Luoghi del movimento nel pensiero di Martin Heidegger
Obiettivo della tesi è mettere in luce l’importanza radicale della nozione di Bewegung all’interno di alcuni “luoghi” del cammino di pensiero heideggeriano.
La Bewegung viene riletta dall’interno delle sue gesta, a partire dal suo esser portata alla luce, attraverso il suo specificarsi e trasfigurarsi graduale, fino all’esasperato esaurirsi dell’intera portata della sua carica evocativa: un cammino – questo appena delineato – che si muove nel solco della tradizione filosofica, in particolare aristotelica, sempre viva in Heidegger, ma anche all’insegna di alcuni degli aspetti più innovativi, aperti dalla scienza fisica nel dibattito culturale del Novecento. La tesi risponde all’intento di offrire, il più possibile un quadro chiaro del percorso, dei “luoghi” e delle trasformazioni del movimento nel pensiero di Heidegger, strutturandosi come analisi del primo sorgere della questione della Bewegung a partire dagli anni Venti, fino al trasfigurarsi di questo tema nel prender corpo dell’Ereignis, già dalla fine degli anni Trenta.
Dal primo al quarto capitolo, il movimento è indagato alla luce di una considerazione di fondo: il superamento del conoscere tradizionale, prospettato da Heidegger origina, con il venir meno della distinzione tra soggetto e oggetto, una radicale trasformazione del movimento non più riducibile al paradigma cinetico della traslazione locale, ovvero non più rappresentabile solo come un passaggio da un luogo ad un altro, tendenza quest’ultima, invece, imperante, nella fisica moderna. Sulla base di questo presupposto il lavoro di ricerca mette in rilievo l’emergere del problema del movimento, nel primo Heidegger, come questione centrale legata, inizialmente, al carattere precipuo della κίνησις del vivere effettivo. Nel suo “stabilizzarsi” come Bewegtheit, ovvero nel suo prender forma entro una modalità d’attuazione determinata, la vita, come κίνησις autodiretta, può essere accostata ad una alteratio perfectiva, ovvero a quel modello cinetico che Aristotele, nella Fisica, classifica come movimento secondo la qualità. Il passaggio dalla centralità del vivere effettivo all’esistere, inteso come Dasein, radicalizza la questione del movimento, mediante l’approfondirsi della tematica del «come» (Wie), aperta dal “poter morire”, la quale, prima ancora di essere inquadrata entro la cornice del problema della temporalità, sembra porre l’accento sul persistere di una irrisolta questione formale, scaturita dalla stessa tendenza della Bewegung ad autoarticolarsi, interpretandosi secondo un sistema di categorie esistenziali. Il rapporto tra la forma e il movimento, è approfondito mediante l’analisi del problema del Dasein, come trascendenza. Il trascendere è inteso come capacità ontologica di «formazione» (Bildung) di un mondo, messa a fuoco da Heidegger attraverso il riquestionamento dell’«immaginazione» (Einbildungskraft) kantiana. L’emergere di tale potere di formazione lega, in Heidegger, le sorti della Bewegung ad una nuova interrogazione dell’idea di δύναμις. Dal confronto tra Kant e Leibniz, Heidegger ricava la possibilità di radicalizzare il movimento come trascendenza, ossia come apertura per un render possibile che non ha più a che fare né con una possibilità assoluta (Möglichkeit), né con una realtà ottenuta attraverso il passaggio dal possibile al reale (Vermögen), quanto, piuttosto, con l’accadimento del loro stesso differire. Tale accadimento non è più rappresentabile entro un modello del pensiero: la trascendenza, attestata dal Dasein, in quanto andare oltre l’atto, può offrirsi come l’accadere stesso della possibilità. Liberata, in questo modo, nel passaggio vita-Dasein, da ogni forma specifica di modalità d’attuazione, la Bewegung può essere restituita alla originarietà stessa del suo accadere, aprendo la strada a quella radicalizzazione del tema del movimento che si compie con l’Ereignis, nel quale la Bewegung è restituita all’evento dell’accadere della quadruplice possibilità del suo stesso prender forma. La tesi arriva a sostenere, passando, infine, attraverso un confronto tra l’opera d’arte e la Cosa, come l’Ereignis – appropriazione – venga a costituirsi, in quanto dissociarsi di forma e movimento, come una Bewegung inimmaginabile, non più riducibile alla singolarità del fenomeno. Nel passaggio dall’opera d’arte alla Cosa, la tesi rintraccia una piena maturazione del superamento heideggeriano dell’idea di atto e sottolinea, infine, come liberata dal giogo dell’essere, nell’interrogazione estrema dell’Ereignis, in quanto movimento dello squadrare, la Bewegung possa essere restituita, prima dell’atto, all’evento dell’accadere delle sue quattro forme possibili di determinazione, attestandosi, nelle riflessioni heideggeriane, come problema decisivo dalla radicalità inesauribile.
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Informazioni tesi
Autore: | Draga Rocchi |
Tipo: | Tesi di Dottorato |
Dottorato in | Dottorato di Ricerca in Filosofia |
Anno: | 2008 |
Docente/Relatore: | Pietro D'Oriano |
Correlatore: | EdoardoFerrarioPaoloVinci |
Istituito da: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Dipartimento: | Dipartimento di Studi Filosofici ed Epistemologici |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 260 |
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