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Diritto romano: negozio giuridico

DIRITTO ROMANO: NEGOZIO GIURIDICO


La sfera lasciata nel negozio giuridico alle libere decisioni delle parti può essere più o meno ampia, e con diversi gradi: il grado più basso si ha nel momento in cui la manifestazione o dichiarazione di volontà sono predeterminate dal diritto con piccoli spazi bianchi per i nomi delle parti e altre non eliminabili indicazioni, mentre l'effetto giuridico è fisso; il grado intermedio si ha quando il soggetto può decidere sia il modo in cui compiere la manifestazione, sia l'effetto da questa prodotto, però solo secondo certi schemi e limiti; il grado più alto è invece quello in cui sia il modo di manifestare la volontà, sia l'effetto da essa prodotto sono determinati dai soggetti e non sussiste alcun controllo, tranne che per la sua liceità.
Il diritto romano concedeva ai privati il grado più basso di autonomia.
Il formalismo si concretò nel campo dei negozi soprattutto nell'esigenza che la volontà venisse manifestata con le parole e talvolta con i gesti predisposti con assoluta rigidità dal diritto. In modo che l'effetto venisse prodotto ad altri elementi. Si hanno dei negozi bilaterali nel momento in cui si necessita la presenza di due soggetti (parti), dal momento in cui la situazione soggettiva avveniva nei confronti di un altro soggetto oppure nel momento in cui, a causa di una situazione soggettiva, una delle due parti perdesse la propria situazione (ad esempio con la mancipatio, dove un bene veniva venduto ad un altro soggetto).
Talvolta si richiedeva la presenza di altri soggetti (testimoni).

I negozi riconosciuti dal diritto erano pochi:
1. la donna veniva convenuta in manum
2. la abrogatio
3. il testamentum calatis comitiis e la sua variante militare
4. gli atti costitutivi di vades e di praedes
5. il nexum
6. la mancipatio
7. la sponsio

Tratto da ISTITUZIONI DI DIRITTO ROMANO di Sara Zauli da Baccagnano
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