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Identificazione dei criteri di scelta



Mentre Casella, ne Il pianoforte, liquida il problema della scelta della diteggiatura considerando come presupposto alla base quello della possibilità di realizzare attraverso di essa un legato perfetto, svalutandone però l’importanza, affermando che la tecnica moderna del pedale permetterebbe di "supplire" alla stessa, noi siamo giunti in classe a formulare il concetto secondo il quale la diteggiatura dovrebbe essere dettata da due criteri molto semplici: il primo, di natura estetica, consistente nel rispetto dei segni di articolazione; il secondo, di natura meccanica, riguardante la stabilità della mano. Il secondo criterio risulterà essere sicuramente subordinato rispetto al primo, in quanto ciò che "detta legge" in proposito è la necessità musicale.

In proposito, Piero Guarino, in un articolo del 2002, individua invece tre indirizzi: l'applicazione pura e semplice della posizione di primo approccio alla tastiera con le soluzioni offerte dalle varie scale; soluzioni palesemente empiriche, prive di riferimenti che dimostrerebbero una linea razionale di scelta; infine facilitazioni proposte da un certo panismo pratico di "sicurezza" (divisioni di passi fra le due mani, per evitare spostamenti e salti), di cui egli sottolinea il lato musicalmente negativo. Proclama quindi l'assenza di un criterio unitario della diteggiatura, ma soprattutto del concetto estetico della diteggiatura, studiata in funzione dell'espressione musicale, nonostante quello che Neuhaus aveva esposto nel suo saggio L'arte del pianoforte già mezzo secolo prima. Dice infatti quest'ultimo: "La diteggiatura migliore è quella che consente di eseguire nel modo più fedele una data musica e che corrisponde nel modo più preciso con il senso di essa. […] Il principio della comodità fisica, della comodità di una data mano, è un principio secondario che deriva dal primo e fondamentale".

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