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INTRODUZIONE
La presente tesi si prefigge di redigere una proposta di sottotitolazione di una delle
quattro puntate di cui si compone la fiction televisiva prodotta dalla società radiotelevisiva
britannica BBC, e concernente l'adattamento cinematografico del romanzo “North and
South” della scrittrice britannica Elizabeth Gaskell.
Il motivo sottostante alla scelta dell'argomento è duplice: da un lato l'interesse per il
mondo dei sottotitoli, finora conosciuto, ma soltanto in modo passivo in qualità di
spettatrice, e di conseguenza il desiderio di sperimentare e di scoprire con maggiore
profondità e accuratezza questa particolare tipologia di traduzione. Dall'altro lato vi è
l'amore per la lingua inglese, le sue sfumature e i suoi dialetti, a cui si aggiunge l'amore per
la cultura, gli usi e costumi, le tradizioni e la letteratura inglese, in particolare del
romanticismo e dell'età vittoriana.
Il soggetto della presente tesi, nello specifico, è stata una scoperta casuale e
contrariamente a ciò che accade solitamente, ci si è imbattuti prima nella trasposizione
cinematografica che nel romanzo, alla ricerca di una serie televisiva per esercitare la lingua
inglese, che fosse interessante e diversa dalle solite fiction contemporanee. Dopo aver
apprezzato la versione televisiva si è deciso di cercare il romanzo da cui era tratta: ricerca
che ha portato a una scoperta ancora più interessante, piacevole e intrigante.
Una delle caratteristiche più originali e curiose nel romanzo, secondo la scrittrice del
presente lavoro, è l'impiego del dialetto dell'Inghilterra del Nord, in particolare dell'area
attorno a Manchester; che non è inserito casualmente e sporadicamente nel testo, bensì è
magistralmente utilizzato ogniqualvolta un parlante locale si esprima, con sfumature e
livelli diversi di colloquialismo in base alla persona, alla situazione, allo status sociale,
all'età. Inoltre, questi interventi, inizialmente in aspro contrasto con l'inglese standard dei
parlanti del Sud e dell'area londinese, diventano sempre più parte della narrazione,
mescolandosi con la lingua colta del narratore.
La curiosità e l'interesse suscitati dalla singolare unione tra lingua standard e dialetto,
prima come opposti e poi come complementari, sono stati il principale motivo di scelta
della puntata da sottotitolare. Nella terza puntata, infatti, si assiste al maggior numero di
interventi in lingua locale e soprattutto di discussioni e scontri che contrappongono le due
principali varianti della lingua inglese qui presentate, il dialetto e la lingua colta.
Tuttavia, c'è da sottolineare che, per quanto gli sceneggiatori e il regista abbiano
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cercato di restare fedeli al romanzo, c'è un'enorme differenza tra questo e la sua
trasposizione cinematografica, soprattutto per quanto riguarda il fattore dialettale: nella
serie televisiva, infatti, si riscontra un numero di gran lunga inferiore di interventi dialettali
rispetto al romanzo. Per la lingua dei parlanti locali sono state impiegate interiezioni, per
esempio aye, well, you see e tratti dialettali, quali per esempio l'impiego di were anziché
was o la forma ain't per isn't o aren't; ma non sono state impiegate le medesime frasi ed
espressioni dialettali che compaiono nel romanzo, probabilmente nella prospettiva di un
pubblico ampio, che avrebbe avuto grosse difficoltà a comprendere un linguaggio così
marcato.
Ciò nonostante, la serie televisiva ha riproposto con successo l'idea della differenza tra
la lingua del Nord e quella del Sud, giocando sulle pronunce, si noti per esempio la
differenza tra la pronuncia marcata di Mr e Mrs Thornton, di Nicholas Higgins e Bessy o,
ancora più evidente, di Boucher, che rispecchia i suoni più duri e tipici del dialetto del
Nord, e la pronuncia di Margaret, Mr e Mrs Hale, Mr Henry Lennox, Edith, etc., che
invece rappresentano il tipico accento del Sud, colto e raffinato, e di Londra.
La tesi si compone di nove capitoli, compresa un'appendice, e di relativi sottocapitoli.
Considerando come primo capitolo la presente introduzione, il secondo presenta una breve
panoramica del periodo storico-letterario nel quale è stato scritto il romanzo, con accenni
all'ambiente sociale, culturale e occupazionale. Si procede, in seguito, a una breve
spiegazione del romanzo, delle sue caratteristiche principali e delle sue peculiarità
attraverso l'analisi compiuta da diversi esperti letterari e alla presentazione della
trasposizione televisiva per opera di Sandy Welch.
Nel terzo capitolo si illustrano in modo conciso la storia e l'evoluzione della
sottotitolazione, dagli albori con i primi film muti agli inizi del ventesimo secolo, fino al
giorno d'oggi, con le teorie e i suggerimenti dei massimi esperti nell'ambito.
Il quarto capitolo, intitolato metodologia, fornisce una concisa spiegazione dei passi
compiuti per la compilazione del presente lavoro e la creazione dei sottotitoli. L'analisi
linguistica e il commento ai sottotitoli sono il fulcro del quinto capitolo, che sviluppa
un'analisi della traduzione sulla base delle strategie impiegate, mentre il sesto capitolo si
concentra in particolar modo sulla questione del dialetto e del linguaggio colloquiale e la
loro traduzione nei sottotitoli.
Nel settimo capitolo, si presentano le riflessioni finali e le conclusioni tratte dal
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presente lavoro, seguite dall'ottavo capitolo che ospita la bibliografia e la sitografia. Infine,
in appendice è stata inserita una tabella contenente i dialoghi originali della serie televisiva,
così come sono stati suddivisi per essere poi adattati alla sottotitolazione. Accanto alle
battute in lingua di partenza, si trovano i tempi di inizio (time in), di conclusione (time out)
e la differenza tra i due, indicata in feet (piedi) e frame (fotogrammi), necessaria per
calcolare il numero limite dei caratteri e a fianco i sottotitoli italiani corrispondenti con
l'indicazione dei caratteri impiegati per ognuno di essi.
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1. BREVI CENNI STORICO-LETTERARI
Fino alla Rivoluzione Industriale, la Gran Bretagna non è mai stata una nazione urbana
sebbene fosse una grande potenza commerciale: l'unica grande città era Londra e la
maggior parte delle industrie, principalmente di produzione tessile, erano situate nei
villaggi e nelle piccole cittadine di campagna.
Proprio questi villaggi e piccole cittadine sono stati i principali testimoni del maggior
cambiamento sociale vissuto dalla Gran Bretagna, vale a dire il trasferimento, tra 1750 e
1850 di grandi masse di popolazione dalle campagne alle città, che ha portato a una
trasformazione delle classi sociali basilari da piccoli agricoltori e artigiani rurali in
proletariato urbano e classe media inferiore di industriali.
Durante questi decenni di sviluppo industriale, di sovrappopolazione urbana, di spietato
sfruttamento della manodopera a basso costo e di condizioni di lavoro disumane, nascono
le prime associazioni dei lavoratori per il sostegno reciproco in malattia e disoccupazione;
il sindacato britannico più antico risale, infatti, al 1747.
Verso la metà del diciannovesimo secolo, il sindacalismo si trasforma e acquista
maggiore potere tra gli operai qualificati, mentre negli ultimi venti anni del secolo, fa
importanti passi avanti e si diffonde con grande successo tra i lavoratori non qualificati,
dove se ne sente più il bisogno.
In quegli anni di rapidi e importanti cambiamenti, le classi medie riescono a difendere i
propri interessi con maggiore energia rispetto alle altri classi, anche grazie a una migliore
organizzazione. Questo nuovo ceto medio, creatosi nelle città, formato principalmente da
industriali e proprietari di fabbriche, era particolarmente contrario alla tassa sul grano
imposta dallo Stato a 'tutela' del grano prodotto all'interno del Paese. La conseguenza
principale di suddetta tassa era che, in seguito a raccolti scarsi, il prezzo del grano
importato aumentava determinando l'innalzamento dei prezzi degli alimenti e la
conseguente richiesta da parte della classe operaia di un aumento del salario in parallelo al
prezzo maggiorato degli alimenti.
Gli industriali, ciò nonostante, grazie alla loro produzione all'avanguardia,
guadagnavano enormemente nel sistema di libera concorrenza, e la classe operaia non
faceva altro che sostenerli in questo loro successo, perché era il loro unico modo per
sopravvivere.
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1.1.1 PANORAMICA LETTERARIA
L'immagine moderna della vita britannica del diciannovesimo secolo deve molto ai
romanzi e alla narrativa che nel 1850 aveva messo decisamente in ombra il suo antico
rivale quale forma d'intrattenimento: il teatro.
Gli intellettuali hanno impiegato un po' di tempo per capire che una forma più popolare
del romanzo poteva essere di grande importanza; gli esseri umani hanno sempre raccontato
storie, ma non hanno sempre letto le lunghe prose narrative conosciute come novel
(romanzi).
Il tutto è iniziato con la moda del romanzo gotico, a cui è seguita quella della narrativa
di Walter Scott, fino al 1840, quando con Charles Dickens, il romanzo recupera la
popolarità acquisita negli anni quaranta del diciottesimo secolo.
Il super produttivo Dickens è la figura dominante del romanzo vittoriano, che unisce
elementi del Gotico, un genere reso serio dalle sorelle Emily e Charlotte Brontë, con un
racconto vivido delle istituzioni e della realtà sociale dell'Inghilterra vittoriana. Il rivale,
William Thackeray, è famoso per “Vanity Fair”, pubblicato nel periodo tra 1847 e 1850,
periodo in cui compaiono anche “Jane Eyre”, “Cime tempestose” e “David Copperfield”.
Nel 1860, Dickens era ancora al suo massimo, quando ottengono grande successo
anche Elizabeth Gaskell, Anthony Trollope, con il loro realismo meno teatrale, e quando
George Eliot, pseudonimo di Mary Ann Evans, iniziava la sua carriera di scrittrice e storica
di vite imperfette con ricche ambientazioni sociali.
1.1.2 IL ROMANZO
É in questo periodo che il romanzo afferma la sua decisiva importanza come strumento
d'intrattenimento ed educazione di quei ceti borghesi che costituiscono l'ossatura dello
Stato industriale. Il romanziere vittoriano ha la peculiarità, a cui non rinuncia mai, di
dialogare con in suoi lettori e con le istituzioni stesse, rivendicando il suo peso sociale e la
sua funzione morale e pedagogica, sottolineata in particolar modo dalla critica.
La tecnica di cui si avvalgono tutti i romanzieri vittoriani è il narratore onnisciente, che
regola e guida l'esistenza dei suoi personaggi, intervenendo a esprimere il suo giudizio
etico su ognuno di essi, entrando nella loro interiorità o uscendone a suo piacimento e
abbandonandosi a digressioni e meditazioni che possono riguardare gli argomenti più
disparati, come la politica, gli eventi storici, la morale.
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Fino circa il 1880 i romanzieri erano tutelati dalle cosiddette circulating libraries, delle
biblioteche private, che garantivano loro l'acquisto di un certo numero di copie, che
venivano date in prestito ai soci, un po' come le biblioteche contemporanee. Queste
'biblioteche circolanti' procuravano un grande numero di lettori per ognuno dei tre volumi
di cui si componeva il romanzo vittoriano (il triple-decker), in base alla regola editoriale,
favorendo la diffusione della letteratura nel ceto medio e piccolo borghese. Tuttavia,
essendo espressione di una ideologia conservatrice e bigotta, le biblioteche finiscono per
condizionare la cultura vittoriana, tanto da suscitare le proteste di George Moore e di altri
intellettuali 'ribelli' negli anni ottanta.
In alternativa al romanzo in tre volumi, si sviluppa la pubblicazione a puntate,
distribuita in fascicoli mensili, per un totale di venti parti e in genere con le ultime due
puntate comprese nel medesimo numero. Tale sistema, crea un contatto più diretto con il
pubblico e influenza la tecnica narrativa, che si costruisce sulla complessità dell'intreccio,
sulla sua varietà, sulla necessità di creare una struttura ramificata (multi-plot novel), fatta di
rimandi e colpi di scena.
1.1.3 IL ROMANZO SOCIALE
La trasformazione sociale del diciannovesimo secolo nota come 'industrializzazione'
pone la questione di cosa costituisca il progresso: la tecnologia progredisce, i mercati si
aprono, la finanza diventa più sofisticata e molti si arricchiscono. Ciò nonostante, le classi
operaie soffrono, prima per la perdita del lavoro per via dell'introduzione dei macchinari e
in seguito per le condizioni disumane non regolamentate nelle fabbriche e la fluttuazione
del commercio.
All'inizio del diciannovesimo secolo, la classe operaia inizia a far sentire la propria
voce attraverso le organizzazioni sindacali e altri movimenti, tra cui quello del luddismo,
che predicava la distruzione di quei macchinari che avevano eliminato posti di lavoro.
Anche il modo letterario, con la sua funzione educativa e di denuncia, si sente chiamato
a dare una risposta, in particolare alle conseguenze sociali del cambiamento industriale,
attraverso i romanzi definiti 'sulla condizione dell'Inghilterra' o 'romanzi sociali', tra cui si
annoverano anche “Mary Barton” e “North and South”.
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1.2. ELIZABETH GASKELL
(1810-65), moglie di un sacerdote unitariano
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di Manchester e madre di una grande
famiglia. Inizia a trentasette anni a scrivere “Mary Barton: a tale of Manchester life”
(1848), il suo primo romanzo, dopo il quale è contattata da Charles Dickens, che la vuole
per le sue riviste.
Il suo lavoro ha le virtù della narrativa realista del diciannovesimo secolo, di Jane
Austen e Anthony Trollope. “Cranford” (1853), ambientato tra donne di una piccola
cittadina vicino Manchester, apparentemente tra le sue opere meno serie, è un libro
leggero, ben descritto, che indaga la vita delle protagoniste con delicatezza. Il suo libro più
impegnato è, invece, “Wives and Daughters” (1866), non terminato a causa della morte
della scrittrice, con il quale anticipa George Eliot nella sua indagine equilibrata della vita
familiare e di provincia, determinata dagli eventi storici, che qui hanno un ruolo più
marginale. I veri e propri romanzi sociali, che trattano delle tematiche scottanti del tempo,
sono “Ruth” (1853), che tratta di un'operaia di un negozio di abiti sedotta e abbandonata, e
“North and South” (1855), oltre al già citato “Mary Barton”.
In aggiunta a queste opere più famose, Elizabeth Gaskell ha scritto altri romanzi,
“Sylvia's Lovers” (1863), “Cousin Phillis” (1863) e “The Grey Woman” (1861) oltre a
raccolte di racconti: “Lois the Witch”, “The Crooked Branch”, “The Heart of John
Middleton”, “The Moorland Cottage”, “My Lady Ludlow”, “Lizzie Leigh”, “Half a Life-
time Ago”, “Round the Sofa”, “A Dark Night's Work” e “My French Master”. È famosa,
inoltre, per alcune storie brevi, quali “The Half Brothers”, “The Squire's Story” e “The Old
Nurse's Story” e per la biografia “The Life of Charlotte Brontë”.
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Nome dei membri di una Chiesa cristiana, detti anche unitari, la cui dottrina teologica
afferma l’unicità assoluta della persona divina, negando il mistero della Trinità e il dogma
dell’incarnazione e, di conseguenza, la «deità» di Cristo, distinguendola dalla «divinità»
conferitagli dal Dio unico vero, unica e sola persona, e considerando come salvifico in Cristo non il
suo sacrificio, bensì il suo insegnamento. [Enciclopedia Italiana Treccani]
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1.2.1 TEMI
Il materiale da cui attinge per scrivere i romanzi, così come le storie brevi è la vita
quotidiana del diciannovesimo secolo, dai cui trae i suoi racconti di critica sociale o di vita
di campagna, creando personaggi normali e tipicamente vittoriani: l'operaio di fabbrica, la
figlia del dottore, l'agricoltore, il produttore.
Nelle sue opere ella ritrae gli umori, i sentimenti, le coscienze e i problemi della società
in cui vive, attraverso descrizioni pragmatiche, uno stile diretto e conclusioni semplici e
sagge, a cui si aggiunge una profonda e dettagliata analisi della natura umana, impregnata
di uno spirito vivace e liberale.
Lo studio approfondito della vita della classe operaia compiuto da E. Gaskell è letto
generalmente come romanzo 'industriale', in quanto la critica si è concentrata sugli operai
di fabbrica come John Barton e Nicholas Higgins; tuttavia, nel suo insieme, il lavoro della
Gaskell pone enfasi sulle donne lavoratrici, non soltanto le operaie come Bessy Higgins,
ma anche sulle cucitrici, le modiste, le lavandaie, le donne delle pulizie, le sarte, le
apicoltrici, le casalinghe e le domestiche.
Nella sua indagine E. Gaskell descrive come i legami tra donne si creano in modo
naturale nella classe operaia, dove c'è bisogno urgente e i vicini di casa sono a stretto
contatto; sottolinea, inoltre, che nel caso del ceto medio, l'aiuto non viene tanto dagli amici,
quanto più dai domestici. Tuttavia, la funzione rivoluzionaria dei domestici nelle sue opere
è stata spesso trascurata: i critici sembrano puntare sulla convenzione teatrale della
comicità dei domestici, in quanto personaggio 'pittoresco'; mentre nei romanzi della
Gaskell, essi prendono decisioni pratiche, morali e psicologiche in situazioni che spesso
sono estremamente gravi.
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1.3. NORTH AND SOUTH – IL ROMANZO
Il titolo originale dato da Elizabeht Gaskell al suo lavoro, pubblicato inizialmente ne
“Household Words” di Dickens tra settembre 1854 e gennaio 1855, era “Margaret Hale”.
Sotto pressione dell'editore è stato cambiato con “North and South”, che secondo Dickens:
“[...] appears to me to be a better name than Margaret Hale. It implies more, and is
expressive of the opposite people brought face to face by the story (Letters 7, p.378).”
La nuova versione del titolo suggerisce un'interpretazione nella quale la storia di
Margaret Hale è secondaria al tema più ampio della lotta di classe, che rappresenta la
dichiarazione centrale del romanzo.
'Il Nord' è qui descritto non solo come luogo, ma come figura del valore capitalistico di
cui Manchester era il simbolo con le sue virtù di capacità imprenditoriale e di
egocentrismo. La divisione del lavoro sulla quale era costruita la società è qui ben visibile:
le masse contrapposte a coloro che hanno successo e, il cui successo è la dimostrazione dei
loro doni superiori.
'Il Sud', d'altro canto, è, un altro paese: non solo distante fisicamente ma sconnesso, il
luogo naturale degli istruiti e della classe media. In ogni caso, la novità proposta da “North
and South” è che un'eroina del Sud 'non commerciale', istruita, raffinata, con il senso della
virtù, della bellezza e del comfort, viene trasportata nella bruttezza e nella conflittualità del
Nord, dove assume i costumi del luogo.
Generalmente, invece, il rappresentante del Sud era il narratore del ceto medio “che
intraprendeva un viaggio pericoloso alla scoperta di un mondo operaio sconosciuto, dal
quale alla fine sarebbe tornato con 'un resoconto completo e documentato' delle sue
avventure”. Al contrario, Margaret, originariamente simbolo del Sud in tutto il suo
distaccamento e la sua superiorità, è trasformata dalla vita a Milton, in una persona diversa
sia come individuo che come donna.
Elizabeth Gaskell non ha mai avuto una gamma più vasta che in questo romanzo: tanti
personaggi quanti mai prima, presi da tutte le classi sociali a partire da un livello
leggermente inferiore all'aristocrazia andando in basso, di tutte le sfumature di credo
politico e religioso, che vivono tutte le crisi immaginabili nell'esistenza umana, della
società londinese, del sud rurale d'Inghilterra e delle Midlands industriali settentrionali.
In questo romanzo ella esplora il potere dell'emozione travolgente e le sue conseguenze
sulla salute, anche mentale, e descrive la coscienza dei personaggi e i suoi cambiamenti a
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causa di condizioni sociali o personali turbolente, senza distaccarsi dalla rappresentazione
sociale, ma insistendo sulla connessione, se non inseparabilità, del mondo interiore e di
quello esterno.
1.3.1 CRITICA SOCIALE
La critica letteraria tende, generalmente, a unire “North and South” con l'altro romanzo
di critica sociale ambientato a Manchester: “Mary Barton”, per paragonarne le
rappresentazioni della vita industriale e la descrizione del rapporto tra lavoratore e
padrone, e tra lavoro e capitale.
I due romanzi trattano il medesimo argomento di conflitto tra 'padroni e uomini', tra
proprietari e lavoratori di fabbrica, nello stesso luogo, Manchester (qui mascherato come
Milton Northern) e con la stessa ambientazione, descrivono la divisione dell'Inghilterra in
“due nazioni”, ricca e povera. Essi affrontano il problema sociale scaturito
dall'industrializzazione, dall'urbanizzazione e dal capitalismo liberista senza regole,
principalmente nel nord dell'Inghilterra e indicano la necessità di riforme per
preoccupazione a livello umano, ma anche in previsione di una risposta violenta dalla
classe operaia sempre più disperata, arrabbiata e organizzata.
Anche la tipologia di personaggi è simile: gli operai oppressi che scioperano per il
salario a cui credono di avere diritto, ma che i produttori, per via della recessione del
commercio, non possono pagare. Tuttavia non ci sono ripetizioni, in quanto in questa
descrizione più completa di Manchester, Mr Thornton e i suoi colleghi produttori
controbilanciano i lavoratori maggiormente e molto più uniformemente che in “Mary
Barton”. Il punto di vista dei produttori, convincente e pertinente quanto quello dei
lavoratori, è presentato in modo altrettanto completo; mentre l'atteggiamento nei confronti
l'uno dell'altro, e la natura dei loro conflitti e della reciproca incomprensione sono rivelati
più dettagliatamente. Tuttavia “North and South” non parla soltanto dello scontro tra
padroni e lavoratori o del contrasto tra paese industriale e paese rurale, tutti i temi
importanti della narrativa sono toccati, tra cui: l'universalità della sofferenza, la necessità di
comprensione tra le classi sociali.
Inoltre “North and South” ha molto in comune con “Shirley” di Charlotte Brontë, in
quanto entrambi offrono la speranza di una riconciliazione tra i capitalisti industriali e i
lavoratori, attraverso una conversione del capitalismo; e sottolineano l'influenza delle
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donne nel portare avanti le riforme.
La manifestazione dell'indignazione della classe operaia, il motivo degli scioperi, la
descrizione delle sofferenze sono rese credibili in “North and South” attraverso il
personaggio centrale di Margaret, che è coinvolta nella situazione in qualità di estranea, e il
cui imparare è legato a una crescente coscienza di sé.
Il lettore, interessato della sua persona, scopre attraverso le esperienze di lei, ciò che
Mrs Gaskell vuole raccontargli: le domande di Margaret a Higgins e di lui a lei, estraggono
le informazioni importanti e fanno avanzare la trama allo stesso tempo. Nelle sue
conversazioni con Nicholas Higgins, l'operaio di fabbrica, e Mr Thornton, il produttore,
Margaret capisce che ci sono due lati del conflitto industriale, come per ogni altro
problema umano. Soprattutto, la sua bassa opinione del carattere della gente del Nord,
nella parte iniziale del romanzo, è presentata in qualità di pregiudizio, che via via lascia
spazio a una maggiore apertura mentale e comprensione.
Il capitolo 17 del libro, infatti, mostra uno sviluppo nell'analisi della situazione sociale,
che porta a un'immagine più equilibrata dei vantaggi e degli svantaggi degli stili di vita
industriale e rurale rispetto a quella proposta in “Mary Barton”.
L'impiego del contrasto e del paragone continuo tra gli opposti include molto di più del
solo rapporto tra lavoratore e padrone. Ricchi e poveri, Nord e Sud, vita industriale e
agricola, cultura londinese e provinciale, tolleranza e pregiudizio sono uniti in una rete di
paralleli e corrispondenze multiple.
Margaret è attratta dagli uomini di Milton che “sembrano sfidare i limiti della
possibilità”, e ammira “la loro noncuranza di se stessi e del presente, nel pregustare il
trionfo su tutte le cose inanimate in un futuro, che nessuno di loro riuscirà a vedere” (NS, I,
20:163-4).
I protagonisti maschi di entrambe le classi sono mostrati condizionati da codici di
comportamento maschile che privilegiano l'aggressività e inibiscono la tenerezza, rendendo
sospetto il concetto di 'padre benevolo'. Il produttore Thornton si basa sul principio che
l'unico legame tra lui e ognuno dei suoi lavoratori è che “lui ha lavoro da vendere e io
capitale da comprare”, resistendo all'idea che dovrebbe intervenire nell'interesse del
lavoratore, giustificandosi dicendo che “lavorano dieci ore al giorno per noi, non credo che
abbiamo il diritto di imporre condizioni su di loro per il resto del loro tempo”.
Inoltre il romanzo indica la lotta di classe come prodotto di conflitti d'interesse
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economico senza soluzione, e rivela una situazione che richiede una mediazione continua e
attiva da parte dell'eroina per affermare “il bisogno di preservare la vita” in una lotta di
classe che si esprime in termini di aggressione mascolina.
Sia Thornton che Higgins parlano di rapporti di classe in termini di conflitto: il primo è
soddisfatto del fatto che “la battaglia è piuttosto equilibrata tra noi” e il secondo non “vede
l'ora di avere l'opportunità di morire alla sua postazione piuttosto che arrendersi”. In tutto
ciò, a Bessy “sembra come la grande battaglia dell'Armageddon, come continuano a
sorridersi e a combattersi”.
Il romanzo include un intero capitolo dedicato al dibattito tra 'padrone e uomo', nel
quale la visione meccanicistica di Thornton del capitale e del lavoro è sfidata da Margaret e
dal suo padre 'femminile'. Questi ultimi offrono un modello 'paterno' che fa da guida
temporanea, piuttosto che avere un controllo autoritario permanente, tuttavia Thornton
necessita di essere motivato dal contatto personale con le persone che finora ha
generalizzato, per poter cambiare opinione. Soltanto quando vede la vita e la casa di uno
dei suoi operai, con i bambini orfani che ha adottato, si rende conto sia dei bisogni che
della generosità dei poveri, ed è questo che lo costringe a riconoscere il lavoratore come
persona indipendente e responsabile.
Nella sua nuova situazione a Milton, Margaret intraprende il compito che la Gaskell
aveva rivendicato per se stessa in “Mary Barton”: “dare voce all'agonia che di tanto in
tanto sconvolge queste persone ottuse”, ossia la classe operaia. Parlando a loro nome, ma
con le sue capacità discorsive di ceto medio, prima si scontra verbalmente con Thornton
sul significato di uno sciopero e sull'implicazione riduttiva dell'uso della parola 'mani' per
indicare i lavoratori. Ella intende far notare la forza di questa metafora, che sottintende il
pensiero di Thornton e del collega Hamper, che loro sopravviverebbero alla povertà meglio
dei loro operai in quanto, a differenza di questi ultimi, hanno testa oltre che mani.
“North and South” si concentra sui proprietari delle fabbriche più che sugli operai
proprio perché Elizabeth Gaskelll riconosce l'impotenza del lavoratore di fronte ai termini
della lotta di classe; per quanto eroici e giustificati, non hanno altre opzioni se non essere
aggressivi e favorire il confronto, posizione che viene loro imposta dalla classe dominante.
La situazione parallela più energica e completa riguarda Frederick Hale, il cui
ammutinamento giustificato fornisce un'analogia all'ammutinamento degli operai di
fabbrica: come gli operai sfidano i loro padroni per il bene degli altri, “devono avere cibo
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per i loro figli”, così Frederick sfida il proprio capitano per il bene degli uomini da lui
comandati.
Il giudizio di Frederick nel romanzo è ambiguo: è un “fuorilegge”, ma si è opposto a
una legge “dure e ingiusta” e, sebbene i giornali lo definiscano “un traditore della peggior
specie”, la madre sostiene di “essere più fiera di Frederick che si oppone all'ingiustizia, che
se fosse stato semplicemente un buon ufficiale” e Margaret concorda che “lealtà e
obbedienza alla saggezza e alla giustizia sono positive; ma è ancora meglio sfidare un
potere arbitrario, usato ingiustamente e crudelmente, non per nostro bene, ma per coloro
che sono impotenti”, argomentazione che viene impiegata anche da Higgins: “non pensare
che sia per me che sto lavorando...! è solo per gli altri, come i vostri soldati...”.
Elizabeth Gaskell era ben a conoscenza del rapporto tra giustizia e potere: quando
Margaret esorta Frederick a presentarsi in tribunale, lui risponde che una corte marziale
non è “un'assemblea dove si amministra giustizia” ma “una corte dove l'autorità conta per
nove decimi e le prove formano il restante decimo”. La storia di Frederick, spesso definita
solo d'aiuto alla trama, fornisce un'argomentazione potente per la solidarietà della classe
operaia, perché egli è eroico ma impotente, e tale vulnerabilità dell'individuo è, di certo, la
giustificazione per i sindacati, dato che “l'unione fa la forza”.
Ulteriore argomento di critica della società del diciannovesimo secolo è offerto dalla
concezione vittoriana della donna e del suo ruolo nella società: Margaret è ostacolata nel
suo ruolo di mediatrice dall'ideologia disabilitante di 'sfere separate'. Il suo rapporto con
Thornton dimostra quanto ognuno dei due sia ostacolato, nell'esprimere la piena umanità,
da codici di condotta che in realtà poggiano su menzogne: la 'menzogna maschile' che il
giudizio non deve essere influenzato dal sentimento, e la 'menzogna femminile' che la
modestia supera tutte le altre virtù.
1.3.2 DIALETTO
Nel romanzo, Elizabeth Gaskell sembra seguire l'abitudine comune di utilizzare il
dialetto per i personaggi secondari, tuttavia, come Charlotte Brontë e Hardy, considera il
dialetto una vera lingua, ben lontana dall'essere una mera resa dell'accento per motivi di
comicità o di subordinazione.
La maggior parte degli avvenimenti sono presentati nel linguaggio locale, così come
come le scene di maggiore impatto. Elizabeth Gaskell è stata per lungo tempo ammirata
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per il suo magistrale impiego del dialetto, con le forme dialettali dei pronomi di seconda
persona perfettamente adattati allo status e all'età, oltre che al grado di intimità tra gli
interlocutori: Higgins, per esempio, ha il dialetto più aperto, non solo con la sua famiglia,
ma anche nel suo ruolo di 'uomo' contrapposto a Thornton come 'padrone'.
L'estrema ricerca di realismo porta la scrittrice a trasporre il tocco peculiare del dialetto
di Milton, che non è una rappresentazione approfondita del linguaggio di Manchester, ma
ne include numerose caratteristiche (yo, see, welly clemmed to death, etc.) per distinguersi
dal linguaggio istruito di Margaret e dare varietà alla scrittura.
Dall'inizio del diciannovesimo secolo c'era una chiara convenzione che i narratori e i
personaggi del ceto medio impiegavano soltanto l'inglese 'corretto' o 'standard', sebbene
anche personaggi 'di classe inferiore' con criteri morali sufficientemente alti (per esempio
Oliver Twist) lo potessero usare. Tuttavia, la mossa contraria, vale a dire un parlante del
ceto medio che utilizza il dialetto o un linguaggio 'sub-standard' non era assolutamente
concepita. Margaret Hale rompe simbolicamente questa 'apartheid' linguistica con alcune
leggere 'deviazioni', quando ormai orfana a Londra ripensa con nostalgia al 'toiler and
moiler' (faticare e sgobbare) che “ungono le ruote” e creano le comodità lussuose. Ciò è
dovuto al fatto che Elizabeth Gaskell stessa pensava che alcune parole dialettali non
avessero un equivalente espressivo in inglese standard.
1.4. NORTH AND SOUTH – LA SERIE TV
“North and South” è una fiction britannica prodotta dalla BBC originalmente trasmessa
in quattro episodi tra novembre e dicembre 2004, che mette in scena l'adattamento di
Sandy Welch, diretto da Brian Percival, del romanzo di Elizabeth Gaskell.
La serie televisiva racconta la storia della figlia di un sacerdote, Margaret Hale, una
ragazza del sud, privilegiata e del ceto medio, che è costretta a lasciare l'Hampshire rurale
per una nuova vita a Milton Northern, una cittadina industriale del Darkshire, nel nord
dell'Inghilterra, per la decisione di Mr Hale di abbandonare la chiesa d'Inghilterra. Grazie a
Mr Bell, un amico di vecchia data di Oxford, Mr Hale trova casa e un lavoro come
precettore privato.
Margaret, inizialmente, disprezza la città e i suoi abitanti, lo sporco, il rumore e la
mancanza di civiltà, incolpando il nuovo stile di vita della malattia della madre. Uno degli
alunni di Mr Hale, un produttore locale, John Thornton, inizia col piede sbagliato il suo