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Il museo come strategia di comunicazione aziendale. Il Museo Storico Perugina

I musei aziendali sono creati, nella maggior parte dei casi, a partire dal desiderio dell’imprenditore di lasciare una traccia del proprio lavoro.Con il museo aziendale le imprese hanno la possibilità di affermare il valore estetico e culturale della propria produzione, dove per lungo tempo agli oggetti prodotti industrialmente ovvero in serie, era negato ogni valore che non fosse quello strumentale. Le aziende hanno cominciato a riconoscere il valore del proprio patrimonio storico, valore emozionale, ma anche più concreto. Si sono rese conto della possibilità di usufruire di un potenziale valore aggiunto sul prodotto, mettendo in luce la competenza raggiunta e consolidata nel tempo.Così in poco tempo il Museo si rivela:strumento di marketing sia interno, che esterno canale di comunicazione che attira nuovi pubblici.
Un divulgatore di cultura dall’interno che dà privilegio e innalza la mera produzione industriale a produzione culturale. Permette all’Azienda di “aprirsi” ai consumatori raccontandogli la propria storia aziendale, familiare, commerciale, comunicativa e dei propri prodotti, facendo entrare il consumatore in un mondo della produzione che non è più lontano e distaccato ma fa parte della storia di ognuno.Oggi il Museo si è evoluto e si pone come moderno strumento di marketing che utilizza il patrimonio storico in chiave di comprensione del presente, quindi si mette da parte la funzione meramente conservativa a favore della divulgazione della cultura aziendale. Il materiale storico diventa un mezzo per far risaltare la continuità tra passato e presente e quindi come chiave di comprensione della cultura attuale. Il Museo quindi esprime una storia industriale e di costume tipicamente italiano anche al target di visitatori stranieri che sta aumentando, soprattutto nel corso dell’estate. Agisce soprattutto come canale di comunicazione dell’Azienda in una realtà come Perugia, dove Perugina rappresenta l’espressione industriale più radicata sul territorio e non può che essere l’espressione visibile di tutte le forme di partecipazione agli eventi culturali locali: Umbria Jazz, Eurochocolate, Coppa della perugina, collaborazioni con Infotourist tra cui “Week and in Umbria” e “Perugina Day , ponendosi come meta alternativa ai consueti itinerari turistici e rappresentando un’opportunità per l’intero territorio umbro. Riguardo invece al rapporto con altri Musei, sono state attivate delle relazioni, ma fino ad ora la Perugina ha preferito agire in maniera autonoma, alla luce di vincoli, organizzativi e di sicurezza, che in virtù dell’ubicazione all’interno dell’Azienda, non hanno reso possibili forme di sinergia con altri siti che non hanno alle loro spalle una realtà produttiva.Il museo sembra essere stato concepito soprattutto come strumento di comunicazione per l’esterno. Accomuna varie tipologie di Museo che si sovrappongono. Inizialmente può essere considerato come un museo a tema, ovvero un museo che racconta l’evoluzione, non solo di un’azienda, ma del prodotto in generale, in questo caso il cacao: le radici della sua provenienza, il Ghana, l’Indonesia, l’Ecuador, la Costa d’Avorio, i miti che lo circondano, l’evoluzione delle tecniche di lavorazione (al centro della stanza sono conservati alcuni macchinari originali utilizzati per la lavorazione), suo utilizzo e benefici, gli aspetti simbolici, etnici, naturalistici, e l’uso quotidiano, quando e com’è entrato nel mercato italiano, grazie soprattutto a quest’azienda.
Ma non può essere considerato pienamente un museo a tema, infatti se questa fosse stata l’intenzione principale dei suoi fondatori si sarebbe prima di tutto chiamato “Museo del cioccolato”, senza riferimenti all’azienda. Tutta la comunicazione Perugina, anche all’estero, è infatti tesa a farsi conoscere proprio per la caratteristica di italianità che, per una merce come il cioccolato tipicamente di paesi più nordici, è una particolarità che può far giungere l’azienda ad una forte diversificazione strategica anche molto positiva rispetto ad altre marche, specialmente se il radicamento sul territorio e la storicità non sono castelli in aria ma vengono documentate e quindi convalidate con un Museo appunto.
Un Museo come altri pochi in Italia, che si spera possa servire da esempio per altre aziende che forse non sanno ancora come esaltare e far fruttare decenni di creatività e Made in Italy, ovvero il proprio patrimonio culturale, rivelatosi oggi importantissimo strumento di conoscenza, differenziazione e consolidamento all’interno dei mercati.Dall’intervista condotta alla Curatrice del Museo, risulta infine una sensazione di generale soddisfazione rispetto a questo investimento che viene visto soprattutto come un investimento permanente in cultura, che qualifica l’azienda e l’associa a valori “alti”.

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1 Introduzione Nella mia tesi ho voluto analizzare un fenomeno sviluppatosi in Italia nell’ultimo decennio e la cui importanza viene, a mio avviso, ancora sottovalutata: i Musei Aziendali. I Musei Aziendali vengono definiti come musei organizzati per conto di singole industrie o imprese, dunque nella quasi totalità di gestione privata, e raccolgono materiali e documenti sull’attività delle industrie medesime 1 . La situazione in Italia è paradossale, infatti non esiste un museo nazionale del design, né un museo nazionale della moda, né un museo nazionale delle arti decorative: in compenso esistono circa 180 tra musei e collezioni aziendali, quindi esclusivamente private, nate dalla volontà e lungimiranza di un imprenditore e in grado di raccontare, per certi versi, la storia del Made in Italy 2 . Visitati da oltre un milione di persone ogni anno, i Musei Aziendali sono sparsi in tutta Italia con una forte concentrazione nel Nord. Creati, nella maggior parte dei casi, a partire dal desiderio dell’imprenditore di lasciare una traccia del proprio lavoro, i musei aziendali o musei d’impresa, come vengono indifferentemente chiamati, sono la grande novità del panorama museale italiano di questi ultimi dieci anni. Identificati e censiti alla fine degli anni Novanta, sono divenuti ben presto l’asse portante del turismo industriale. Negli ultimi anni si è assistito all’espansione numerosa di questo fenomeno, che rappresenta una realtà in continua evoluzione. Nella prima parte della tesi ho focalizzato la mia attenzione sull’analisi del concetto di marca, la cui immagine ed identità sono veicolate nel museo. Ho messo poi l’accento su strategie di marketing che sono pienamente 1 M. Amari, I musei delle aziende, Franco Angeli, Milano, 2001. 2 www.radio24.ilsole24ore.com, testo di un programma radiofonico a cadenza settimanale sui Musei Aziendali.

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Informazioni tesi

  Autore: Anna Santi
  Tipo: Laurea I ciclo (triennale)
  Anno: 2006-07
  Università: Università degli Studi di Urbino
  Facoltà: Sociologia
  Corso: Comunicazione Pubblicitaria
  Relatore: Stefania Antonioni
  Lingua: Italiano
  Num. pagine: 59

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Parole chiave

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comunicazione commerciale
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