Impatto degli ungulati selvatici in boschi cedui dell’Alpe di Catenaia e considerazioni generali sul ruolo della fauna in ambiente appenninico
Stime recenti indicano che nel periodo che va dal 1980 ad oggi le popolazioni di ungulati selvatici sono aumentate di valori che variano dal 300 % al 600 %.
Ben si comprende perché anche nel nostro paese, così come a livello europeo, siano sempre più frequenti situazioni con carico di ungulati nettamente superiore a quelle che si riscontrano in condizioni prossime alla naturalità, con riflessi negativi sulla stabilità e la dinamica degli ecosistemi stessi.
In questa sede si riportano i risultati delle ricerche sull’impatto delle popolazioni di capriolo (Capreolus capreolus L.) sulla rinnovazione agamica di cedui di cerro e di castagno, due specie tra le più importanti e diffuse nel nostro paese. La ricerca è stata condotta all’interno dell’Alpe di Catenaia (AR), complesso forestale situato nella porzione più orientale del Casentino, con presenze di ungulati comunemente ritenute non eccessive. Sono state prese in esame sei aree di ricerca permanenti, quattro a dominanza di castagno e due a dominanza di cerro, individuate nel 2002 in tagliate a ceduo, nelle quali erano state installate delle chiudende per poter studiare l’evoluzione del bosco in presenza/assenza di fauna.
I rilievi sono stati eseguiti al termine della stagione invernale 2008 e hanno interessato sia i polloni protetti (P) all’interno delle chiudende che quelli non protetti (NP). In ciascuna area sono stati misurati il diametro e l’altezza di tutti i polloni presenti. I risultati hanno messo in evidenza un impatto differenziato del capriolo sullo sviluppo del ceduo in funzione della specie. Nel caso del castagno l’impatto è risultato trascurabile, con riduzioni di accrescimento conseguenti alla brucatura nelle aree NP pari all’1 % in area basimetrica e al 4 % in volume.
Nel cerro invece l’impatto del capriolo ha inciso fortemente con riduzioni del 58 % in area basimetrica e del 57 % in volume nelle aree NP rispetto a quelle P: I risultati sono in linea con quanto già precedentemente emerso e confermano: a) una azione selettiva del capriolo a danno del cerro; b) che l’entità del danno da brucatura osservato negli anni immediatamente successivi al taglio si ripercuote nel tempo, anche a distanza di sette anni. Sulla base di quanto emerso vengono svolte considerazioni sulla necessità di una gestione integrata delle risorse forestali e faunistiche, che definisca il carico degli ungulati non tanto in funzione della capacità portante teorica degli ecosistemi, ma della salvaguardia della loro funzionalità complessiva e delle limitazioni connesse ai vari stadi di sviluppo dei popolamenti e alle fasi del trattamento applicato.
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Informazioni tesi
Autore: | Francesco Chianucci |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università degli Studi di Firenze |
Corso: | Scienze e gestione delle risorse rurali e forestali |
Relatore: | Riziero Tiberi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 99 |
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