''North and South'', trasposizione cinematografica del romanzo sociale: proposta di sottotitolazione
Il presente elaborato si prefigge di redigere una proposta di sottotitolazione in italiano per una delle quattro puntate della serie televisiva “North and South” prodotta dall'emittente radiotelevisiva britannica BBC, che adatta in formato cinematografico l'omonimo romanzo del 1855 della scrittrice britannica Elizabeth Gaskell.
La peculiarità del romanzo è l'impiego del dialetto dell'Inghilterra del Nord, in particolare dell'area attorno a Manchester; magistralmente utilizzato ogniqualvolta un parlante locale si esprima, con sfumature e livelli diversi di colloquialismo in base alla persona, alla situazione, allo status sociale, all'età. Inizialmente sembra esserci uno scontro tra gli interventi dialettali e quelli in inglese standard, contrasto che si riduce man mano durante la narrazione fino a scomparire e a creare un'armoniosa unione della due varianti.
Il romanzo presenta un elevato numero di espressioni dialettali e colloquialismi, che non sono presenti così numerosi nella serie televisiva, ma sono ben rappresentati da determinate interiezioni, vedasi “aye”, “well”, “you see”, dall'impiego di “were” anziché “was” o la forma “ain't per “isn't” o “aren't” e dal forte accento degli abitanti del Nord: Mr e Mrs Thornton, Bessy e Nicholas Higgins, John Boucher, l'ispettore Mason, particolarmente evidente se comparato con la parlata del Sud di Mr e Mrs Hale o quella londinese di Mr Bell, Margaret Hale, Mr Henry e il capitano Lennox, etc.
La puntata scelta per la sottotitolazione, la terza, è stata scelta proprio per il maggior numero di interventi in lingua locale e soprattutto per la presenza di dibattiti e discussioni che contrappongono le due varianti della lingua inglese qui presentate, il dialetto e la lingua standard.
Il lavoro presenta non soltanto una proposta di sottotitolazione italiana, ma anche un'attenta analisi delle caratteristiche linguistiche e strutturali dei dialoghi della lingua di partenza, così come una dettagliata osservazione delle soluzioni proposte nella lingua d'arrivo e una giustificazione delle scelte fatte.
A ulteriore conferma di ciò che è stato ripetuto negli anni dai maggiori esperti di sottotitolazione, si noti che nella maggior parte dei casi non si è potuto trasporre interamente il dialogo di partenza, per via dei famigerati limiti spazio-temporali. Si veda inoltre, come in alcuni casi si sia dovuto soccombere a una parziale perdita di contenuto, sebbene non particolarmente importante, o di carica emotiva, che si è tentato di riprodurre, attraverso la strategia della compensazione, in altre occasioni dove possibile e dove lecito. Anche per quanto riguarda la traduzione del tratto dialettale e colloquiale presente nella lingua di partenza, si è provveduto a riprodurlo nel maggior numero di casi possibili e con la medesima enfasi e carica emotiva.
Nel complesso, si è puntato alla migliore trasposizione di contenuto e di carica emotiva, mantenendo la massima comprensibilità e fruibilità per lo spettatore/lettore, che sono gli obiettivi chiave della pratica della sottotitolazione.
La sottotitolazione, infatti, non consiste semplicemente nel tradurre una lingua di partenza in una lingua d'arrivo, ma significa trasmettere emozioni, sentimenti, umori, stati d'animo, oltre che interpretare culture e tradizioni, nel rispetto, obbligato, dei limiti temporali e spaziali, che nella sottotitolazione rappresentano da un lato un grande ostacolo, dall'altro uno dei fattori principali per la scelta di determinate soluzioni anziché altre.
Tuttavia, i limiti da rispettare, la difficoltà a trovare una soluzione che nello spazio minore possibile proponga la maggior parte di contenuto possibile e nel modo più affine e simile all'originale, la ricerca disperata di sinonimi o la redazione di decine di proposte tra cui scegliere quella definitiva, la trasposizione del dialetto o delle interiezioni colloquiali tipiche, non sono soltanto la parte difficile e impegnativa, bensì anche quella più interessante e più divertente del lavoro, perché rappresentano una continua sfida alla conoscenza della lingua e all'abilità di usarla e modellarla a proprio piacimento. È questa continua ricerca di una soluzione migliore, più adatta, più breve, più fedele, che rende stimolante e piacevole il compito.
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Informazioni tesi
Autore: | Elisa Manenti |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2010-11 |
Università: | Università degli Studi di Trieste |
Facoltà: | Scuola sup. di Lingue Moderne per Interpreti e Traduttori |
Corso: | Interpretariato di conferenza |
Relatore: | Christopher Taylor |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 284 |
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FAQ
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