Il tema dell'animale nella letteratura di Tommaso Landolfi: ''La pietra lunare'' e ''Le due zittelle''
Negli ultimi quindici anni la critica tematica è stata riscoperta grazie all’opera di Sollors e ha dato i suoi frutti anche in Italia grazie alle opere di diversi autori nonché con l’inizio dell’ insegnamento tematico della letteratura.
I più importanti contribuiti italiani vengono da Francesco Orlando che nel suo libro ripercorre il rapporto dell’uomo con gli oggetti e le cose inutili nel corso della letteratura antica e moderna e da Piero Boitani che si misura con il mito di Ulisse e la sua evoluzione nella letteratura occidentale.
Nonostante tale fioritura la critica tematica ancora si misura con la difficoltà di definire non solo il proprio nucleo centrale, ovvero il concetto di tema, ma anche una terminologia concorde. Il tema è spesso accostato e addirittura sovrapposto al motivo e questo perché non sono stati definiti con chiarezza limiti e valori di tali concetti. Romano Luperini al riguardo ci viene in soccorso differenziando il tema dal motivo considerando quest’ultimo come “un’unità più piccola in cui si articola il tema che funziona come parte o cellula dell’organismo tematico contribuendo così a strutturarlo”. Il concetto di tema invece oscilla tra significati diversi, principalmente due, l’ “argomento” di un testo e l’ “idea ispiratrice”. Questi significati chiariscono come la natura del tema sia duplice, oggettiva e soggettiva insieme. L’oggettività del tema consiste nell’essere presente in una determinata opera e nello stesso momento nella coscienza e nell’esperienza del lettore, caratteristica quest’ ultima che ne determina la soggettività.
Uno dei grandi temi che percorre la letteratura sin dall’antichità è certamente il tema dell’animale. A partire dalle Fabulae di Fedro nelle quali gli animali divengono dei personaggi umanizzati perché assumono connotati e psicologia umani, la presenza animale arriverà, in forma sempre più tangibile, sino alla letteratura dell’Ottocento e Novecento. A testimoniare come l’animale abbia nutrito nel corso del tempo l’immaginario letterario vi è una folta schiera di testi che trovano nella presenza animale un denominatore comune.
I testi che si occupano dell’animale possono essere divisi in due tipologie: 1) testi scritti da autori che hanno osservato l’animale, lo hanno analizzato e descritto, ma non si sono mai sentiti visti dall’animale. Esso ha dunque in questa tipologia di testi il carattere di una cosa che “viene vista”, ma non ha la capacità di vedere, osservare. 2) Testi di autori che si sentono osservati dagli animali e hanno avuto la capacità di assumere lo sguardo animale su di sé arrivando in questo modo ad una rappresentazione non solo dell’uomo, ma anche dell’animale che va oltre la semplice descrizione. Nella letteratura novecentesca italiana Tozzi non è stato l’unico a rendere gli animali protagonisti della pagina scritta: sia contemporaneamente, sia dopo di lui altri autori hanno sviluppato il tema dell’animale. Tra questi Pirandello, Levi, Calvino, Tommaso Landolfi, autore quest’ultimo meno noto dei precedenti ma tra i più prolifici in questo campo. Egli è uno scrittore poco conosciuto perché come pochi altri ha voluto e saputo creare attorno a sé un’aura di mistero, preferendo lasciar circolare “leggende” sulla propria vita anziché divulgare dati biografici certi. La sua personalità insondabile però non ha impedito di indagare la produzione letteraria e riscontrare come l’intera opera landolfiana sia attraversata dalla metafora animale nell’ambito della narrazione e della scrittura, sino a giungere all’animalizzazione della parola.
La presenza dell’animale è così evidente da non poter essere ignorata dalla critica, che si è largamente dedicata all’interpretazione di questo tema persistente nella produzione di Landolfi. Alla pluralità dei critici che si sono cimentati in questa analisi corrisponde una molteplicità di punti di vista. La comprensione dell’animale può essere vincolata alle vastissime influenze letterarie dell’autore, sondata attraverso la psicanalisi, intrecciata alla crisi del linguaggio, supportata dalle riflessioni dell’autore: ogni analisi è frutto dall’applicazione di strumenti diversi e di prospettive personali e soggettive. Le interpretazioni possono affondare le radici su un terreno comune o giungere a visioni discordi, rimanendo isolate l’una dall’altra; oppure hanno la possibilità di confrontarsi e interagire per trovare un orizzonte comune o una visione che oltrepassi le prospettive unilaterali.
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Informazioni tesi
Autore: | Deborah Benin |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi di Padova |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Lettere |
Relatore: | Emanuele Zinato |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 47 |
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