Harlem: Mecca of the New Negro. Lo spazio del quartiere nero nell'immaginario della Harlem Renaissance
Situato all’estremità settentrionale dell’isola di Manhattan, Harlem è tuttora il quartiere nero per eccellenza della città di New York. Negro city in the world, Negro metropolis, city within a city, the culture capital, Mecca of the New Negro, race capital, ma anche slum, ghetto, o, più recentemente villaggio, sono solo alcuni degli epiteti che hanno definito il ruolo di Harlem nella storia e nella cultura del popolo afroamericano e dell’intera nazione. Il viaggio che propongo nella mia tesi è nella Harlem degli anni Venti, alla scoperta e allo studio di tali ruoli e significati grazie all’analisi del rapporto che si instaura tra Harlem e gli scrittori che fecero di questo luogo il fulcro del movimento artistico e letterario della Harlem Renaissance.
Nel 1925 James Weldon Johnson dichiarava che nella storia della città di New York, il significato del nome Harlem era cambiato da olandese, a irlandese, a ebreo, a nero, riassumendo così la storia del quartiere dalle sue origini nell’America coloniale olandese e inglese del 1600, all’arrivo degli emigranti irlandesi, ebrei, italiani nel 1800, fino ai primi decenni del 1900, quando Harlem divenne la Promised Land di migliaia di afroamericani che abbandonavano gli stati del sud in cerca di lavoro e di migliori condizioni sociali nel nord più libero ed emancipato. Nelle parole di Alain Locke Harlem diventa spazio culturale, il luogo della self-expression, della self-determination e della race-consciousness afroamericana, che fa appello alla condivisione di passato, storia, tradizioni e cultura comuni ai membri della comunità. Eppure questa terra promessa-spazio culturale ha dei confini ben precisi (dalla 110th St. all’estremità settentrionale dell’isola di Manhattan), a testimoniare anche la sua dimensione di ghetto, luogo di separazione plasmato da quella che W.E.B. Du Bois chiamò la linea del colore (the color-line), che nell’America della schiavitù e della segregazione ha sempre diviso il nero dal bianco.
Harlem, Promised Land, e Harlem, ghetto: sono due aspetti di una realtà complessa e contraddittoria che si affermano contemporaneamente a partire dagli anni Venti, periodo in cui il quartiere nero riveste principalmente il ruolo di capitale culturale della New Negro o Harlem Renaissance, il primo vero movimento artistico e culturale afroamericano che, tra il 1917 e il 1934, coincise con un’enorme fioritura e produzione in ambito letterario (poesia, narrativa, saggistica), delle arti visive (pittura, scultura, fotografia), della musica, del cinema e del teatro. Harlem divenne quindi uno spazio culturale di ri-definizione –Re/Naissance – dell’identità del popolo afroamericano e del ruolo dell’intellettuale – The New Negro – che doveva diventare produttore attivo dei testi della cultura patrimonio della memoria collettiva e della coscienza del suo popolo. La ricerca di una nuova identità sociale e culturale del nero (i concetti di civilization type e culture citizenship introdotti da Alain Locke e finalizzati alla revisione del significato di “razza” dalla sfera fisica e biologica a quella sociale e culturale) all’insegna della folk-expression e self-determination si inseriva contemporaneamente anche in una prospettiva più ampia, ossia nel processo di formazione di un’autentica identità culturale americana indipendente dalla tradizione europea.
Sono i testi poetici e narrativi di alcuni dei principali protagonisti della Harlem Renaissance che ci conducono alla scoperta dell’universo sociale e culturale del quartiere nero durante gli anni Venti. Le poesie di Langston Hughes, Claude McKay, Countee Cullen, i romanzi Home to Harlem di McKay, Quicksand e Passing di Nella Larsen, The Autobiography of an Ex-Colored Man di James Weldon Johnson forniscono un ritratto di Harlem, e più in generale dello spazio americano, costantemente in bilico tra la dimensione di terra promessa e quella di ghetto. Le teorie di Jurij M. Lotman relative alla capacità che ha lo spazio artistico, ossia quello descritto e rappresentato in un’opera d’arte (poesia, narrativa, teatro, ecc.), di fornire un modello sociale, temporale, etico del mondo, hanno in parte guidato la mia riflessione sulle opere degli autori della Renaissance. Nell’analisi delle relazioni spaziali presenti nei testi, Harlem è quindi spazio fisico, artistico, culturale e della coscienza in grado di rappresentare la condizione esistenziale del nero che W.E.B. Du Bois aveva espresso nel concetto della double consciousness.
Tuttora Harlem, abitatata quasi esclusivamente da neri e nonostante i numerosi problemi sociali ed economici, rimane la capitale della gente di colore di tutto il mondo, luogo dello spirito, simbolo dell’orgoglio nero e delle contraddizioni dello spazio americano.
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Informazioni tesi
Autore: | Daniela Latini |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1998-99 |
Università: | Università degli Studi di Macerata |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Lingue e Letterature Straniere |
Relatore: | Marina Camboni |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 200 |
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