Potere e Resistenza; Kafka, Deleuze, Foucault
“Noi crediamo soltanto ad una politica di Kafka, che non è né immaginaria né simbolica. Crediamo ad una o più macchine di Kafka, che non sono né struttura né fantasma. Crediamo solo ad una sperimentazione di Kafka: non interpretazione o significanza, ma protocolli d’esperienza”. Con queste parole Deleuze e Guattari trovano il loro ingresso nell’opera di Kafka, e si accingono ad intraprendere il loro percorso. Ma sono anche parole che puntualizzano la natura molteplice dell’accesso ad essa. In poche righe essi rifiutano in blocco ogni approccio che faccia riferimento a metafore o allegorie.
Ed è seguendo questa impostazione metodologica – di molto debitrice, a nostro avviso, a quella suggerita da Benjamin nel suo saggio Franz Kafka, secondo il quale “ci sono due modi di mancare totalmente l’opera di Kafka. Uno è l’interpretazione naturale, l’altro quella soprannaturale: l’una e l’altra – l’interpretazione psicanalitica come quella teologica – trascurano del pari l’essenziale” – che ci proponiamo di esplorare i rapporti soprattutto fra quattro autori: Deleuze, Guattari, Foucault e Kafka, con l'intento di mettere in relazione i rispettivi pensieri riguardo a due concetti chiave: potere e resistenza.
La trattazione comincia con uno sguardo comparativo tra il concetto foucaultiano di potere
disciplinare e quello deleuzian-guattariano di edipizzazione; alla luce delle comparazioni fra i due pensieri, si passa ad un esame del concetto di resistenza, con riferimento all'opera di Kafka; si arriverà a concludere che l'opera kafkiana è un'opera di resistenza attiva per un tipo di potere, come quello di normalizzazione e di edipizzazione, che nei primi anni del XX secolo, andava già
prefigurandosi.
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Informazioni tesi
Autore: | Rudy Pascarella |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Verona |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Filosofia |
Relatore: | Paolo Gambazzi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 33 |
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