La paura del “miscelamento”
Nella attuale società post moderna il concetto di uniformità riferita al tessuto sociale di un paese è stato sostituito dai concetti di multiculturalità, eterogeneità e pluralità culturale. Soggetti un tempo discriminati hanno ad oggi rivendicato i propri diritti guadagnando tutela e visibilità. Tali si contrappongo altrettanto nuovi gruppi integralisti, spinti dal desiderio di mantenere le cose come stanno, di far valere i valori nazionali, discriminano le minoranze giustificando i gesti con la difesa dei valori tradizionali; il timore per la perdita delle radici è il nuovo male della società, il mito della purezza rischia di riaffiorare nelle vesti di un moderno razzismo. Tutto questo ha dato vita a diversi costrutti ideologici e ad un insieme di pratiche antidialoganti alimentate dalla paura del miscelamento in quelle società che si presupponeva potessero affrontare i risvolti del progressivo cammino dell’integrazione multiculturale. Riemerge il concetto di inferiorità delle etnie minoritarie e ribadire il diritto al mantenimento della propria identità è il presupposto per allontanare, distanziare, separare coloro i quali non hanno uguali caratteristiche. In tutto ciò a prescindere da emancipazioni femminili e orgoglio gay, i discriminati sono i nuovi arrivati. O almeno loro più degli altri.
Coloro che sono poco propensi a multietnicizzare la società si fanno così sostenitori di un razzismo differenzialista, riconoscono cioè l’importanza del mantenimento dell’identità etnica ma circoscrivono e marginalizzano le minoranze per prendere distanza. L’accentuarsi dei conflitti sta portando al fallimento del modello multiculturale basatosi sulla prospettiva interculturale di un’integrazione nell’eterogenietà e nel pluralismo.
Il tessuto sociale è discontinuo, pluriculturale e multirazziale, ciò rende difficile la prospettiva dell’integrazione. Welsh c’aveva avvertito come di fatto il multiculturalismo stesse imboccando la strada del separatismo, notava infatti che al posto della pluralità si era creato il particolarismo e al posto della borghesia stavano nascendo dittature delle minoranze e addirittura un totalitarismo di particolari culture. Quella di una common culture sembra essere una idea volta al fallimento, è il continuo conflitto che allontana l’idea di una società armonizzata nel pluralismo e nella diversità.
Continua a leggere:
- Successivo: Il modello di Steiner-Khamsy
- Precedente: Il futuro dell'intercultura
Dettagli appunto:
-
Autore:
Marianna Tesoriero
[Visita la sua tesi: "Mind Control: strategie di controllo mentale attraverso i media"]
- Università: Università degli Studi di Messina
- Facoltà: Scienze della Formazione
- Corso: Scienze della Comunicazione
- Esame: Pedagogia interculturale
- Docente: Prof. Panarello
- Titolo del libro: Intercultura. Paideia per una nuova era
- Autore del libro: Bolognari V.
- Editore: Pensa Multimedia (collana Agorà)
- Anno pubblicazione: 2004
Altri appunti correlati:
- Appunti di pedagogia interculturale
- Inglese per la comunicazione
- Psicologia Sociale
- Pedagogia interculturale e della cooperazione
- La mente multiculturale
Per approfondire questo argomento, consulta le Tesi:
Puoi scaricare gratuitamente questo appunto in versione integrale.