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Il movimento rastafariano

Nel primo capitolo si traccia la nascita del movimento Rastafariano, collocandolo sulla scena giamaicana grazie a personalità di spicco quali Leonard Howell e Ras Sam Brown, e sulla scena internazionale grazie alla straordinaria personalità dell‟Imperatore d'Etiopia Hailé Selassié, considerato dai fedeli rastafariani il Messia nella sua seconda venuta. Particolare attenzione è rivolta anche alla svolta fondamentale che ha segnato definitivamente le connessioni tra movimento Rastafariano e l‟Etiopia, e cioè l‟invasione italiana del 1935.
Una parte è dedicata interamente alle reazioni e alle contromisure istituzionali adottate dallo stato giamaicano per contrastare il sempre crescente supporto delle masse al Movimento, dall‟uso della forza da parte della polizia ai tentativi più indiretti di coercizione e di indottrinamento. Le contromisure adottate non erano solamente le incarcerazioni preventive o i processi per violenza a cui erano continuamente sottoposti gli aderenti al Movimento, ma anche, e soprattutto, quei tipi di interventi più subdoli come il taglio coatto delle capigliature tipiche – i dreadlock – o i vari tentativi di dipingere il Movimento alla stregua di un clan criminale.
Nel secondo capitolo si delineano le caratteristiche fondamentali del Movimento: le credenze, tra cui il culto e la venerazione per Hailé Selassié; i suoi rituali, tra cui l‟uso della Ganja come erba divina che permette di raggiungere una dimensione spirituale di vicinanza a Dio e l‟utilizzo di simboli gloriosi come il leone, al quale i rastafariani si paragonano per la sua fierezza e per la sua criniera che ricorda la tipica capigliatura dei rastafariani.
Nel terzo capitolo si delinea come il Movimento abbia contribuito a creare un vero e proprio linguaggio del corpo manifestato dai dreadlock; vengono tracciate le motivazioni per le quali gli aderenti al Movimento cominciarono ad acconciarsi i capelli in lock: la motivazione politica per la volontà di identificarsi meglio con il movimento di liberazione keniota dei Mau Mau dall‟ingerenza britannica, i cui guerrieri portavano i loro capelli al naturali, in lock – ciocche – appunto; e la motivazione religiosa che viene individuata nel racconto biblico di Sansone, il quale traeva forza proprio dai suoi capelli, che tagliati da Dalila attraverso le forbici – identificate come strumento di Babilonia – lo rendono vulnerabile, soggiogato e buffone di corte.

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7 INTRODUZIONE Nella prima metà del XX secolo nacque in Giamaica iI movimento Rastafariano, come evoluzione dell‟etiopismo e del Garveismo. Il Rastafarianesimo fu – ed è tuttora – un movimento politico, culturale, sociale e religioso che ha contribuito fortemente alla liberazione delle popolazioni afro- diasporiche dal sistema di stereotipi creati durante il periodo coloniale nel sedicesimo secolo. Questo sistema di stereotipi, assimilato dalle popolazioni africane e caraibiche ha contribuito per secoli ad instillare un complesso di inferiorità e un senso di non appartenenza che ha provocato la perdita di coscienza per tutta la popolazione “negra”. Il lavoro si sviluppa in tre capitoli: il primo capitolo tratta l‟analisi dell‟etiopismo e del Garveismo, dottrina che prende il nome dal suo precursore Marcus Garvey. Egli, grazie alla sua volontà di ribellarsi verso il sistema giamaicano che denigrava ed emarginava tutto ciò che era “negro”, diventò il primo leader della popolazione negra di tutto il mondo e fondatore dell‟Universal Negro Improvement Association, l‟ associazione mondiale della gente di colore. che prevedeva non solo l‟integrazione razziale ma anche, e soprattutto, rappresentava una speranza di rinascita per tutte le popolazioni afro- diasporiche di tutto il mondo. Il punto focale della sua filosofia, per permettere ad ogni uomo o donna di colore di diventare socialmente, politicamente ed economicamente al pari di un qualsiasi cittadino bianco, era l‟ “orgoglio di razza”, instillare cioè in ogni cittadino quel senso di orgoglio e di appartenenza per tutto ciò che rappresentava l‟ “essere africano”. Egli spiegava la necessità per la gente di colore di ritornare alle proprie origini, abbandonare cioè l‟immagine che i colonialisti avevano professato da secoli del negro docile e subordinato intellettualmente e socialmente e soprattutto ricordare la magnificenza e la grandezza del passato delle stesse popolazioni africane: recuperare nel

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Informazioni tesi

  Autore: Dalila Rossi
  Tipo: Tesi di Laurea
  Anno: 2010-11
  Università: Università degli Studi di Padova
  Facoltà: Scienze Politiche
  Corso: Scienze politiche e delle relazioni internazionali
  Relatore: Cesira Filesi
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 87

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