Il modello della class action e la nuova azione collettiva risarcitoria
In Italia e negli Stati Uniti i crack finanziari e l’andamento dei mercati hanno dato vita a proposte di riforma dai differenti contenuti . In America la class action costituisce uno strumento processuale volto a riequilibrare le posizioni degli operatori economici e finanziari rispetto a quelle dei consumatori, danneggiati dai loro comportamenti . Il modello americano dal quale si parte sono le cosiddette Securities Class actions, espressione che indica le azioni collettive esercitate da soggetti lesi a seguito dell’acquisto di titoli nel mercato finanziario . Nel sistema statunitense le fonti di responsabilità in questo ambito sono assolutamente varie: si può far ricorso ai rimedi generali di common law, sia contrattuali che extracontrattuali , o a fattispecie statutarie.
Il sistema giuridico italiano è basato sull’iniziativa del singolo soggetto che si rivolge al sistema giudiziario e il provvedimento emesso ha efficacia e valore solamente per quel soggetto. Esistono dei casi in cui la vicenda di un soggetto è pressoché identica al caso di un altro o di altri soggetti. In Italia ci sono dei casi in cui i singoli danneggiati si sono consorziati ma, una volta resa la decisione anche per una causa multipla, questa vale solo per coloro che vi hanno partecipato. È necessaria quindi una procedura affinché coloro che restano, per diversi motivi, fuori dalla causa, possano trarre vantaggio dalla causa stessa .
Questa figura procedurale è nata nel sistema giuridico anglosassone ed è denominata class action o azione collettiva.
È lampante che l’azione di classe che si è tentato di mutuare da altri ordinamenti stranieri , prevalentemente di common law, male si innesta nel nostro ordinamento costituzionale e processuale, che prevede la possibilità di agire in giudizio solo in presenza di un preciso interesse della parte, secondo l’articolo 100 del codice di procedura civile . Peraltro tale ultimo principio è già stato incrinato con la legge n°52/1996 che ha, per la prima volta, introdotto la proponibilità di un’azione inibitoria da parte di un soggetto portatore non di interesse diretto ma solo di uno diffuso; azione poi estesa dalla legge n°281/1998 che ha consentito alle associazioni rappresentative dei consumatori di poter agire per inibire tutti quei comportamenti delle imprese lesive dei diritti fondamentali dei consumatori.
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Informazioni tesi
Autore: | Claudia Candian |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2007-08 |
Università: | Università degli Studi di Padova |
Facoltà: | Scienze Politiche |
Corso: | Studi europei |
Relatore: | Renato Pescara |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 235 |
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