anche una particolare prassi terapeutica, quella della clinica La Borde, luogo di cura delle psicosi, fondata nel 1953 da Jean Oury sui principi della psicoterapia istituzionale, ma che racchiude al proprio interno anche aspetti psicanalitici e sistemici.
Il discorso si articola entro cornici teoriche e realtà diverse (la psicanalisi, l’epistemologia relazionale e la psicoterapia istituzionale) ma ciò che emerge appartiene al medesimo orizzonte di senso: l’interconnessione tra concetti di grande rilevanza clinica per la comprensione della schizofrenia, con alcuni temi psicologici ma non patologici come lo sviluppo infantile, la formazione del pensiero, del linguaggio e delle relazioni oggettuali, il simbolismo, la creatività e gli inevitabili paradossi della comunicazione umana. La schizofrenia non è solo una malattia mentale, ma anche una dimensione esistenziale che sfugge, più degli altri disordini, agli stretti confini della nosografia psichiatrica. Insieme alla dissociazione, quello che è in gioco in questa dimensione è una fusione letterale con la realtà. Non si tratta solo di una fusione spaziale, ma anche relazionale, una con-fusione con l’altro.
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Informazioni tesi
Autore: | Danila Guerini |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Bergamo |
Facoltà: | Scienze della Formazione |
Corso: | Psicologia Clinica |
Relatore: | Pietro Barbetta |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 100 |
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