La nomofilachia preventiva
Le ripetute riforme che hanno di recente indirizzato il procedimento in Cassazione si muovono nell’ambito di tale norma programmatica, sulla scia della quale conviene muoversi affrontando una tematica che da anni è fonte di interpretazioni e analisi giurisprudenziali autorevoli, che meritano di essere approfondite e sviscerate in tutti gli aspetti, le sfaccettature, le motivazioni, con il tentativo ultimo di definire il dibattito dottrinario sull’eterna «questione cassazione» relativa alla «funzione nomofilattica» e all’esigenza di introdurre nel nostro ordinamento tale funzione in una veste nuova, ossia quella «preventiva».
La Corte di Cassazione rappresenta un tema costante non solo di studio, ma di discussione. Conviene preliminarmente considerare che il termine nomofilachìa è da intendersi come la funzione attribuita alla Corte Suprema di assicurare l’esatta osservanza e l’uniforme interpretazione della legge e l’unità del diritto oggettivo nazionale, avendo come punto di riferimento essenzialmente l’ordinamento italiano. L’idea sottesa all’art. 65 dell’ordinamento giudiziario è che la Corte di Cassazione, nell’interpretare la legge per applicarla alla fattispecie concreta che le è sottoposta, deve mirare prima di tutto a stabilire, a livello generale, qual è il significato giusto da attribuire alla norma, mentre la giustizia della soluzione nel caso concreto è un effetto secondario della prima operazione.
Inoltre, si esaminerà in linea generale la riforma sul giudizio di cassazione introdotta dal D.Lgs. 40/2006, per soffermarsi, in particolare, sull’introduzione di due nuove norme, ossia l’art 366-bis c.p.c., rubricato «quesito di diritto» e l’art. 420-bis c.p.c. rubricato «accertamento pregiudiziale sull’efficacia, validità, ed interpretazione dei contratti e accordi collettivi» e, sulla modifica di una norma già esistente, ossia l’art. 363 c.p.c., rubricato «principio di diritto nell’interesse della legge».
L’art. 366-bis, al fine di una drastica diminuzione dei ricorsi, annuncia che «nei casi previsti dall’articolo 360 c.p.c comma 1 numeri 1, 2, 3 e 4 c.p.c.» l’illustrazione di ciascun motivo si deve concludere a pena di inammissibilità, con la formulazione di un quesito di diritto che consenta alla Corte di enunciare un corrispondente principio di diritto «vincolante» per i casi futuri e simili, e nel caso di cui al n. 5, con la chiara indicazione del fatto controverso oggetto di motivazione omessa o contraddittoria, ovvero, delle ragioni dell’insufficienza della motivazione, insieme alla specifica indicazione degli atti processuali, dei documenti e dei contratti o accordi collettivi sui quali il ricorso si fonda. La nuova previsione è dovuta al fatto che spesso in passato il ricorso era proposto per ottenere, semplicemente un riesame della causa, come una sorta di terzo giudizio di merito che in linea di principio dovrebbe essere assolutamente estraneo al procedimento di legittimità.
Nell’intento di ridurre la durata del processo del lavoro, la riforma ha introdotto l’art 420-bis ampliando così la portata della disposizione dell’art. 360 n. 3 c.p.c., consentendo il ricorso per cassazione non più solo per violazione o falsa applicazione di norme di diritto, ma anche per violazione o falsa applicazione delle norme contenute nei contratti e accordi collettivi nazionali.....
si ammette ora la possibilità che, se il provvedimento non è ricorribile in Cassazione Conviene altresì effettuare una comparazione tra la Corte di Cassazione italiana e la Cour de Cassation francese, per comprenderne le differenze relative alla nomofilachia preventiva che, nel nostro ordinamento è affidata all’istituto del ricorso nell’interesse della legge da parte del Procuratore Generale della Corte di Cassazione, e nell’ordinamento francese è disciplinato dall’istituto della saisine pour avis, che consiste in una domanda rivolta alla Corte da parte di un giudice di merito, relativa ad una questione pregiudiziale di diritto, su materie nuove, che presenti una notevole difficoltà e possa riguardare numerose controversie. L’avis consiste in un parere non vincolante né per il giudice che l’ha richiesto né per la stessa Cassazione che l’ha formulato.
Conviene infine, analizzare la riforma introdotta dal disegno di legge n. 1441-bis, che intenderebbe inserire un’ulteriore disposizione nel codice di rito, ossia l’art 360-bis, considerata una nuova norma filtra - ricorsi, che abroga l’art. 366-bis....
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Informazioni tesi
Autore: | Sonia Stendardo |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2008-09 |
Università: | Università degli Studi di Urbino |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Andrea Giussani |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 152 |
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