La volontà del minore nella separazione e nel divorzio dei genitori
Il tema che affronterò è sicuramente complesso, ma stimolante perché a fronte di una normativa interna ed internazionale di sicura non facile interpretazione ed attuazione, ci trova impegnati nell’affrontare problematiche che, pur affioranti nel mondo del diritto, coinvolgono principi etici, sociali e politici riguardo alla posizione del minore all’interno della famiglia e della società in cui vive.
Molte sono le situazioni che coinvolgono la vita di un minore e che richiedono l’intervento giudiziario.
Il sistema giuridico italiano, seppure con una certa lentezza, sta sempre più affermando l’idea che il minore sia portatore autonomo di diritti e non solo oggetto di tutela.
E’ pur vero che in questo modo, nelle procedure di separazione e divorzio, si può incorrere nel rischio di strumentalizzare il minore contro l’altro genitore; ma da questi rischi ci si può difendere assicurandosi che l’ascolto avvenga con l’ausilio di personale specializzato, in grado di garantire che tutto si svolga nell’esclusivo interesse del minore stesso.
Lo scopo principale dell’ascolto è di fare chiarezza sugli interessi, i desideri e i bisogni del bambino, puntando a far emergere gli aspetti buoni della relazione genitori-figli.
In questo modo i minori potranno essere considerati “soggetti di diritto”, poiché costituiscono i maggiori esperti in ciò che li riguarda.
Alla luce di quanto detto, questo studio si propone, in primo luogo, di esaminare gli aspetti generali della crisi coniugale come causa di separazione e divorzio che principalmente coinvolge i genitori, ma il cui esito finale ricade in maniera determinante sulla vita futura del minore; in secondo luogo di fare luce sul concetto di volontà del minore nonché sugli strumenti processuali per la sua determinazione, con particolare riferimento allo strumento dell’audizione e alla rilevanza attribuita all’opinione dei figli, al fine di tutelare la posizione dei minori nell’ipotesi di dissesto della famiglia; in terzo luogo di analizzare gli strumenti giuridici internazionali che hanno portato all’odierna concezione di minore, al quale è riconosciuto non solo il diritto all’ascolto, ma anche alla completa partecipazione ai processi che lo riguardano secondo le sue capacità di discernimento, facendo riferimento alla Convenzione di New York del 20 Novembre 1989, ratificata con legge n.176 del 27 Maggio 1991, prima, e alla Convenzione di Strasburgo del 1996, ora ratificata con legge 20 Marzo 2003 n.77.
In relazione al fatto che la Convenzione di New York per prima ha individuato nel minore un soggetto di diritti e non un oggetto di diritti, la Convenzione di Strasburgo recepisce a pieno questo principio e cerca di applicarlo nel campo più specifico delle procedure familiari di separazione e divorzio che riguardano lo stesso.
Proprio per la natura degli interessi coinvolti in queste vicende, sarà importante osservare l’applicazione della Convenzione europea nell’ordinamento italiano; infatti, la separazione e il divorzio dei genitori sono in ogni caso vissuti dai figli come un trauma, aggravato dal fatto che “ancora molti coniugi si separano senza riuscire a superare ostilità e risentimenti reciproci, e, considerando di conseguenza il fatto di continuare a vivere con il figlio come segno del proprio valore in contrapposizione alla non validità dell’altro, non riescono ad accordarsi sulle modalità del suo affido” .
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Informazioni tesi
Autore: | Alessandra Andreoli |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2004-05 |
Università: | Università degli Studi di Macerata |
Facoltà: | Giurisprudenza |
Corso: | Giurisprudenza |
Relatore: | Enrico Antonio Emiliozzi |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 164 |
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