Il sistema sanzionatorio amministrativo nella normativa antiriciclaggio; strumenti di tutela del singolo e meccanismi di impugnazione.
Il denaro derivante da attività illecite, rimesso in circolazione con sofisticate tecniche di riciclaggio, assicura profitti enormi al crimine organizzato.
Per riciclare il denaro, la criminalità utilizza tecniche e strumenti diversi e, senza trovare barriere nei confini nazionali, si serve di intermediari e società di comodo, in paesi con legislazione permissiva, per meglio occultare le origini criminali del denaro.
Organismi internazionali e nazionali sono impegnati in un’azione coordinata contro il riciclaggio di denaro di provenienza illecita, attraverso un affinamento delle tecniche di prevenzione e di contrasto e ripetuti miglioramenti dei sistemi normativi, di controllo e sanzionatori.
E’ fuor di dubbio che l’immissione sul mercato di ricchezza di provenienza illecita produce un danno a tutti i soggetti economici estranei al circuito criminale, mentre i reati cosiddetti “presupposti” al riciclaggio sono fonte di profitti finanziari e di patrimoni considerevoli che permettono alle organizzazioni criminali transnazionali di penetrare, contaminare e corrompere le strutture dello Stato, le attività commerciali e finanziarie legittime e la società a tutti i livelli.
Si tratta perciò di un danno sociale, che va combattuto .
Prendendo a prestito un passaggio di una relazione svolta dal Prof. Ranieri Razzante , vorrei sottoporre queste semplici ma efficaci, considerazioni:
è difficilissimo distinguere un “riciclatore”: nella gran parte dei casi è un insospettabile imprenditore, professionista, uomo d’affari o prestanome con attività apparentemente modeste;
non è assolutamente vero che gli adempimenti antiriciclaggio costituiscano una “perdita di tempo”, dato che i movimenti dei riciclatori sono di svariati miliardi; si ricorda che questo è un reato tipicamente “associativo” (significa che bisogna essere almeno in due per commetterlo; ciò agevola la riconoscibilità di operazioni anomale soprattutto quando troppe persone figurino (a vario titolo) nell’impostazione del rapporto. Ciò aiuta altresì a comprendere che i limiti quantitativi fissati dalla legge, apparentemente bassi rispetto ai volumi effettivamente riciclati, non costituiscono una “presa in giro” ed un “appesantimento burocratico” per i soggetti obbligati; al contrario, l’esiguità degli importi in questione agevola il monitoraggio del fenomeno).
la normativa antiriciclaggio non è obbligatoria solo per gli intermediari italiani bensì per tutti quelli europei e ormai per gran parte di quelli mondiali (è il caso di ricordare che l’inottemperanza da parte di molti Paesi del mondo alle normative antiriciclaggio ed antiterrorismo non viene considerata, dalle nostre Autorità di controllo sul fenomeno, una circostanza esimente per chi non ottempera al dettato legislativo!)
la lotta al riciclaggio non può farsi senza l’aiuto degli intermediari finanziari e dei liberi professionisti, poiché essi sono più di altri in grado di monitorare i flussi di denaro che necessariamente devono transitare per le loro sedi;
Questo lavoro, finalizzato allo studio del sistema sanzionatorio amministrativo antiriciclaggio, dei relativi strumenti di tutela e dell’iter contenzioso, è suddiviso in due corpi principali: il primo capitolo nel quale viene svolta un’analisi, necessariamente sintetica, della attuale normativa antiriciclaggio con l’individuazione dei soggetti, degli obblighi e dei divieti imposti e sanzionati dalla norma e il secondo capitolo dove, dopo un breve accenno alle sanzioni penali, si analizzano le sanzioni amministrative e i relativi procedimenti di contestazione, accertamento, irrogazione e opposizione.
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Informazioni tesi
Autore: | Giuseppe Zambon |
Tipo: | Laurea I ciclo (triennale) |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università degli Studi Guglielmo Marconi |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Scienze giuridiche |
Relatore: | Raffaele Cantone |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 259 |
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FAQ
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