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Corpo della teoria sistematica


 
La distinzione cruciale tra una occupazione professionale e una non professionale è che le capacità che caratterizzano una professione derivano e sono sostenute da un bagaglio di conoscenze che è stato organizzato in un sistema internamente coerente, chiamato corpo della teoria. Tale è un sistema di proposizioni astratte che descrivono in termini generali le classi di fenomeni che costituiscono il centro di attenzione di quella professione. La teoria serve come base sulla quale il professionista razionalizza le proprie operazioni in situazioni concrete. L’acquisizione di una capacità professionale richiede quindi una precedente o simultanea padronanza della teoria sottostante a tale capacità. La preparazione per svolgere una professione implica perciò una considerevole attenzione alla teoria sistematica, un particolare questo praticamente assente nell’addestramento di un non professionista. La preparazione teorica deve essere raggiunta attraverso una istruzione formale in ambiente accademico. Da qui la comparsa di scuola professionali spesso affiliate ad università. Ci sono naturalmente alcune attività professionali freelance nelle quali la preparazione accademica non è obbligatoria (scrivere, recitare, dipingere). In generale più un’occupazione si avvicina allo status di professione, più l’addestramento attraverso l’apprendistato cede il posto a una istruzione di tipo formale, in quanto la funzione della teoria quale base per la pratica acquista sempre più importanza.
Generare una teoria valida che fornisca solide basi alle tecniche professionali richiede l’applicazione del metodo scientifico ai problemi della professione. Il continuo impiego del metodo scientifico è nutrito e alternativamente rinforza l’elemento di razionalità. Quest’ultima è l’antitesi del tradizionalismo, lo spitrito di razionalità in una professione incoraggia un atteggiamento critico nei confronti del sistema teorico. Implica una perpetua prontezza nell’eliminare qualsiasi parte di quel sistema nel caso in cui si sia elaborata una formulazione più valida nel tempo, quindi autocritica e innovazione.

Tratto da DECALOGO MODELLI ETICI di Marianna Tesoriero
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