Il viaggio dell'Iliade da Omero ad Hollywood: Troy
...ILIADE...
Nome che evoca immagini di guerra, amori passionali e paterni, battaglie, scontri di civiltà, paesaggi immensi, donne dalla bellezza folgorante come Elena di Troia e soprattutto eroi mitici quali Achille ed Ettore. Omero ha rappresentato, nelle pagine del suo poema, l'affresco della tragica umanità che guerreggia in nome di ideali diversi, ma il cui destino di morte e gloria rimarrà uguale ed immutabile per l'eternità.
Il cinema, dalle sue origini, ha sempre guardato alla letteratura come fonte di ispirazione per le sue storie, e la guerra di Troia ha avuto non poche trasposizioni sul grande schermo.
L'ultima versione è stata realizzata, nel 2004, dal regista W. Petersen, con un cast rappresentativo delle divinità hollywoodiane (B.Pitt, E. Bana, O. Bloom).
Al termine della visione di Troy, la maggioranza del pubblico (critici, giornalisti, cinefili o semplici spettatori occasionali) ha espresso un giudizio netto nei confronti dell’ultima produzione hollywoodiana: veramente positivo o veramente negativo. Come si può verificare dalla raccolta delle recensioni, chi si è espresso favorevolmente ha apprezzato la parte “tecnica“ del film, ossia le scenografie, i costumi, i paesaggi, le interpretazioni attoriali. Coloro che, al contrario, hanno giudicato il lavoro di Petersen “la solita americanata“, non hanno apprezzato la scelta degli sceneggiatori di eliminare la presenza degli dèi, così importante nell’Iliade, né i tanti cambiamenti apportati alle storie dei personaggi.
Personalmente, dopo aver svolto l’analisi del poema omerico e del film, ritengo che il giudizio più equo sia da ricercare nel “giusto mezzo”, come affermava Aristotele.
Se si considera Troy una trasposizione cinematografica letterale dell’Iliade, non si può che rimanerne delusi e addirittura irritati per il trattamento subito da Omero. A parte la già citata mancanza delle divinità dell’Olimpo, che con le loro azioni influenzarono notevolmente l’andamento della guerra, e i destini diversi o la sparizione di tanti personaggi (Agamennone ucciso da Briseide, Menelao eliminato da Ettore, Andromaca in fuga da Troia con il figlio Astianatte, Ecuba e Criseide assenti…), ciò che più differenzia i due “testi” comunicativi è l’epos.
L’epica, la drammaticità umana, fondamentale e primaria caratteristica dell’Iliade, in Troy è dimenticata e lascia il posto ad un’epica di ben altro livello, una sorta di epica hollywoodiana. Il film si autoreferenzia ricalcando elementi e situazioni presenti in diverse opere cinematografiche antecedenti, su tutte “Il Gladiatore“ di R. Scott (2002), il quale ha dato vita, nella Mecca del Cinema, al nuovo revival del genere peplum.
Però, a ben osservare, nei titoli di coda si legge “ispirato ad Omero“. La parola chiave è proprio quell’“ispirato”. Il film dichiara di essere quello che è: non una versione sullo schermo della guerra di Troia cantata dal sommo poeta, ma una storia a sé, un prodotto autonomo che prende ispirazione dall’Iliade. Il cinema e la letteratura sono due media che hanno punti in contatto e si compenetrano, ma sono sempre due arti diverse; e nessuna delle due può essere definita inferiore, non si deve paragonare un film ad un libro senza tenere a mente questo semplice concetto: un film possiede la stessa dignità artistica e culturale del libro da cui è eventualmente tratto.
Se si considera Troy da questo punto di vista, un film pensato per il grande pubblico delle multisala, scritto ad hoc dagli sceneggiatori di Hollywood per essere guardato sgranocchiando popcorn e bevendo coca cola, senza impegnarsi più di tanto nella comprensione, allora il giudizio finale è positivo. Le scenografie sono grandiose -la città di Troia, il palazzo reale-, le location spettacolari -l’interminabile spiaggia messicana di Los Cabos-, i costumi e le coreografie dei combattimenti bellissimi -le vesti azzurre per i Troiani e marrone per i Greci, lo stile in battaglia di Achille-. Anche il casting (o quasi tutto) è stato indovinato, in particolare per le performance di E.Bana/Ettore e P.O’Toole/Priamo, e il racconto fila sostenuto da un ritmo incalzante, a parte qualche inevitabile lungaggine e caduta di tono.
In conclusione, si può apprezzare Troy come un film d’avventura, d’amore, di guerra, con un sottofondo politico attuale; ma ciò che caratterizza Omero e il suo poema, e ne ha consentito la trasmissione per duemila anni attraverso innumerevoli generazioni, ovvero l’immortalità dei capolavori umani, gli rimane qualcosa di totalmente inaccessibile.
“…onore di pianti, Ettore, avrai,
ove fia sacro e lagrimato il sangue
per la patria versato, e finché il Sole
risplenderà su le sciagure umane…”
(Ugo Foscolo, I Sepolcri, 1807)
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Informazioni tesi
Autore: | Michela Gazzola |
Tipo: | Tesi di Laurea |
Anno: | 2004-05 |
Università: | Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia |
Facoltà: | Lettere e Filosofia |
Corso: | DAMS - Discipline delle Arti, della Musica e dello Spettacolo |
Relatore: | Maria Pia Pattoni |
Lingua: | Italiano |
Num. pagine: | 291 |
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