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Il movimento



Il controllo volontario di un comportamento motorio finalizzato implica diversi processi: l'intenzione di agire, riconoscimento di oggetti esterni (se devo raggiungere un oggetto prima devo percepirlo e localizzarlo), il riconoscimento di conoscenze apprese a vari livelli (cosa fare e come fare qualcosa), l'implementazione della sequenza in un preciso ordine temporale, la memoria di lavoro (non è solo un magazzino temporaneo, ma un processo attivo del qui ed ora che serve per l'obiettivo esterno), monitoraggio dell'atto motorio per prevenire e correggere gli errori (vedere se quello che faccio è veramente ciò che voglio fare, e inoltre permette di modificare online l'atto motorio). L'atto del movimento volontario è fondamentale e più l'individuo è evoluto più l'atto complesso.

Lo studio neuroscientifico del movimento volontario permette di comprenderne i meccanismi psicofisiologici sottostanti, ma anche di inferire disturbi a livello psicologico. Filogeneticamente la possibilità di generare movimenti indipendenti dal contesto esterno e la flessibilità del movimento dipende dal controllo corticale. Il tratto cortico spinale esiste solo nei mammiferi. I metodi elettrofisiologici hanno permesso di definire la topografia della corteccia motoria. Le strutture coinvolte nel controllo volontario del movimento hanno un'organizzazione gerarchica: le aree premotorie rappresentano il livello più alto della gerarchia, la corteccia motoria costituisce il centro, il cervelletto e i gangli della base (sottocorticali) sono anche fondamentali, il midollo costituisce il livello più basso. Altre 2 strutture fondamentali sono la corteccia prefrontale e la corteccia parietale (serve ai meccanismi percettivi della via dorsale, la via del dove).

Tratto da PSICOLOGIA FISIOLOGICA di Mariasole Genovesi
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