Riassunto del testo "L’Organizzazione nelle Cooperative" di Filippo Battaglia.
Si parte da un'evoluzione storica delle Cooperative, vengono analizzati gli aspetti normativi che regolano le cooperative italiane per concludere con una breve descrizione delle maggiori società cooperative italiane ed estere.
L’Organizzazione nelle Cooperative
di Moreno Marcucci
Riassunto del testo "L’Organizzazione nelle Cooperative" di Filippo Battaglia.
Si parte da un'evoluzione storica delle Cooperative, vengono analizzati gli
aspetti normativi che regolano le cooperative italiane per concludere con una
breve descrizione delle maggiori società cooperative italiane ed estere.
Università: Università degli Studi Roma Tre
Facoltà: Economia
Esame: Organizzazione Aziendale
Titolo del libro: L’Organizzazione nelle Cooperative
Autore del libro: Filippo Battaglia1. Le Società Cooperative in Italia
In Italia è presente una cultura che spinge le cooperative a operare nello stesso modo; si vuole ricercare il
modello organizzativo delle cooperative. Comunque, la differenza tra 2 prodotti che sembrano uguali tra una
società cooperativa e una società capitalista è data dal fatto che le missioni sono ben diverse: la prima si basa
su ideale mutualistico e solidarietà.
Moreno Marcucci Sezione Appunti
L’Organizzazione nelle Cooperative 2. Teorie sulla Cooperazione: Weber contro Barnard
Barnard: Ci si associa per via dei limiti umani; esempio del masso. Simon lo conferma: la cooperativa vive
più degli uomini e può acquisire, accumulare e tramandare più informazioni. Barnard lo teorizza: teoria
dell’organizzazione come coordinamento consapevole di azioni cooperative (con manager NON proprietari,
elementi formali e informali…).
Però Barnard si riferisce alla organizzazioni in generale!
Forte contrapposizione tra teoria di Weber e di Barnard.
Weber: l’essenza dell’organizzazione è il raggiungimento del fine con razionalità. Non sostiene la
cooperazione perché i lavoratori sono costretti dalla gerarchia.
Barnard: per lui l’essenza è la cooperazione. Qui la razionalità è la capacità di spingere i lavoratori verso il
fine impersonale e distoglierli da quello personale. Se i fini sono contrastanti con quello impersonale, serve
l’indottrinamento, e non minacce di punizioni o incentivi positivi (qui c’è la critica di Ferrarotti, che non
ammette questo concetto come “assunto”, e lo considera un problema principale). Si deve coordinare gli
sforzi per moltiplicarli. Il management deve avere forti doti morali per manipolare contributi e incentivi, ma
con accettazione e non imposizione. Barnard vuole applicare il concetto del masso alle grosse
organizzazioni, ma non è possibile con l’aumentare della grandezza e della base sociale, anche perché
entrano nuove persone che non hanno nulla a che fare con lo scopo per cui era inizialmente nata
l’organizzazione.
Comunque, Barbard non va bene per spiegare la cooperativa, perché la nostra (italiana) esperienza è un
modo di emancipazione dall’autorità (i soci sono proprietari, a volte anche lavoratori e proprietari assieme),
mentre per Barnard si è sottomessi al management nel raggiungimento dei suoi fini.
Moreno Marcucci Sezione Appunti
L’Organizzazione nelle Cooperative 3. Teorie contingenti
Più modelli organizzativi raggiungono risultati ottimi, perciò si passa da unica soluzione ottima a unico
adattamento ottico (a 4 variabili che vedremo). Cioè una delle 4 è la indipendente, e l’organizzazione è la
dipendente.
1) Ambiente: Burns e Stalker, organica o meccanica in base alla stabilità o no dell’ambiente. Lawrence e
Lorsch: anche alle unità organizzative (ognuna si occupa di una certa parte dell’ambiente, e si organizza di
conseguenza); integrazione;
2) Tecnologia: Woodward, ci si deve organizzare in base alla tecnologia, alla complessità tecnica; i 3
gruppi;
3) Strategia: Chandler, l’organizzazione è basata sulla strategia, e organizzazioni di settori molto diversi
possono avere esperienze e assetti organizzativi molto simili; tutte arrivano alla multi divisionale;
4) Dimensione: Aston, in base alla dimensione, burocrazia piena, piene emergente, di flusso, di flusso
emergente, di flusso potenziale, personale. Le scelte derivano anche da: origine e storia, proprietà e
controllo, dimensioni, oggetto, tecnologia, localizzazione e interdipendenza.
Moreno Marcucci Sezione Appunti
L’Organizzazione nelle Cooperative 4. Teorie contingenti: Mintzberg
La quinta variabile della scuola contingente è teorizzata da Mintzberg: considera l’ideologia come variabile
fondamentale. Ritiene ci siano n configurazioni di organizzazione (6: imprenditoriale, burocratica,
professionale, diversificata, innovativa (o Adhocrazia), ideologica), con n parti (le 5 parti del Daft), n
meccanismi di coordinamento (5: supervisione diretta, standardizzazione del pp, standardizzazione
dell’output, standardizzazione delle attività, mutuo aggiustamento) e n tipi di decentramento.
L’Adhocrazia può essere operativa (si fondono attività direzionale e operativa per innovare per i clienti) o
amministrativa (l’attività operativa ha vita autonoma).
Elementi per comprendere i punti di forza della cooperazione:
1) Ideologia
2) Standardizzazione delle norme di comportamento
3) Configurazione ideologica e, quando 1) e 2) sono raggiunti
4) ampio decentramento (che è ora possibile).
Per Mintzberg la forza dell’ideologia è quella di legare il dipendente all’organizzazione in modo forte, e si
potenziano a vicenda; i dipendenti producono più di quanto produrrebbero da soli.
Ciclo di vita delle organizzazioni ideologiche:
1) Raccogliersi attorno a un leader o rafforzare una esistente;
2) Sviluppare l’ideologia con tradizioni e leggende;
3) Impulso dai/ai nuovi dipendenti.
Moreno Marcucci Sezione Appunti
L’Organizzazione nelle Cooperative 5. L’approccio neoistituzionalista nell’organizzazione aziendale:
Scott, Di Maggio e Powell
L’approccio neoistituzionalista: le istituzioni sono particolari organizzazioni che possono esercitare
influenza sull’intera società o su altre organizzazioni; perciò per studiarle occorre studiare anche
organizzazioni e istituzioni che le circondano. Questo approccio nasce quando i precedenti vanno in crisi.
Obiettivo è vedere se l’esperienza e le fasi dell’evoluzione organizzativa seguono gli stessi passi e ritmi in
tutti i contesti oppure no.
Scott: le istituzioni sono strutture e attività che danno stabilità e significato al comportamento sociale. Perciò
l’organizzazione è solo il risultato di un adattamento all’ambiente istituzionale, con processo di
istituzionalizzazione.
Di Maggio e Powell formulano la definizione di Campo Organizzativo: insieme di organizzazioni che
offrono servizi o prodotti simili, o comunque inerenti. Si vuole arrivare ad affermare che la cooperazione sia
un campo, così da vedere se è possibile assimilare tutte le esperienze organizzative e formularne un modello
generale. L’appartenenza e l’esistenza di un campo, comunque, può dirsi solo dopo un’indagine empirica,
basata sullo studio di: incremento dell’interazione tra le organizzazioni, strutture interorganizzative,
aumento del carico di informazioni da gestire, consapevolezza di essere un’impresa comune. Quando
operano in un campo, sono spinte da alcune forze a diventare molto simili. E’ l’isomorfismo (3 tipi);
vantaggi di questo: legittimazione esterna, riduzione del disordine e stabilità.
Moreno Marcucci Sezione Appunti
L’Organizzazione nelle Cooperative