La pedagogia con il fumetto: inconscio, fantasia, immagine. Comunicazione e metacomunicazione stimolate attraverso un media alternativo
I fumetti si suddividono in generi che sono diversissimi tra loro ma che hanno spesso un tema che, forse, li accomuna: il tentativo, certo non sempre riuscito, dei loro autori di attuare varie forme di denuncia sociale o di avviare delle riflessioni che partendo dai problemi e dai percorsi personali del protagonista (tramite un processo di identificazione che sta alla base del successo di ogni serie a fumetti), diventino stimoli per il lettore.
Il fumetto, come tutto il resto può o non può essere veicolo educativo al pari degli altri mezzi di comunicazione di massa.
In una società come la nostra, abituata alla comunicazione di massa, ai messaggi pubblicitari e non veicolati attraverso canali sempre più multimediali, si sta perdendo il senso della lettura: si leggono pochi libri, pochissimo i quotidiani e in questa pochezza spicca il recente fenomeno dei quotidiani distribuiti gratuitamente in alcune grandi città.
Questo scenario è solo parzialmente negativo: infatti se da un lato si corre il rischio di “disabituarsi” alla lettura pura e semplice a discapito di una visione di insieme delle informazioni che ci giungono, dall’altro si impone un affinamento delle capacità di “leggere il mondo”, ossia, come afferma Giovanni Genovesi “recuperare in pieno l’etimo del termine lettura il cui significato si è reso unilaterale nel tempo per ragioni storiche [....] che determinarono il primato del linguaggio scritto su qualsiasi altra forma di comunicazione”. Leggere significa quindi dare una struttura ad una serie di informazioni di per sé anarchiche. In altre parole l’educazione deve portare a compimento il suo fine ultimo, operando dei cambiamenti sociali educendo delle capacità dagli educandi.
Storicamente le interpretazioni del concetto sono state molteplici influenzate di volta in volta da premesse filosofiche, ideologiche o sociali.
Questo percorso difficilmente potrebbe però aiutarci, al di là del suo alto interesse, nel tentativo di trovare una definizione specifica ed al contempo attuale e polivalente del termine educazione.
In particolare, in pedagogia, si intende educazione l’insieme delle iniziative individuali e collettive che tendono ad orientare tale processo in modo sistematico verso obiettivi prefissati, attraverso metodi storicamente determinati”.
Si tratta certo di una definizione generica, quasi asettica, ma è funzionale al permettere una comprensione semplice, propedeutica a spazi applicativi.
In ogni caso è necessario evidenziare come il nucleo sia costituito da almeno tre elementi convergenti: l’aspirare ad una modificazione del comportamento, un processo di integrazione sociale e l’acquisizione di modelli culturali.
Questo processo, nella sua strutturazione pratica, presuppone la presenza di un educatore professionale che sappia utilizzare dispositivi afferenti alle scienze pisco-pedagogiche, tali in quanto in grado di giungere agli obiettivi determinati dalla relazione educativa.
In questo contesto si colloca il fumetto, un media da sempre bistrattato, relegato ai più bassi livelli della gerarchia culturale, ritenuto un banale passatempo per bambini che in virtù di chissà quale alchimia diventa una pericolosa distrazione non appena il bambino passa dalle elementari alle medie inferiori.
Scopo di questo testo è quindi proporre esempi e stimoli professionali in cui il fumetto abbia un preciso valore educativo/pedagogico.
Vedremo infatti come il fumetto può essere utilizzato come strumento di promozione attraverso cui veicolare messaggi di valenza sociale (ci riferiamo qui alle varie campagne contro la droga, l’AIDS o per lo sviluppo di comportamenti consapevoli e orientati alla consapevolezza socio-relazionale), del suo utilizzo come mezzo espressivo per stimolare l’immaginazione, la fantasia e l’inconscio dei ragazzi o ancora come supporto allo sviluppo di percorsi di socializzazione o di auto-promozione, anche in una logica di sviluppo di comunità. Successivamente verranno affrontate le polemiche attorno al fumetto, in modo da comprendere quali siano state le difficoltà che ne hanno rallentato crescita e maturazione e, attraverso alcune esemplificazioni, verranno poste in evidenza quali siano le potenzialità espressive e comunicative alle quali è stato comunque possibile giungere.
Nella parte conclusiva, infine, verranno spiegati i meccanismi psicopedagogici attraverso cui è possibile attuare una pedagogia, portando alcuni esempi di come il fumetto sia già utilizzato in tal senso o di come potrebbe essere utilizzato.
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Informazioni tesi
Autore: | Fabio Mario Pinciroli |
Tipo: | Diploma di Laurea |
Anno: | 1996-97 |
Università: | Scuola Regionale per Operatori Sociali |
Facoltà: | Scienze della Formazione |
Corso: | Servizio Sociale |
Relatore: | Gianni Del Rio |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 112 |
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