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La Conferenza Nazionale delle Biblioteche Italiane

22 gennaio 1979

Sono aperti, alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, i lavori della "Conferenza Nazionale delle Biblioteche Italiane". Angela Vinay, presidente dell'AIB (Associazione Italiana Biblioteche), ente stimolatore del convegno, nel suo intervento di saluto esordisce davanti all'assemblea sottolineando che: «è la prima volta dal lontano 1929, data dell'ultimo congresso mondiale delle biblioteche, che le forze di governo si fanno promotrici di un pubblico dibattito sui problemi del servizio bibliotecario del paese». Effettivamente, in questi anni, qualcosa sembra muoversi. S'intravedono segnali di cambiamento. La classe politica, sicuramente pungolata da un società in rapido mutamento, sembra mostrare interesse per la cultura. Non a caso, solo pochi anni prima è stato, finalmente, costituito il ministero "per i beni culturali ed ambientali". Voluto fortemente da uno studioso prestato alla politica: Giovanni Spadolini, primo, tra l'altro, a ricoprire, nel dicembre 1974, la carica di Ministro nel nuovo dicastero. L'apertura della conferenza è, dunque, un evento non da poco, tenendo anche conto della scarsissima considerazione da sempre riservata in Italia alle biblioteche, assimilate, spesso, ad una sorta di mondo a parte, lontano anni luce dal cittadino, percepite come immerse in una coltre polverosa, stantia; e per reazione da parte loro altrettanto maldisposte, chiuse, scostanti, gelose della loro "diversità" e "criticità", ma nel contempo frustrate per mancanza di adeguati riconoscimenti e di strutture moderne. In questo diverso contesto, pare, così, aprirsi una nuova stagione anche per questo settore.
La conferenza è molto importante perché rappresenta l'occasione per cominciare a parlare di cambiare e modernizzare il sistema bibliotecario italiano. Come tutte le conferenze, non produce esiti concreti, ma registra uno stato di cose, indica delle prospettive e prende in considerazione l'esistenza di mezzi nuovi per realizzarle. Per le biblioteche italiane può essere considerato un evento storico: prima di allora mai nessuno ha prospettato una ipotesi di respiro nazionale.

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