Valutazione dell'applicazione della legge 180 e dei suoi sviluppi a Roma, dal punto di vista delle problematiche legate agli aspetti psicologici negli adulti
Introduzione
Nella tesi l’interesse per la 180 nasce nell’ambito di un discorso clinico che si ricollega soprattutto agli aspetti psicologici che hanno interessato la riforma psichiatrica e sanitaria in Italia. Nel primo capitolo si inserisce una breve descrizione della legge del 1904 con regolamento del 1909, che per molti anni ha definito il malato mentale come soggetto al limite tra malattia organica e criminalità. Tale legge ha regolamentato le ammissioni e le funzioni dei manicomi, che nel loro complesso erano estremamente disumani, i quali sono oggi, fortunatamente, solo un bruttissimo ricordo, che comunque vale la pena ricordare, nella speranza che simili istituzioni aberranti, analizzate ed osservate nei loro aspetti più tetri, non vengano mai più riproposte. Il manicomio viene descritto brevemente nella sua organizzazione e nelle principali funzioni. Un certo rilievo viene dato ad una malattia sempre presente all’interno del manicomio, che spesso veniva erroneamente confusa come una conseguenza ed una manifestazione della patologia psichica, la “malattia da istituzionalizzazione”, “la regressione istituzionale”, come da molti è stata definita. Vengono inoltre descritte le principali teorie psichiatriche e i rispettivi trattamenti fiorenti soprattutto alla fine dell’Ottocento. In seguito si esplicitano quelli che sono stati i percorsi che hanno anticipato la riforma psichiatrica. Vengono brevemente tracciate le tappe più significative della psichiatria alternativa in Italia: si ripercorre l’evoluzione dell’Antipsichiatria e del suo sviluppo. In modo particolare vengono descritte le esperienze basagliane, le quali si sono fatte portavoce di quelle che, in più parti del mondo, erano già in corso. Le fasi intermedie all’arrivo della 180 sono state molto importanti: la legge stralcio Mariotti e i primi CIM hanno pian piano aperto la strada ad un clima sociale più maturo ad accogliere le nuove e più stravolgenti normative; vengono pertanto ricordati anche altri tipi di esperienze, che uscivano dalla logica comunitaria, per approdare in azioni extra-istituzionali. Sarà l’esperienza di Jervis ad essere protagonista in tal senso. Inoltre l’esperienza di Basaglia contrariamente a quanto si possa immaginare, non fu sempre e soltanto positiva; sarà lo stesso Jervis a riflettere su alcuni “limiti goriziani”. Il capitolo si conclude con l’enunciazione di un importante cambiamento: l’introduzione dei nuovi servizi sanitari, grazie alla nuova legge 833 del 1978, che ha inglobato la 180.
Nel terzo capitolo vengono tracciati i principali servizi erogati dal Dipartimento di Salute Mentale, luogo deputato in particolar modo ad accogliere i pazienti adulti. All’interno di questi servizi trova posto anche lo psicologo clinico, che superati i primi ostacoli, ha creato un spazio adatto in cui poter espletare le proprie competenze. Vengono infatti tracciate alcune delle funzioni che lo psicologo clinico può svolgere all’interno del servizio sanitario, mettendo ad esempio in luce l’importanza dell’analisi della domanda, e le diverse tipologie di richieste che possono giungere presso gli ambulatori. Nel capitolo vengono esaminati alcuni modelli di intervento psicologico clinico, viene riportato un esempio concreto di un intervento di gruppo praticato all’interno del SPDC dell’ASL di Latina.
Il quarto capitolo riporta alcuni dati sulla prima fase di attuazione della legge 180.Alcune interviste arricchiscono i dati precedentemente esposti su quelli che sono stati gli sviluppi della legge. Relativamente alla situazione attuale, significativa è l’intervista ad un’autorevole personalità rappresentante dei servizi sanitari romani, il Si fa riferimento ai rapporti tra psicologia clinica, psicoanalisi e le nuovi correnti della psichiatria, mettendo in luce le avversità che il padre della 180, Basaglia, ha manifestato nei confronti della psicoanalisi e della psicologia. Si descrivere il difficile rapporto, in alcuni momenti tra la psichiatri e la psicologia all’interno dei servizi sanitari. Vengono analizzati i movimenti antiistituzionali, mettendone in luce alcuni limiti, e ripercorrendo brevemente l’influenza che alcune teorie filosofiche del passato hanno esercitato su tali movimenti. Vengono anche analizzati alcuni rischi che tuttora si possono correre nei servizi sanitari, ricordando che purtroppo la fine del manicomio non ha coinciso del tutto con la fine della “manicomialità”. Trovano inoltre spazio alcune difficoltà e denunce segnalate da diverse associazioni di familiari, delle quali viene tracciata la genesi,l’evoluzione e gli auspicabili sviluppi. Al termine di questo lavoro ho inserito una breve conclusione personale, che ripercorre certi temi per me particolarmente appassionanti al fine di un’ulteriore riflessione su quanto esposto, mettendo soprattutto in luce l’apertura al mondo interno, che comunque, la legge e la riforma psichiatrica, hanno favorito.
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Informazioni tesi
Autore: | Anna Ciccone |
Tipo: | Laurea II ciclo (magistrale o specialistica) |
Anno: | 2004-05 |
Università: | Università degli Studi di Roma La Sapienza |
Facoltà: | Psicologia |
Corso: | Psicologia |
Relatore: | Adriano Ossicini |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 236 |
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