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Lettera sulla cura pastorale delle persone omosessuali

1 ottobre 1986

Il Sommo Pontefice Giovanni Paolo II approva il documento della Congregazione per la Dottrina della Fede Lettera ai vescovi della Chiesa Cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali, che opera una distinzione fra tendenza omosessuale e atti omosessuali.
La tendenza o inclinazione omosessuale, finché non si manifesta in atti, non è in sé peccato, anche se rimane un'inclinazione verso un comportamento intrinsecamente disordinato.
La Chiesa insegna che la persona con tendenze omosessuali rimane sempre una persona e, pur essendo condizionata da un punto di vista emotivo, ha in sé quella libertà della volontà che, sostenuta e illuminata dalla grazia di Dio, gli consente di resistere alla tentazione del peccato e di essere padrona dei propri atti. La considerazione della persona omosessuale, infatti, non include soltanto l'orientamento sessuale:
«La persona umana, creata a immagine e somiglianza di Dio, non può essere definita in modo adeguato con un riduttivo riferimento solo al suo orientamento sessuale. Qualsiasi persona che vive sulla faccia della terra ha problemi e difficoltà personali, ma anche opportunità di crescita, risorse, talenti e doni propri».
La tendenza omosessuale è una tendenza ad agire in modo disordinato rispetto alle finalità del proprio corpo: si tratta di un disordine evidente fra il pensiero e la realtà e tradurre la tendenza omosessuale in atto omosessuale significa aggravare questa situazione di disordine. L'atto omosessuale, d'altra parte, è un atto contro natura e pertanto immorale, ed ogni attività immorale «impedisce la propria realizzazione e felicità perché è contraria alla sapienza creatrice di Dio. Quando respinge le dottrine erronee riguardanti l'omosessualità, la Chiesa non limita ma piuttosto difende la libertà e la dignità della persona, intese in modo realistico e autentico».
Secondo la Chiesa, l'uomo non deve confondere la felicità con il piacere momentaneo: il piacere, da solo, non soddisfa le esigenze più profonde della persona perché c'è in ogni uomo il bisogno d'integrare e coordinare le passioni con la volontà, la volontà con la ragione e la ragione con la verità. Il "piacere" è propriamente la quiete che si ha nel raggiungere e possedere l'obiettivo del proprio desiderio. Quando l'obbiettivo del proprio desiderio, d'altra parte, è inadeguato - in quanto non naturale e non conforme alla giustizia - il possesso è imperfetto rispetto alle aspettative per colpa dell'inadeguatezza della cosa posseduta nei confronti delle esigenze più profonde della persona, il piacere momentaneo viene frustrato, perché l'uomo si sente insoddisfatto e diviso, contemporaneamente schiavo del male fatto e deluso dal piacere ottenuto: il movimento del desiderio non cessa ma diventa ossessivo e non si ha il vero piacere che è la quiete di tutte le facoltà dell'uomo nel bene amato.
Di conseguenza, la Chiesa cattolica mostra un duplice atteggiamento verso il fenomeno dell'omosessualità: insegna, infatti, che mentre gli omosessuali «devono essere accolti con rispetto, compassione, delicatezza», l'omosessualità non può e non deve essere tutelata e promossa come un valore, non può e non deve essere equiparata al comportamento sessuale ordinato e naturale che porta alla costituzione di una famiglia e alla possibilità di adottare dei figli.

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