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Artiste di Allah: artefici e protagoniste dell'arte mediorientale contemporanea

Il presente lavoro di tesi affronta la questione della donna islamica vista attraverso il pensiero e le opere delle stesse donne artiste provenienti da alcuni paesi mediorientali ovvero Iran, Egitto, Marocco e Turchia, toccando aspetti storici, sociali, politici, culturali e ovviamente artistici. In primo luogo si parlerà dell'evoluzione del ruolo femminile nella storia dei paesi mediorientali, dall'antichità all'epoca pre-islamica, per individuare gli eventi chiave - usanze, tradizioni e contaminazioni culturali dei paesi conquistatori - che hanno influenzato durante i secoli la posizione della donna islamica all'interno della società. In secondo luogo si andrà ad affrontare il tema dal punto di vista religioso, ovvero analizzando i fondamenti del Corano e della Legge islamica che riguardano i diritti della donna islamica, per comprendere se e quali siano le responsabilità della difficile condizione femminile islamica attribuibili all'ideologia religiosa islamica. Successivamente si parlerà della situazione generale attuale politico-sociale dei paesi mediorientali, e in particolare del ruolo della donna all'interno di ambiti come il lavoro, il diritto familiare, il terrorismo, in particolare del fenomeno delle donne kamikaze e nel sistema culturale di questi paesi, in cui usanze e tradizioni misogine ostacolano la naturale emancipazione della donna. Ma la donna islamica non è solo solo una vittima passiva della situazione, come dimostra il fenomeno dei gruppi femministi, trattato all'interno del secondo capitolo. Infine si passerà all'ambito artistico, introducendo, con una breve presentazione del fenomeno di arte globale, la relativamente recente scoperta di alcune artiste donne mediorientali accomunate dall'esigenza, più che dalla scelta, di incentrare la propria ricerca artistica nella comunicazione di un disagio comune, quello femminile. Si tratta di artiste ormai note allo scenario artistico internazionale, come Shirin Neshat, Shadi Ghadirian, Ghada Amer, Sukran Moral e Parastou Forouhar e altre emergenti ma non meno importanti, come Shirin Aliabadi, Shirin Fakhim, Majida Khattari e Firouzeh Khosrovani. Le opere di queste artiste, talvolta drammatiche, altre volte ironiche e conturbanti ma in ogni caso dal forte impatto emotivo, riusciranno a porre vari spunti di riflessione sulla questione della donna islamica, una questione che sorprendentemente riuscirà a provocare riflessioni unilaterali: dagli stereotipi culturali e le discriminazioni sociali, all'imprinting della società sul ruolo della donna, non solo islamica, la xenofobia della società occidentale, ancora prevenuta e poco informata sull'argomento Islam e soprattutto la critica ai regimi dittatoriali che impediscono lo sviluppo economico e quindi sociale prima che della donna, della collettività. Inevitabile la discussione sul velo, e sul corpo femminile visto come oggetto, dalla prostituzione alla mercificazione dei media, all'affermazione di sè attraverso l'apparire e non dell'essere. Emergeranno anche tematiche indirettamente connesse al problema della condizione femminile nell'Islam: l'immigrazione e l'identità culturale dei soggetti, la globalizzazione e il rispetto di culture differenti, la guerra e la censura, lo scontro tra tradizione e modernità che provoca profonde contraddizioni in molte società islamiche.

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7 1. LA DONNA ISLAMICA ATTRAVERSO LA STORIA E LA RELIGIONE 1.1 La donna mediorientale attraverso la storia Attribuire la subordinazione della donna alla sola ideologia islamica, atteggiamento frequente da parte della società occidentale, non solo è alquanto riduttivo ma soprattutto rivela una certa ignoranza sull‟argomento. Le informazioni che riceviamo dai mass media sono spesso filtrate, manipolate e in certi casi affatto obiettive ma attraverso un‟analisi più attenta della storia riguardante i paesi islamici in discussione si può avere una visione più eloquente della loro società, della loro tradizione, delle ragioni che hanno causato la subordinazione delle donne nella maggior parte di queste regioni. Questo atteggiamento misogino non è una caratteristica di una cultura radicata della regione mediorientale, bensì è una conseguenza di molti fattori, eventi e influenze come conquiste, assimilazione di usanze e religioni, difficile sviluppo economico ecc, quindi dare la piena responsabilità alla comunità musulmana di questi rivolgimenti è impossibile, data la relativamente giovane età della religione Islamica, la cui nascita è databile nei primi anni del 600 d.C. A riprova di ciò è utile risalire alle prime antiche civiltà. La donna era inizialmente considerata di pari importanza all‟uomo, occupandosi del fabbisogno quotidiano quanto lui, mentre la maternità era vista come qualcosa di sacro e magico oltre ad “utile” per la crescita di forza lavoro nello sfruttamento delle risorse disponibili. Ciò spiega l‟esistenza del culto della Dea Madre in tutta l‟Asia Occidentale, in Egitto, Siria, Anatolia, prende il nome di Ishtar in epoca babilonese e di Astarte presso i popoli semitici, mentre gli idoli maschili ne erano subordinati. Tra le varie popolazioni era diffuso il regime matrilineare e, anche se ciò non implica necessariamente che la donna fosse insubordinata al potere maschile come la donna - capo, conferma una considerazione elevata della femminilità. 1 Anche in Mesopotamia veniva professato il 1 Cfr. S. De Beauvoir, Il Secondo Sesso, Il Saggiatore, Milano, 2002, pp. 96,97,99,100,101

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Informazioni tesi

  Autore: Cinzia Muscia
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2009-10
  Università: Accademia di Belle Arti
  Facoltà: Pittura
  Corso: Arti visive e discipline dello spettacolo
  Relatore: Emilia Valenza
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 152

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Parole chiave

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firouzeh khosrovani
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