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Aspetti meccanici della diteggiatura

Aspetti meccanici: la diteggiatura nelle scale, nelle note doppie, nel trillo, nel ribattuto; uso del pollice e del quinto dito; impiego del glissando e della memoria muscolare




Da un punto di vista prettamente meccanico, la diteggiatura dovrebbe seguire quindi criteri anatomici, di comodità fisiologica. Didatticamente parlando, il maestro dovrebbe preoccuparsi di conoscere la mano dell'allievo, in modo da essere in grado di consigliare la diteggiatura più adatta alla sua fisiologia.
  
Non trascurano, tanto Neuhaus quanto Casella, di dare particolari consigli riguardo alla diteggiatura da adottarsi nell'esercizio giornaliero del pianoforte. Circa le scale e il passaggio del pollice, entrambi rilevano l'importanza dell'impiego del primo dito soprattutto nei casi in cui sia necessario un cambio di posizione della mano. Pertanto, dice Casella, "la diteggiatura deve in molti casi essere previdente". Neuhaus raccomanda di sfruttare quanto più possibile gli ampi movimenti rotatori del primo dito, soprattutto nei casi in cui serva maggiore forza nel passaggio, anche se, come dice Casella, il pollice presenta maggiore debolezza, imputabile al fatto che il suo lavoro si svolge in senso orizzontale, passando sotto le altre dita, e lo porta ad essere in condizioni assai più sfavorevoli, in fatto di articolazione.
  
Nelle progressioni, secondo Casella, sarebbe sempre meglio "conservare la stessa diteggiatura a ogni ripetizione della formula-tipo, anche se questa conservazione costringe talvolta a posizioni apparentemente scomode"; ne risulterebbe un vantaggio dal punto di vista della concezione del passo; tuttavia ritengo quest'ultima affermazione opinabile. Per lo studio di passaggi particolarmente difficili, senza dubbio può risultare utile la divisione dello stesso in "gruppi di diteggiature", ai quali poi applicare fermate, varianti e ripetizioni di vario genere. Molto importante è, per Neuhaus, sfruttare la memoria muscolare, cioè la cosiddetta automatizzazione, basata su quel tipo di memoria che consente di eseguire con facilità passaggi difficili dopo un corretto ma soprattutto reiterato studio ("la ripetizione è madre dell'apprendimento"); egli consiglia quindi di imparare e fissare di regola una sola diteggiatura per ogni passaggio. Non manca tuttavia di "provocare" il suo interlocutore, affermando che senz'altro un pianista esperto può ottenere il risultato sonoro desiderato con le diteggiature più diverse, "ma a che pro, ditemi di grazia, grattarsi l'orecchio sinistro con la mano destra […], quando è molto più semplice e comodo farlo con la sinistra?".
  
Viene meno, pertanto, la prima regola esposta da Busoni nel suo dodecalogo:
Esercita i passi colla diteggiatura più scomoda. Quando avrai dominato il passo, eseguilo colla diteggiatura normale e più facile.
  
Tale esercizio diventa fine a se stesso. Può essere una buona ginnastica per le dita, ma nient'altro.
   
Nel caso delle note doppie, Casella consiglia di applicare le stesse diteggiature impiegate per le scale in terze, con l'impiego del glissando, cioè dello scivolamento del dito da un tasto nero al successivo bianco, procedimento consigliato anche da Neuhaus per lo studio delle scale cromatiche, in quanto rafforzerebbe "la sensazione fisica del legato". Guarino propone invece una particolare distinzione, sostenendo che la diteggiatura da preferire dipenda dalla funzione musicale delle doppie note, a seconda che si voglia creare un "impasto armonico" (per il quale è da preferirsi l'uso di dita vicine) o un effetto di contrappunto tra le voci (per cui si dovrebbe scegliere l'uso di dita lontane, che tende ad individualizzare ognuno dei due suoni).
  
Per il trillo, Neuhaus propone uno studio che coinvolga tutte le dita. Per Casella si tratta invece di un problema in questo caso strettamente personale.
  
Infine il ribattuto. Nonostante la maggioranza delle edizioni proponga di cambiare dito nel caso del ribattuto su una stessa nota, Casella, a mio parere giustamente, fa notare come sia invece necessario imparare a ripetere una medesima nota con un dito solo. Il cambio di dito infatti produce una dissoluzione del contatto col tasto che si viene a creare invece nel ripetuto contatto con esso.

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