Appunti sul testo "Itinerario nell’arte" di Giorgio Cricco e Francesco P. Di Teodoro, preso in esame per le lezioni di Roberto Coroneo, A.A. 2008/2009, Facoltà di economia, Scienze del turismo, Cagliari"
Itinerario nell’arte
di Elisabetta Pintus
Appunti sul testo "Itinerario nell’arte" di Giorgio Cricco e Francesco P. Di
Teodoro, preso in esame per le lezioni di Roberto Coroneo, A.A. 2008/2009,
Facoltà di economia, Scienze del turismo, Cagliari"
1. Sant’Apollinare Nuovo
Intorno al 505 Teodorico la fece erigere per il culto ariano della sua gente. Si tratta di un edificio a tre
navate, privo di quadriportico e preceduto dal nartece che, in area ravennate, è detto àrdica. La navata
centrale è conclusa da un’abside semicilindrica e gli archi a tutto sesto che la delimitano sono sorretti da
colonne dotate di pulvino. Gli splendenti mosaici appartengono a epoche differenti: alcuni infatti furono
sostituiti dal vescovo Agnello quando l’edificio venne consacrato al culto cattolico. Le decorazioni musive
dividono in 3 fasce distinte le pareti della navata centrale. In quella inferiore, sulla parte di destra, la veduta
del palazzo di Teodorico, individuata dalla scritta PALATIUM al di sotto del timpano, è mostrata in
prospettiva ribaltata. Ciò vuol dire che quello che vediamo corrisponde ai tre lati di un peristilio. L’artista,
per consentire che un maggior numero di fedeli potesse capire il soggetto raffigurato, ha scelto di ribaltare le
due ali del peristilio sullo stesso piano del fronte. Le contrapposte processioni di Santi Martiri e di Sante
Vergini, sempre nel registro inferiore, furono eseguite nel periodo di dominio bizantino ed evidenziano
alcuni dei caratteri dell’arte propria dell’impero d’Oriente quali:
- la ripetitività dei gesti
- la preziosità degli abiti
- la mancanza di volume
- l’assoluta frontalità
- la fissità degli sguardi
- la quasi monocromia degli sfondi
- l’impiego degli elementi vegetali a scopo puramente riempitivo e ornamentale
- la mancanza di un piano d’appoggio per le figure, che appaiono come sospese e fluttuanti nello spazio.
La fascia mediana ha dei riquadri tra le finestre che incorniciano solide figure di Santi dalle vesti
ombreggiate e morbidamente panneggiate. Essi, nonostante l’indefinito fondo oro, si dispongono in un piano
prospettico. Solamente le piccole scene, narranti la vita di Cristo, al di sopra delle finestre (la fascia più alta)
sono state eseguite in maniera mlto semplice e senza alcuna aderenza al naturalismo (arte plebea).
Elisabetta Pintus Sezione Appunti
Itinerario nell’arte 2. Mausoleo di Teodorico
Per accogliere le proprie spoglie, Teodorico fece erigere un solido mausoleo in bianca pietra d’Istria. La sua
realizzazione determina una decisa rottura con le tecniche costruttive tradizionali basate sull’impiego del
laterizio e, immediatamente, ci riporta alla mente l’aspetto degli edifici monumentali di Roma. Su un
poderoso basamento a pianta decagonale, con profonde arcate cieche, si imposta il massiccio corpo del
piano superiore, circondato da uno stretto ambulacro. Al di sopra di questo secondo corpo, un basso tamburo
cilindrico sorregge una ciclopica cupola monolitica che conclude la costruzione. Trasportata via mare, essa
fu sollevata grazie alle anse che la coronano. All’aspetto imperiale e alle tecniche costruttive romane si
sovrappongono decorazioni di gusto barbarico, specie nella cornice al di sotto della calotta. Si tratta di
semplici disegni geometrici in successione costituenti un motivo decorativo detto a tenaglia, che non ha
nulla a che fare con le ornamentazioni classiche.
Elisabetta Pintus Sezione Appunti
Itinerario nell’arte 3. Basilica di S. Pietro
Venne edificata sul luogo della sepoltura dell’apostolo Pietro. La costruzione, voluta dall’imperatore
Costantino, fu completata nel 329. Si trattava di un edificio preceduto da un quadriportico e diviso
internamente in 5 navate, 1 centrale, più ampia, e 4 laterali, più piccole e di uguale dimensione. Un transetto
precedeva l’unica e ampia abside semicilindrica. Ospitata nel transetto, la tomba di S. Pietro era protetta da
un baldacchino formata da 4 colonne tortili con tralci di vite, tradizionalmente ritenute provenienti dal
tempio di Gerusalemme e per questo dette salomoniche. Altre 2 colonne, identiche alle prime, raccordavano
il baldacchino agli angoli dell’abside. Le colonne trabeate della navata centrale erano tutte di spoglio, con
capitelli corinzi o compositi e con fusti di diametro variabile e di diverse specie di marmi di differenti colori.
Sulle colonne separatrici delle navate centrali, invece, si impostavano archi a tutto sesto. Fu distrutta nel
XVI secolo per far spazio all’attuale.
Elisabetta Pintus Sezione Appunti
Itinerario nell’arte