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De Gaulle chiama i francesi a raccolta contro i golpisti
Alle 22.00, vestito con l'uniforme di generale di brigata, con calma olimpica, risoluto e solenne, de Gaulle si rivolge alla nazione: «Un potere insurrezionale si è stabilito in Algeria con un pronunciamento militare. Questo potere ha un volto: un quartetto di generali in ritirata. Ha una realtà: un gruppo di ufficiali partigiani ambiziosi è fanatici. Questo gruppo e questo quartetto possiedono un savoir faire sbrigativo e limitato. Ma non vedono e non comprendono la nazione e il mondo se non deformati dalla loro frenesia. La loro impresa conduce dritto al disastro nazionale».
Battendo i pugni sul tavolo tuona: «In nome della Francia, io ordino che tutti i mezzi, dico tutti i mezzi, siano utilizzati per sbarrare ovunque la strada a questi uomini. Proibisco a tutti i Francesi e immediatamente a tutti i soldati, di eseguire qualsiasi loro ordine. L'avvenire degli usurpatori non deve essere che quello che destina loro il rigore delle leggi».
Termina con un appello quasi disperato: «Francesi, Francesi, aiutatemi!».
Un discorso irresistibile. Ancora una volta la potenza delle sue parole ha raggiunto il cuore dei suoi concittadini. De Gaulle è passato sopra la testa dei generali per rivolgersi direttamente ai soldati comuni e, a partire da quel momento, la dissidenza ai golpisti incontra sul posto una resistenza passiva che si precisa ad ogni istante.
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