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Orientamento automatico dell'attenzione spaziale in risposta a volti familiari

Questo lavoro nasce nel contesto di una serie di esperimenti condotti nel 2003 dal Prof. Di Pellegrino ed Allievi presso l’ Università degli studi di Urbino, sul riconoscimento del Sé. Tali studi nell’ambito delle neuroscienze, rappresentano un ulteriore contributo alla localizzazione dei circuiti neurali coinvolti in questa complessa funzione cognitiva.
In tale paradigma di stimolazione visiva di-cotica si evince come il volto di un'altra persona rappresentata in maniera “robusta” sembra attrarre maggiormente la nostra attenzione rispetto al nostro volto. Ciò implica il fatto che il volto dell’altro è socialmente più attraente e interessante rispetto al sé e che richiede una minore quantità di risorse attentive per essere elaborato poiché mediato da un codice visivo maggiormente efficace frutto di una rappresentazione più robusta. Tale vantaggio sembra coinvolgere in maniera preferenziale l’emisfero cerebrale sinistro.

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4 Il sé La concezione dualistica di Cartesio che scinde la mente dal cervello e dal corpo, così come le sue varianti moderne, le teorie funzionaliste, che mettono sì in relazione mente e cervello, ma solo nel senso che la mente è il programma (il Software), che gira su un pezzo di Hardware di un calcolatore chiamato cervello, sembrano oramai destinate a tramontare, almeno per quanto riguarda il dominio delle neuroscienze cognitive (Damasio, 1994; Churchland, 2002). Come vedremo, alcuni aspetti dei processi della coscienza si possono collegare al funzionamento di specifiche regioni e specifici sistemi cerebrali; ciò apre in tal modo la via alla scoperta della complessa architettura neurale che soggiace alla coscienza. La coscienza, infatti, non è un monolito, almeno non negli esseri umani: evidenze sperimentali neuropsicologiche ci indicano che può essere separata in un genere semplice e in uno complesso. Del resto anche l’esigenza di distinguere tra una “coscienza noetica” e una “coscienza autonoetica” o tra un “Io soggetto” e un “Io oggetto” di William James (1890) fino ad arrivare a quella di cui più ci serviamo ogni giorno, quella tra “Io” e “Me”, ci suggerisce la doppia valenza di tale termine. Damasio (1999) a riguardo distingue una “coscienza nucleare”, il genere semplice, la quale fornisce all’organismo un senso di sé in un dato momento – ora – e in un dato luogo – qui; e una “coscienza estesa”, il genere complesso, che fornisce invece all’organismo un senso elaborato di sé – un’identità e una persona – e colloca la persona in un punto del tempo storico individuale, con la piena

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