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Gli Orientamenti programmatici del Msi

29 dicembre 1946

I primi due documenti ufficiali sottoscritti dal Movimento Sociale Italiano, L'appello agli Italiani e gli Orientamenti programmatici, costituiscono l'atto di nascita del movimento. In essi si riscontra una volontà di riscatto e di rivincita dopo quella che si ritiene fondamentalmente «una sconfitta figlia del tradimento».
Ne L'appello agli Italiani i missini chiamano «a raccolta tutti coloro che, al di là delle diverse origini e particolari appartenenze politiche, intendono superare ogni tentazione di rancore e di rivincita per riconoscersi solidamente servitori probi e fattivi della ricostruzione della Patria»; in polemica con i socialcomunisti filosovietici, manifestano l'idea che «all'infuori di coloro che la Patria negano, o ne subordinano la missione e i legittimi interessi agli interessi e alla missione di qualunque comunità straniera, ogni altra esclusione intesa a dividere i cittadini fra reprobi ed eletti deve essere superata» e «perciò», infine, «a fondamento delle nuove fortune della Patria, deve porsi la restaurazione di una comunione ideale tra i Morti e i Vivi».
I 10 Orientamenti programmatici redatti nella prima stesura da Pino Romualdi e da Ezio Maria Gray, ma poi rivisti e rielaborati dall'intero gruppo dirigente, sono fonte di accesi contrasti tanto che, in attesa che le diverse istanze trovino un equilibrio all'interno del partito, preferiscono rimanere nel generico. Si limitano a parlare di «unità e indipendenza dell'Italia», di una «politica estera che deve essere ispirata solo da interessi concreti e contingenti della Nazione, auspicando la formazione di una unione europea su piede di parità e di giustizia», e di «una autorità dello Stato» da ristabilire. E ancora, si invita a lasciar perdere «le leggi eccezionali» e a «garantire assoluta indipendenza della magistratura dal potere politico» nonché, «entro i limiti del costume morale», libertà di associazione e di stampa. Si chiede poi che la religione di stato sia quella cattolica apostolica romana, lasciando che i rapporti tra Stato e Vaticano restino stabiliti dai Patti Lateranensi del 1929. Si invoca «il riconoscimento del diritto al lavoro», una «compartecipazione dei lavoratori alla gestione delle aziende e al riparto degli utili» e una «collaborazione tra i fattori della produzione»; infine «la possibilità ad ogni cittadino, che ne abbia la capacità, di accedere a qualsiasi ordine di studi, a spese dello Stato»; «piani organici per potenziare le attività fondamentali del Paese, con particolare riguardo a quelle del Mezzogiorno e delle Isole indispensabili per l'autonomia economica della Nazione».
Al suo sorgere l'impianto ideologico del MSI, o, per meglio, dire la sua «dimensione antropologico-culturale», è legata principalmente all'esperienza di Salò più che a quella del fascismo-regime. La cultura politica del Movimento Sociale infatti si fonda su un intreccio di argomenti spiritualisti e socialisteggianti, di volontarismo e di pessimismo storico. Ed è certamente dal fascismo crepuscolare di Salò che nasce quell'anticapitalismo etico, a-classista e anticapitalista che segna fortemente l'identità del partito alle origini.
Tuttavia, col passare del tempo, la fisionomia del Msi andrà gradualmente definendosi come quella di un partito che intende essere il continuatore di tutto il fascismo, che mira, cioè, a raccogliere i consensi degli ex fascisti, i quali non intendono "rinnegare" la loro precedente esperienza, ma non vogliono neppure procedere ad una restaurazione del vecchio regime.

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