Il Patto sui diritti civili e politici e i diritti inderogabili
La presenza di crisi o di conflitti è stata spesso invocata dagli Stati, come base giuridica per la sospensione di taluni diritti umani, al fine di poter fronteggiare situazioni di emergenza in grado di minacciare la sicurezza e l’ordine pubblico della nazione. Il Patto sui diritti civili e politici (d’ora innanzi il Patto), approvato il 16 dicembre del 1966 con la Risoluzione n. 2200 A (XXІ) , all’art. 4 , in merito alla possibilità di derogare ai diritti in esso contenuti, fa genericamente riferimento al “caso di pericolo pubblico eccezionale”. Il trattato in esame fornisce, dunque, gli strumenti attraverso cui gli Stati Parte accettano di limitare e di procedimentalizzare la facoltà di ricorso unilaterale a detta clausola.
Tuttavia, nonostante la previsione di un nucleo di diritti assolutamente inderogabili, la genericità di una siffatta espressione pone il pericolo di aprire la strada a discrezionalità — e quindi ad un suo possibile abuso — da parte degli Stati in merito al suo utilizzo. Per cui, dinanzi ad una tale prospettiva, appare quanto mai indispensabile definire in modo chiaro i contorni di una siffatta previsione normativa.
Lo studio che si farà nei capitoli seguenti partirà da un esame relativo alla vincolatività del Patto negli ordinamenti interni, con particolare riguardo all’ordinamento italiano. Comprendere fino a che punto le disposizioni del Patto possono vincolare i singoli Stati nelle proprie scelte governative, serve a misurarne il grado di penetrazione dei relativi obblighi e, conseguentemente, del regime derogatorio.
Si proseguirà, poi, attraverso l’esame del sistema di controllo previsto dal Patto e l’organo a ciò precipuamente preposto, ovvero il Comitato sui diritti civili e politici (d’ora innanzi il Comitato).
Si procederà, quindi, ad un’analisi del significato e della portata dell’art. 4 e dei limiti alla sua applicabilità. Si porrà, dunque, l’accento sui diritti assolutamente inderogabili, ovvero il diritto alla vita ex art. 6, il divieto di tortura e di pene o trattamenti inumani e degradanti ex art. 7, il divieto di tratta degli esseri umani ex art. 8, il principio di legalità ex art. 15, il diritto di riconoscimento della personalità giuridica ex art. 16, la libertà di pensiero, di coscienza e di religione ex art. 18. Infine, sarà oggetto di esame la situazione mediorientale, con particolare riferimento ai governi della Siria e dell’Egitto, che costituiscono un esempio emblematico di come la proclamazione di uno stato di emergenza in base al sistema previsto dal Patto, possa, de facto, perdere qualsiasi contorno di legittimità, nel momento in cui uno stato contingente, si traduce in uno stato permanente di emergenza pubblica, che legittima la violazione sistematica di qualsiasi diritto umano.
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Informazioni tesi
Autore: | Valeria Zangaro |
Tipo: | Tesi di Laurea Magistrale |
Anno: | 2009-10 |
Università: | Università degli Studi di Bari |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | andrea cannone |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 149 |
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FAQ
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