I Negri di Novara: l'ascesa economica e sociale di una famiglia di possidenti nell'Ottocento
Nella ricostruzione delle vicende della famiglia Negri, che sono l'oggetto del presente lavoro, il tema che si è rivelato assolutamente centrale è risultato essere quello del valore attribuito alla possidenza nel XIX secolo, soprattutto da coloro i quali - come i Negri - disponevano di un discreto capitale ed erano mossi dalla forte ambizione di emergere economicamente e socialmente. L'acquisto di beni immobili, specie fondiari, infatti, fu una costante negli affari di ciascuno dei personaggi analizzati.
Il primo di essi, Giuseppe Antonio Negri (1766-1850), in età napoleonica approfittò di un mercato della terra reso ancora più favorevole da provvedimenti quali la messa all'asta dei beni nazionali e, grazie al progressivo accumulo di proprietà, ebbe la possibilità, intorno agli anni Venti dell'Ottocento, di abbandonare l'originaria attività di chincagliere per dedicarsi, a tempo pieno, alla possidenza.
Il figlio, ingegnere-geometra Giovanni (1801-1853), poté, sicuramente grazie anche alla lungimiranza paterna, elevare il livello culturale di famiglia applicandosi a studi di agronomia e di geometria pratica, ma l'acquisto di terra, unito ad un'accurata gestione dei beni fondiari assemblati, costituì sempre la sua primaria attività.
Persino l'unica figura femminile considerata nel presente lavoro, Camilla (1833-1896), figlia del su ricordato Giovanni Negri, diede prova di quanto determinante fosse per la sua famiglia conservare integro, accrescere e trasmettere il patrimonio fondiario, frutto delle operazioni economiche delle precedenti generazioni, sposando un secondo cugino possidente, Pietro Negri (1827-1862) e prodigandosi, dopo la prematura morte di costui, per gestire nel migliore dei modi i beni immobili sui quali godeva del semplice usufrutto.
Ma sicuramente il culmine dell'ascesa economica e sociale, della famiglia Negri fu raggiunto dall'ultimo suo membro: l'avvocato Giuseppe (1826-1900), figlio di Giovanni Negri e fratello di Camilla, il quale non solo incrementò costantemente il proprio patrimonio immobiliare, non solo ne curò con competenza la gestione, non solo ottenne pubblici tributi di stima nell'esercitare la funzione di consigliere comunale, ma con la sua partecipazione ad un'associazione come il Comizio Agrario novarese diede prova anche di una mentalità aperta e favorevole alle migliorie in campo agricolo.
Tuttavia l'accumulo di proprietà fondiarie da parte dei Negri non fu casuale né indiscriminato. Essi preferirono un'area particolare del Novarese, in cui concentrare gli acquisti: quella formata dai sobborghi novaresi della Bicocca e di Sant'Agabio, nonché dalla frazione di Olengo.
Inoltre, nello scegliere il sistema di gestione migliore per i fondi assemblati, tutti i membri della famiglia si avvalsero dell'affitto capitalistico, così come è stato possibile desumere dai molti contratti di locazione analizzati e che si sono rivelati una della principali fonti documentarie della presente ricerca.
Quella della famiglia Negri, quindi, fu una vera e propria ''vocazione alla terra'', che accomunò le tre generazioni prese in esame e che motivò da un lato i molti e reiterati acquisti effettuati da tutti i personaggi studiati, e dall'altro le loro scelte nuziali - tutti i matrimoni dei Negri si sono dimostrati unioni fra ''pari-ceto'' - nonché la stesura delle loro scritture testamentarie - la trasmissione dei beni di famiglia si effettuò sempre nella totale salvaguardia dell'indivisibilità patrimoniale e della logica del cognome.
Scelte economiche e comportamenti privati furono fatti convergere, nel caso della famiglia Negri, su di un unico e comune obiettivo: la conquista di una salda posizione all'interno dell'èlite novarese dell'Ottocento.
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Informazioni tesi
Autore: | Paola Gaiani |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 1993-94 |
Università: | Università degli Studi di Milano |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | Lettere |
Relatore: | Maria Luisa Betri |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 126 |
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