L'amministrazione podestarile nel Comune di Vernole (1927-1943)
L’obiettivo di questo lavoro è dare un contributo a questo filone di studi attraverso l’analisi di un caso specifico ossia, l’amministrazione del comune di Vernole (nel periodo compreso tra il 1923 e il 1943). La sua economia, era basata essenzialmente sull’agricoltura, e l’attività primaria era rappresentata dalla coltivazione dell’ulivo e dalla produzione di olio nei frantoi sotterranei che ancora oggi sono disseminati su tutto il territorio comunale. Scarsa era invece la produzione del tabacco, almeno nel corso degli anni Venti, al contrario di quanto avveniva nel resto del circondario leccese, che anche attraverso la coltivazione e la lavorazione del tabacco, all’indomani della grande guerra, stava cercando di risanare le precarie condizioni economico-sociali .
Quindi, attraverso l’analisi dell’amministrazione di questo piccolo comune cercheremo di fornire un contributo alla ricostruzione sempre più dettagliata delle modalità di penetrazione del fascismo nel Meridione.
Possiamo affermare che con la legge del 4 febbraio 1926, n. 237, che istituiva il regime podestarile in tutti i comuni italiani , Mussolini già da tempo – com’è noto – saldamente al potere, si proponeva di «dare sanzione giuridica a quella ch’era ormai la realtà obiettiva dei fatti e di spazzare via dai comuni ogni vestigio di autonoma vita politica» , ponendo alla guida delle amministrazioni locali nuove personalità, i podestà, che riunivano nelle proprie mani i poteri precedentemente appartenuti al sindaco, al Consiglio e alla Giunta. Lo scopo di questo nuovo istituto era di garantire la massima dedizione delle amministrazioni locali nell’attuazione delle direttive provenienti dal governo fascista, attraverso appunto, una maggiore subordinazione politico-amministrativa delle periferie rispetto al centro.
L’istituto podestarile fu soprattutto all’inizio, un trait d’union fra fascismo e rappresentanti del potere politico ed economico locale dell’età liberale. Ma a partire dalla prima metà degli anni Trenta, si sarebbero affermati soggetti provenienti direttamente dalle file del partito fascista .
Gli anni che precedettero la riforma podestarile, furono contrassegnati dallo scioglimento dei consigli comunali cui fece seguito la nomina dei commissari straordinari, che, prima dell’emanazione della legge del 1926, fu il primo passo che segnò il passaggio, sul piano del decentramento amministrativo e del governo del territorio, dallo Stato liberale al nuovo regime.
Comunque il disegno mussoliniano di costruire un solido rapporto tra centro e periferia non riuscì nella sua interezza. Soprattutto al Sud il podestà si configurò, non tanto come un fulgido e rispettoso rappresentante del fascismo a livello locale, bensì come uno strenuo difensore degli interessi della comunità alla quale apparteneva.
Così avvenne anche a Vernole, dove i due podestà che governarono nel periodo compreso tra il 1927 e il 1943 cercarono in tutti i modi di favorire gli interessi della comunità e soprattutto dell’élite del centro salentino; naturalmente ponendo particolare attenzione al mantenimento di buoni rapporti con le autorità centrali, soprattutto attraverso aperte e apologetiche celebrazioni del regime e dei suoi rappresentanti. Tale atteggiamento probabilmente era più strumentale che derivante da una sincera adesione ideologica dei vernolesi al regime, come afferma lo studioso locale Luciano Graziuso nel suo lavoro Vernole e Frazioni: «si tratta, di persone che in fondo manderebbero volentieri a quel paese Mussolini e il fascismo, ma ora preferiscono sottomettersi, osannando al vincitore politico del momento, perché così stanno le cose e ribellarsi pare loro un rimedio peggiore del male. È una mentalità, diffusa soprattutto nel Meridione e tipica della classe piccolo-intellettuale-borghese che, in genere, dalla sottomissione ai potenti e dall’accordo con loro ha trovato sempre qualcosa da guadagnarvi» .
La seconda parte di questo lavoro, quella più propriamente dedicata alla ricerca, affronta il periodo dal 1923 al 1927, contrassegnato dall’avvicendamento, alla guida del comune di Vernole di tre commissari straordinari, nominati dopo lo scioglimento della vecchia amministrazione comunale.
Ma l’attenzione sarà posta soprattutto alle successive gestioni podestarili: la prima del Geom. Luciano Graziuso che va dal 1927 al 1932; la seconda dell’Avv. Pasquale Sansonetti compresa tra il 1932 e il 1943.
L’operato dei commissari straordinari e soprattutto quello dei podestà è stato preso in esame attraverso il ricorso ai documenti conservati nell’Archivio Storico del Comune di Vernole e nell’Archivio di Stato di Lecce. Più precisamente, nell’archivio vernolese sono stati consultati i registri delle delibere degli anni compresi tra il 1922 e il 1943; mentre nell’Archivio di Stato di Lecce sono stati esaminati i fondi di prefettura appartenenti al comune di Vernole nel periodo che va dal 1923 al 1941, con particolare attenzione alla situazione socio-economica.
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Informazioni tesi
Autore: | Giampaolo Mercadante |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2006-07 |
Università: | Università degli Studi del Salento |
Facoltà: | Scienze della Comunicazione |
Corso: | Scienze della comunicazione |
Relatore: | Michele Romano |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 53 |
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