Tra custodia ed educazione: funzione pedagogica della giustizia e ruolo della Polizia Penitenziaria in ambito minorile
La scelta di preparare la tesi su questo argomento, ossia la funzione pedagogica della giustizia e il ruolo della polizia penitenziaria in ambito minorile, è nata dall’interesse per l’evoluzione che ha subito l’idea di carcere: da luogo di reclusione e sradicamento dalla società civile, a un carcere che può diventare ambiente educativo di apprendimento, nel cui interno ci sono operatori capaci di utilizzare metodologie mutuate dalle scienze umanistiche, per ampliare le comunicazioni e le possibilità di confronto, in modo che, colui che lascerà il carcere, avrà la possibilità di reinserirsi positivamente nella società.
Ho focalizzato l’attenzione prima di tutto sulla persona con la quale gli operatori penitenziari minorili dovranno relazionarsi: l’adolescente. Nel primo capitolo, ho analizzato le caratteristiche di questa delicata fase della vita e le tappe che conducono alla realizzazione del sé. Ho affrontato il tema del rapporto con la scuola, il gruppo dei pari e le dinamiche relazionali che si attivano al suo interno, il rapporto con i genitori citando anche i diversi stili educativi adottati. Infine, ho analizzato il difficile rapporto con l’autorità. Nel secondo capitolo ho trattato il tema della devianza, illustrando le varie teorie sull’argomento, partendo dalla Scuola Classica fino ad arrivare ai nostri giorni, e citando anche il pensiero di Vittorino Andreoli. Sono poi passata all’analisi dei meccanismi di difesa, così come interpretati da Bandura e da Matza e Sykes; essi parlano di “tecniche di neutralizzazione”. Infine, riflettendo su come possiamo aiutare i giovani, ho sottolineato quanto sia importante la presenza dell’adulto, allo scopo di promuovere la crescita serena del minore, per renderlo più indipendente e più responsabile nell’affrontare le varie esperienze della vita.
Il terzo capitolo è dedicato alla funzione pedagogica della giustizia. Ho analizzato l’evoluzione del concetto di pena. Citando la Legge 354/75, ho parlato del trattamento penitenziario, quindi dell’individualizzazione, intesa come la necessità di adattare la pena alla specifica personalità del detenuto, e della risocializzazione, ossia il positivo reinserimento nella società libera del minore ristretto una volta che questi abbia lasciato il carcere. Un ruolo fondamentale nel trattamento penitenziario è svolto dall’equipe tecnica. Il quarto capitolo è centrato sul ruolo della Polizia Penitenziaria, da semplice “custode”, ad un operatore che, come stabilito dalla L.395/90, fa parte dell’equipe trattamentale e, pertanto, deve possedere competenze specifiche.
L’ultimo capitolo è dedicato all’IPM di Nisida, alla conoscenza delle attività formative che vi si svolgono, le attività scolastiche, il cineforum, e i tanti laboratori con valenza di formazione professionale che portano alla creazione di originali manufatti, nonché le attività teatrali e musicali.
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Informazioni tesi
Autore: | Maria Ciotola |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università Telematica Pegaso |
Facoltà: | Scienze dell'Educazione |
Corso: | Scienze dell'educazione e della formazione |
Relatore: | Gianluca Guida |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 88 |
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