La politica finanziaria: struttura delle fonti
1. Struttura finanziaria: è il mix tra:
Debiti finanziari: sono le risorse finanziarie che l’impresa utilizza a titolo di prestito, che devono essere restituite e sulle quali paga una remunerazione predefinita e periodica: tasso di onerosità finanziaria (i). Si distinguono dai c.d debiti di regolamento, che sono direttamente connessi alla gestione operativa (es. debiti v/fornitori, TFR, etc)
Patrimonio netto: è la ricchezza investita dai portatori di capitale a pieno rischio nell’impresa in un certo momento. Contabilmente è rilevabile nel: capitale sociale, Riserve di patrimonio netto, Utili netti non distribuiti (=Cn); economicamente è il valore dell’impresa al netto dei debiti finanziari (=W)
In particolare, la costruzione della struttura finanziaria si concretizza nelle decisioni di come:
Miscelare l’intensità del ricorso ai debiti finanziari con quella delle risorse di patrimonio netto (leva finanziaria)
Comporre la qualità delle diverse forme del debito finanziario rispetto al patrimonio netto e in particolare come:
Strutturare il debito (a breve/m-l termine; a tasso fisso/ variabile; valuta comunitaria/extracom)
Strutturare il patrimonio netto (migliore mix: azioni ordinarie, privilegiate, di risparmio)
2. Soggetto economico di riferimento: E’ il proprietario dell’impresa (investitore risorse finanziarie a titolo di pieno rischio) in qualità di persona fisica (azionista spa o socio). Ciò rileva soprattutto relativamente all’imposizione fiscale. Il rendimento dell’investitore è al netto sia delle imposte societarie che personali.
3. Parametro chiave di misurazione delle scelte di struttura finanziaria: E’ la creazione di Valore Economico, per il quale la creazione di ricchezza di un qualunque processo di allocazione di capitali è pari al valore attuale dei flussi di cassa netti attesi dall’allocazione stessa, coerentemente rettificato con le condizioni di rischio percepite (cioè dalla possibile ampiezza dell’intervallo tra risultati attesi e risultati effettivi di tali flussi futuri)
4. Dimensione del fabbisogno finanziario. E’ un’invariante (migliore struttura finanziaria a parità di fabbisogno)
5. Grado di libertà nella scelta delle fonti del capitale: è assoluto. Se vi sono dei limiti non si può parlare di “scegliere” ma, almeno in parte, di “subire”.
6. Il rischio: è la possibile ampiezza dell’intervallo tra risultati attesi e risultati effettivi e va remunerato. La remunerazione del capitale (sia di credito che di rischio) è crescente in funzione del rischio. Essendo il debito finanziario per definizione maggiormente protetto del capitale a pieno rischio:
a) il finanziatore di debito richiede un saggio di remunerazione (i) minore rispetto al finanziatore a pieno rischio (saggio che nel caso di impresa interamente finanziata con capitale proprio definirermo Keu e nell’ipotesi di ricorso al debito finanziario Kel)
b) La remunerazione richiesta dalle diverse classi dei finanziatori dell’impresa è correlata positivamente al maggior ricorso alla leva finanziaria da parte dell’impresa.
7. Rendimento del capitale. E’ la remunerazione netta effettiva per l’investitore:
a) Per il creditore finanziario: tasso di interesse (al netto di tutti i costi sostenuti per conseguirlo)
b) Per l’investitore/socio è la somma dei dividendi e della variazione del valore del capitale investito, sempre al netto di tutti i costi (in particolare di natura fiscale) sostenuti per conseguirli.
8. Costo del capitale. E’ la remunerazione (congrua) netta attesa- “pretesa”dall’investitore (e il costo sostenuto dall’impresa che utilizza il capitale). E’ una media ponderata dei costi delle diverse risorse finanziarie per il peso dei capitali stessi: K = [Ke ⋅ W + i ⋅ D] / (W + D)
K = costo medio ponderato del capitale (remunerazione min attesa dai finanziatori)
Ke = remunerazione min. attesa per le risorse finanziarie di patrimonio netto, che a sua volta si distingue in: Keu (per l’impresa interamente finanziata con patrimonio netto) e Kel (per l’impresa che ricorre anche al debito finanziario).
i = remunerazione min attesa per le risorse finanziarie apportate a titolo di debito; D = valore ec. debiti finanziari.
9. Dimensione temporale all’interno del quale operare. E’ la durata dell’investimento. L’orizzonte temporale per le valorizzazioni del capitale investito è quello relativo all’impresa. Se questa è un’attività in funzionamento (on going) l’orizzonte coerente con la valorizzazione delle risorse finanziarie investite nella stessa è la durata illimitata e la formula è quella della rendita perpetua.
V = risultato economico / K o ≈ V = Σ risultati futuri attualizzati al tasso K.
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Dettagli appunto:
- Autore: Alessia Chiovaro
- Università: Università degli Studi di Palermo
- Facoltà: Economia
- Titolo del libro: Finanza d'impresa
- Autore del libro: Brusa, Guelfi, Zamprogna
- Editore: ETAS Libri
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